Ciao, Anonima, è un piacere risponderti e dedicherò un post a questo.
Prima di tutto ti ringrazio per i complimenti e per aver colto anche il senso ironico dei miei interventi, cosa che molti continuano a non fare.
Al solito ti rispondo per punti:
"Ho voluto provare [l' Aikido], anche supportata dal fatto che fosse una disciplina che si poteva iniziare a qualsiasi età"
- Vedi, su questo si potrebbe già riflettere, e lo dico con un certo rammarico.
Spesso questo genere di arti marziali vengono vendute come praticabili a qualsiasi età magari sottintendendo che, a differenza di altre, possano dare gli stessi risultati. Falso.
Anzi, a voler vedere stili come l' Aikido richiedono ancora più dedizione vista la loro complessità, ma non torno sull' argomento.
Soprattutto quando a complessità maggiore non corrisponde altrettanta applicabilità.
Anche la ginnastica artistica si può iniziare a qualsiasi età, volendo... ma è giusto distinguere l' attività amatoriale priva di pretese da quella con un obiettivo preciso.
"[...]con la consapevolezza di essere riuscita a liberarmi dalla presa seria di un uomo che era il doppio, se non il triplo di me.."
- Davvero, non è per fare il bastian contrario, però ribadisco che un conto sia studiare e far riuscire degli esercizi ben specifici, un conto sia parlare di difesa personale.
Liberarsi dalle prese è una buona cosa, eccellente. Nell' Aikido queste cose si studiano molto bene.
Ma purtroppo la "presa al polso" è solo un dettaglio di un contesto in cui l' aggressore pensa prima di tutto a picchiare (e non parlo di pugili).
Non so se mi spiego, se un tizio grande e grosso mi prende il polso e io "mi libero"... me lo riprende e ci aggiunge un ceffone.
E' uno dei grossi malintesi perpetrati dai sedicenti esperti di autodifesa.
"alla fine ho trovato un corso di wing chun e mi sono iscritta."
- Aaaargh! :-)
Scherzo, ma oggi sono in tanti che prima o poi finiscono per provare il Wing Chun, e non di rado ne rimangono affascinati.
E a mio avviso considerato l' approccio molto più aggressivo rispetto ad altri stili classici, finiscono per ritenere chiusa la ricerca.
Come avrai letto lo praticavo e ci credevo anche io; Poi un giorno ho incrociato un nak muay e...
[elogi al maestro]
- Non ho motivo di dubitare che il tuo maestro di Wing Chun sia una persona con la testa sulle spalle, che dica le cose come stanno e non faccia proseliti "dell' arte".
Se ti ci trovi bene, seguilo, va benissimo così.
Ma se accetti un umile consiglio, ricorda che tutti i maestri di tutte le arti marziali possono essere convincenti e stimabili, e spessissimo lo fanno in totale buona fede.
Non è che "il Wing Chun" sia il Male, non dico questo: le osservazioni del mio blog però riguardano l' applicabilità di quello che si studia nel modo in cui lo si studia, e come ho specificato più volte il Wing Chun non ha poi tutti questi esponenti che dimostrino coi fatti quello che vanno divulgando.
Potrebbe non importare, che se una sera ti difendi con pak sao-pugni a catena da uno che ti sta scippando, "il Wing Chun ha funzionato proprio come l' ho imparato".
E questo è ok, sarà pure successo molte volte nel mondo.
La differenza, dal mio punto di vista, si manifesta quando quella sera ad aggredirmi è qualcuno che invece ne capisce un pochino di combattimento, al che certe tecniche diventano un frullato di nulla.
E prendi le botte.
E intendiamoci, di gente che pratica o ha praticato Thai, BJJ, Pugilato, Kick Boxing, Judo, Lotta, etc... ce n' è in verità tanta in giro.
Anche senza scomodare i soliti praticanti "truzzi minchia-porcoddue", basta un uomo davvero incattivito per mandare all' aria tutto il corollario di tecniche di precisione.
Per quanto mi riguarda io feci questa osservazione:
"Il mio maestro è una persona stimabile, intelligente, esperta, istruita.
Dice cose giuste ed intelligenti, non ho motivo di dubitare di lui.
Le cose che alleno però mi sembrano molto complicate, necessitano di una precisione e sensibilità che fatico ad avere.
Provo ad applicare queste cose e proprio non mi vengono, tantomeno ho mai visto applicarle davvero contro chi dico io (non l' allievo succube).
Nel frattempo nell' altra sala ci sono questi "muratori" che lanciano grida terrificanti, buttano giù i sacchi a pestoni e ogni volta provano liberamente tra di loro.
Ed usano proprio le stesse cose che allenano, così si possono concentrare su tutta la miriade di altre qualità personali che io ho capito essere importanti nell' argomento: allenare la velocità di esecuzione, la potenza, il footwork, il timing, le distanze, fintare, improvvisare, etc...
E sì, mi fanno paura.
Sono fisicamente allenati, escono a correre per chilometri, fanno circuiti che non ho mai visto, parlano di diete, di pesistica, di functional training... Tutte cose che, anche se me la racconto, anche a me danno l' idea di come debba essere un tipo temibile.
E noi invece a fare forme, passi a pinocchietto, mezzore di braccia mulinanti, parlare di bastoni magici, deviazioni millimetriche che tanto se non vengono è "perchè non le stai facendo bene" (grazie al cazzo).
Sai che faccio?
In amicizia gli chiedo di provare a fare sparring, così provo ad applicare il mio stile!"
Non capivo nemmeno da che parte arrivassero.
Esattamente come successe proprio con il Wing Chun (ho raccontato in un post di come un sedicenne abile ma poco esperto mi sovrastò), anche stavolta mi sentivo impreparato a quel tipo di scontro, nonostante fossi convinto di saperlo gestire grazie alle mie favolose tecniche.
Solo che questa volta erano botte vere, e cosa più importante potevo leggere nero su bianco la preparazione, la scienza che stava dietro.
Non erano "calci", erano I calci. Gli stessi che tiravano al sacco.
Non erano "deviazioni e assorbimenti", erano semplicissimi (!) movimenti che gli permettevano di annichilire ogni mio attacco facendomi trovare completamente scoperto.
Era semplicemente un modo di combattere che non ero in grado di gestire... perchè la verità è che non avevo mai combattuto contro gente che tirasse davvero.
E decisi che sì, anche io volevo imparare quelle cose.
Passavo gli anni a studiare posizioni, angoli e stronzate mistiche per poi trovarmi del tutto inerme davanti a gente che usava si e no tre colpi...
Scusate ma mi sono girate le palle.
"Mi hanno detto che faremo anche tanto sparring, con protezioni e tutto, ma siccome ho iniziato ancora da pochissimo non ho potuto vedere e valutare questo aspetto con i miei occhi."
- Bene, quando capiterà cerca di valutare con occhio critico, perchè è tipico fare sparring rispettando lo stile e le convenzioni della specifica arte marziale.
Un caro amico, persona rispettabilissima, fa fare sparring ai suoi allievi.
Solo che lo sparring non è "mettiamoci i guanti e giochiamo a menarci", va fatto con criterio e con gente preparata.
Anche in giardino due babbei possono dire di fare sparring senza avere la minima idea di cosa significhi combattere, ma anche solo allenare delle situazioni.
Devi vedere come fanno sparring nei corsi sportivi per avere un termine di paragone.
Oltretutto io penso che, considerati gli obiettivi del Wing Chun, l' aggressore dovrebbe poter fare ciò che gli pare.
Non devono essere due persone che fanno Wing Chun intente a scontrarsi con il Wing Chun, cercando di "farlo riuscire".
E lì si scopre che certe cose non vengono oppure che, alla fine, siamo più istintivi ed efficaci facendone altre: e a quel punto potrebbe valer la pena approfondire quelle.
In passato mi è capitato di pensare a situazioni in cui mi sarei dovuto difendere con le arti marziali che praticavo.
Mi immaginavo tutto convinto di stendere questa gente a pugni a catena, bloccando pugni al volo, cercando di assorbire, deviare, intercettare colpi, chiudendo la distanza con passetti, facendo capriole, calci volanti, usando pugni risolutivi dall' energia Celeste incanalata... follia.
Il rischio è che mentre tu pensi a "far funzionare il Wing Chun" l' altro parte alla carica con una gragnuola di ganci aggressivi... e se non hai mai provato non puoi capire cosa significhi.
Provaci, dico sul serio. Non funziona più nulla.
Io parlo anche di questo, ci sono arti marziali che esulano dalla natura umana e dallo scontro per come avviene nei fatti.
E così un praticante di Cin Ciun Ciao viene aggredito, tira due cazzotti, un calcio alle palle, uno sputo, una brutta parolaccia e... si convince che la sua arte marziale abbia funzionato. Io dissento.
"Secondo te gli SDC potrebbero essere adatti anche a una ragazza?"
- Beh, ci sono milioni di praticanti ragazze nel mondo... alcune di loro, e non sono poche, detto fuori dai denti fanno il culo a tanti maschietti senza se e senza ma.
Ma guarda caso niente cinesine di 40 kg dai movimenti leggiadri, niente stili debole-vince-su-forte, niente allenamenti esclusivamente tecnici... sono queste le palle di cui parlo!
Senza scomodare le professioniste, ho incontrato ragazze capacissime di far male.
Come sempre però ricordo che le carte in gioco cambiano completamente se uno decidesse di avere la meglio a tutti i costi: prende un coltello, aggredisce di sorpresa, in coppia... insomma, quello che avviene ogni santo giorno.
Fine di qualsiasi campione o campionessa...
Anche per questo detesto l' argomento difesa personale, puoi essere il campione universale di qualsiasi cosa ma quello che può succederti va aldilà delle previsioni.
Preferisco vivere gli sport da combattimento per quello che sono, una piacevole disciplina sportiva che eventualmente ti diano ottimi strumenti per difenderti nel corpo a corpo.
E garantito, te li danno se ti ci applichi.
Ad aggiungerci gli spilli negli occhi, i gatti lanciati, le palle strizzate e i capelli tirati siamo buoni tutti alla bisogna...
E credimi, si affronta la vita con molta più serenità degli infoiati della difesa personale.
"E, se si, quali pensi potrebbero essere più adatti?"
- Come ho sempre detto trovo controproducente praticare uno stile solo perchè sia la "più cazzuta delle arti marziali".
Non conosco alcun Atleta che pratichi con in testa questa dannata ossessione per il "sapersi difendere".
All' inizio magari è la ragione che li ha avvicinati, ma in seguito se ne sbattono tutti, è un argomento proprio marginale.
Comunque, per dare una risposta, io vedo tante ragazze avvicinarsi alla Muay Thai e ottenere buoni risultati in termini di abilità accresciute nel combattimento.
Il BJJ di solito le frena di più perchè comporta un contatto fisico che molte trovano imbarazzante, pur restando un must.
Purtroppo lasciami dire che anche il mito del BJJ come arte di difesa è ampiamente sopravvalutato, quando si lotta i chili in meno e soprattutto la forza fisica fanno la differenza eccome.
Io ti consiglierei ancora la Thai.
Provala per due o tre mesi, poi un giorno, per i fatti tuoi, fatti un esame di coscienza mettendo sulla bilancia le sensazioni che ne hai ricavato in termini di acquisita consapevolezza di cosa significhi combattere, allenarsi, allenare le qualità in modo tangibile, capire quali siano le cose che riescono a te e non quelle che devono riuscirti.
Assapora la sorpresa di non riuscire a terminare una sessione di pao perchè non hai più le energie; E la conquista di riuscirci ad un certo punto perchè ti sei allenata per davvero.
Resta anche tu imbarazzata per aver pensato, in passato, di essere in grado di stendere il coach a pugni a catena e "ginocchiate" (ah ah ah).
Insomma fai il tuo personale resoconto della differenza tra le arti funzionali al combattimento e quelle che lo complicano soltanto.
"E soprattutto, quante possibilità ci sono che una ragazza venga allenata seriamente a prenderle oltre che darle?"
- Tante.
Ma sai perchè? Perchè non dipende dall' istruttore ma dalla sua volontà di imparare.
Ci sono molte persone che si iscrivono ai corsi per moda, per dimagrire, perchè ci va l' amico, etc.
Quando si comincia a fare sul serio si tirano indietro, inventano infortuni, inventano impegni e restano scarsi.
(Poi magari finiscono a fare le cinesate o i corsi di autodifesa killa-monsta-israeli-seals, dove puoi sentirti un duro senza confrontarti.)
Quando invece una persona, maschio o femmina che sia, dimostra di volersi mettere in gioco e di accettare la disciplina nella sua totalità, entra nel giro di quelli "seri".
E nelle discipline sportive va da sè che una persona intenzionata a fare seriamente sia trattata di riflesso, dal momento che esiste uno sbocco ben preciso (e non ipotesi di aggressioni che mai avverranno o traguardi di Vita trascendentali).
Un consiglio spassionato, prenditi il tempo che serve ma cerca di arrivare all' agonismo.
Non serve ammazzarsi di botte, basta anche il Light Contact di quello che vuoi (tanto le castagne arrivano lo stesso).
E' un altro pianeta rispetto al credere di poter vincere un combattimento, ti cambia proprio la percezione delle tue abilità o debolezze.
Ricordando che purtroppo le aggressioni reali restano qualcosa di diverso, ma te ne farai presto una ragione e smetterai di pensarci, consapevole però delle tue reali capacità di... offesa.
"Meglio abituarsi poco a poco in palestra piuttosto che rimanere
spiazzata e inerme alla prima sberla che possono tirarmi fuori dei reali
malintenzionati!"
- Vedi, negli sport "a poco a poco" significa magari due o tre lezioni.
Nelle arti mortali diventano ere geologiche.
Mia esperienza personale: anni di arti marziali mortali alle spalle, campionati vinti, elogi da ogni dove, attestati di stima... poi ho conosciuto gli agonisti di vari sport da combattimento e mi è venuta voglia di vomitare dalla vergogna.
Mi rivoltavano come un calzino, potevano letteralmente ammazzarmi come e quando avessero voluto.
Ho appreso cosa voglia dire il terrore di lasciargli un' apertura da colpire, o un varco da cui finalizzarmi.
Sei mai finita KO?
Conosci il rumore che senti nel cranio quando ti arriva un cazzotto pieno?
Hai mai resistito ad un triangolo o ad una mata-leao finendo afflosciata come un asciugamano?
Capisco perfettamente.
"il cui unico obiettivo deve essere quello di trovare una via di fuga e correre il più velocemente possibile."
- Questo vale per tutti, visti i tempi che corrono.
La mia domanda è: per disimpegnarsi e scappare, servono le arti marziali?
Serve imparare a fare a cazzotti?
Sono sincero, impara a tirare
- il diretto destro
- un calcio alle palle
e hai già tutto quello che ti serve allo scopo.
Se poi vogliamo fare le cose per bene portati sempre un tirapugni, uno spray al peperoncino, un Karambit, un molosso di 70kg e diventa la morosa del TechnoViking...
La butto sul ridere ma non consiglio più a nessuno di fare arti marziali con in testa la paranoia dell' autodifesa, soprattutto gli sport da combattimento.
Ma se vuoi metterti alla prova avrai esattamente ciò che cerchi e potrai trarre tutte le tue personalissime conclusioni.
Un saluto
martedì 25 febbraio 2014
lunedì 10 febbraio 2014
Risposta - 1
Utilizzo un post per rispondere in modo più ordinato alle osservazioni di SvartArntor nei commenti.
Purtroppo il sistema di commenti di Blogspot è scomodo, ma bisogna accontentarsi.
Comunque per rispondere utilizzerò il mio consueto metodo, sezionando punto per punto il testo per essere il più chiaro che mi riesca.
- "Per il wing chun invece sì, in quanto la gestione della corta distanza soprattutto in un caso di combattimento reale (ovvero non sportivo) è la prima che viene a verificarsi (se vedi i vari video di aggressioni reali sono anni luce distanti dai combattimenti di boxe o di thai in generale)"
Ni, la corta distanza è una cosa, la distanza studiata nel Wing Chun un' altra.
Nel Wing Chun si spendono tantissime ore a studiare esercizi che prevedono di rimanere vicini senza però chiudere in clinch, aggrapparsi e finire avvinghiati.
Vorrei anche sottolineare che un match di Boxe o di Muay Thai si sviluppa in un certo modo in quanto SPORT, con un regolamento ben preciso.
Non pretendo di rimarcare come un pugile medio possa chiudere uno scontro "da strada" al primo assalto, sarebbe un ulteriore assolutismo; Però voglio sottolineare come in qualsiasi match dall' alba dei tempi, qualsiasi, accade che i pugili, i nak muay e chi per essi finiscano proprio in clinch.
Si combatte a lunga/media distanza in quanto parliamo di atleti consapevoli e alla ricerca del KO con i colpi "lunghi", ma se un assalto non va a segno si finisce in clinch.
Diavolo, non ci si scappa, provare per credere...
Ecco: il Wing Chun studia quella frazione di secondo in cui si passa dalla media distanza al clinch, al corpo a corpo, alla zuffa tirandosi i capelli...
E devo ancora vedere una persona al mondo, dal vivo o in video, che riesca ad applicare sul serio tutti quei precisi movimenti di deviazione senza farne risultare solo un mulinamento scombinato di braccia.
Poi siam sempre lì, contro alcune persone può anche funzionare, ad esempio se prendono paura e diventano passive: ma io prendo a riferimento gente intenzionata a fare a cazzotti, non dimostrazioni o scontri con pincopallini spauriti.
- in quanto appunto il WC è nato per necessità di difendersi in un contesto reale.
non voglio metterlo in dubbio ma io ho una mia teoria a riguardo, che può benissimo essere una cazzata, intendiamoci: secondo me il contesto in cui si è sviluppato il Wing Chun era, come molti altri, decisamente diverso da quello odierno ed occidentale.
Non so, secondo me i cinesi facevano a cazzotti smanacciando alla cazzo... dico davvero, mi sono creato quest' idea per cui per ragioni di varia natura i più noti ed "antichi" stili cinesi fossero buoni nel loro contesto originario fatto prima di tutto di gente molto ignorante riguardo al combattimento.
Non è per offendere nessuno, ma vediamo di capirci...
Ad esempio i giapponesi prima dell' arrivo degli americani e portoghesi erano veramente minuscoli.
Non so se avete mai visto un' armatura originale di un Samurai.
Oppure penso al popolo cinese che fino a poche decine di anni fa era formato soprattutto da contadini sperduti nelle pianure, non da gente formata e istruita; Gente del tutto ignorante riguardo al resto del mondo.
E magari tra di loro persino a livello culturale non erano concepiti certi tipi di scontri, atteggiamenti, etc.
Per farmi capire meglio con esempi pratici: pensiamo all' Italia in cui vivevano i nostri genitori.
Nei paesini di periferia a quei tempi non esisteva nemmeno la concezione che ci fossero sistemi di combattimento evoluti.
Nelle balere, i giovinotti "facevano a pugni" in modo grezzo e del tutto istintivo.
Poi qualcuno nelle grandi città iniziò a conoscere quelle cose strane importate, la "lotta giapponese"... e chi la praticava diventava una specie di mostro da combattimento.
Poi la cosa si diffuse e iniziarono le competizioni, e via così fino ad arrivare alle MMA odierne.
Tutto già visto, verissimo: ma calato in un contesto completamente diverso, a livello culturale, a livello di diffusione, a livello di clima sociale, etc.
Insomma, il "contesto reale" in cui il Wing Chun poteva fare furore potrebbe essere molto diverso da quello di oggi.
E basta riguardare con occhio critico la propaganda e i metodi di insegnamento dei primi anni '90 rispetto ad oggi.
Chissà come mai oggi tutti parlano di lotta a terra, di difesa personale in cui si studia psicologia, di low kicks... guardate i video di quegli anni, queste cose non se le cagava nessuno perchè tanto "non erano inerenti all' argomento"...
- Che poi il wing chun possa essere utilizzato in un contesto sportivo secondo me anche questo è possibile ma assai poco diffuso [segue video di sparring amichevole]
Certo, non vorrei far passare il messaggio che se fai Wing Chun diventi un incapace persino se non lo eri prima...
Il problema resta sempre quello, un conto è fare uno sparring amichevole, una demo, quello che vuoi; Un altro conto è dimostrare l' applicazione di quelle cose in modo sistematico.
E purtroppo queste cose vanno viste nel Full Contact, non ci piove.
E' solo quando arrivano le castagne che ti possono mettere KO che si può giudicare la percentuale di efficacia di uno studio.
Non mi risulta che nessuno sia mai riuscito a vincere con il solo Wing Chun, facendo le cose del Wing Chun in match full contact di MMA, e dico MMA perchè mi pare giusto confrontare persone che studino combattimento in modi diversi, non burini di paese messi al tappeto alla Locanda del Guascone.
Ciò naturalmente non esclude che anche praticando MMA si possa essere ugualmente delle pippe, intesi.
- io credo che se si voglia utilizzare in un contesto "sportivizzato" bisognerebbe comunque modificare lo stile
Eh no, non sono mica d' accordo...
Fino ai primi anni '90 il Wing Chun era lo stile perfetto, quello che spaccava il culo ai judoka (ssse..), ai karateka, ai vietvocosi, ai taichicosi, etc...
E sottolineo con forza, quello era già un' evoluzione di quello praticato dai cinesi in Cina decenni prima...
Certo, la propaganda prevedeva di andare nelle palestre di cazzari e malmenarli.
Mai andati a farlo in un' accademia di pugilato o di lotta libera. Curioso.
Adesso, dopo le sonore bastonate prese in tutto il globo, tutti se ne vengono fuori con questa cosa delle "modifiche" da apportare al Wing Chun "per farlo funzionare nei match".
Un pugile, un nak muay, un jujitero, un judoka... tirano tali e quali le loro tecniche sul ring quanto "per difesa", anzi possono anche metterci tutti quei gingilli che fanno la differenza (ma che in molti stili cinesi paiono essere l' unica tecnica: dita nel culo, occhi spappolati, capelli tirati, urla assordanti, lame nascoste, dita recise..).
Va bene la specializzazione sportiva, ma possibile che così com' è non sia proprio buono?
- Alla fine anche la muay thai deriva da un'arte marziale (krabi krabong) e solo per il fatto che non veniva utilizzata nei ring non credo che nessuno si sia mai messo a discutere sulla sua efficacia.
In quest' ottica hai ragione, la Muay Thai odierna è in effetti un' evoluzione diciamo scientifica di quella antica (che però non è il Krabi Krabong, attenzione: quella è la parte armata).
E se vedi qualche demo di Mae Mai ci puoi trovare ugualmente tecniche strambe e perlopiù inapplicabili, spesso folcloristiche quanto negli stili cinesi.
Però faccio notare che i thailandesi hanno evoluto la loro arte confrontandosi attivamente con tanta altra gente, e generalmente l' hanno presa a calci nel sedere.
E i thailandesi non sono propriamente dei colossi di uomini.
I cinesi, che hanno la popolazione più grande dell' Universo, per poter competere cosa hanno inventato? Il Sanda sportivo.
Sì, quello che in pratica pare kick boxing mista Muay Thai mista Lotta.
Dove siano finiti in tutto questo i loro mitici stili di draghi, liocorni e maiali no one knows it.
E il Wing Chun resta lo stile di kung fu più diffuso al mondo, quello efficace, quello con cui le donne si difendono... Mah, io dissento.
- non credo che per il semplice fatto che qualcosa non sia "da ring" sia inefficace a prescindere...
Giusto, infatti lo sport è una cosa, fare a botte "per strada" è un' altra cosa e infine combattere per la vita un' altra ancora. Vorrei che questo fosse ben chiaro.
In quest' ultimo mese ho avuto numerose conferme di questo, avendo visto varie scorrettezze in match o tecniche proibite eseguite da gente venuta a provare (che ovviamente non conosceva le regole sportive).
Sai cosa? Funziona tutto. In modo disastrosamente evidente.
Ma ho parlato spesso di questo: se cominciamo a parlare di combattimento per la vita, in cui si possa sul serio fare qualsiasi cosa possibile per arrecare il maggior danno possibile al nostro avversario, si scade in quella che io chiamo "modalità scimmia impazzita®", che è qualcosa di ben diverso dallo sport e credo dalle arti marziali in genere.
C' è gente che studia per davvero queste cose, e a me fa una gran pena.
Non mi dilungo di nuovo ma resta il nocciolo della quesione: il Wing Chun (e certe arti marziali) funziona solo grazie ai colpi scorretti?
E che si studiano a fare allora tutte quelle raffinatezze?
Perchè a me quando uno mi parla di colpo efficace perchè entra negli occhi lo mando a cagare seduta stante.
- Per quanto riguarda systema intendevo quantomeno il ramo vasiliev..
Questo? http://www.youtube.com/watch?v=9OouQ0RPs50
Perdonami ma io, con tutto il rispetto, non vedo alcun studio del combattimento in queste cose.
Non capisco cosa debba dimostrare prendere a pacche un manichino inerme.
Tira dei colpi fortissimi usando bene il corpo? Benissimo, chi lo mette in dubbio questo.
Solo che hai idea di quanta gente in tutto il mondo tiri dei colpi fortissimi?
Lasciamo perdere se usi solo i muscoli o non gestisca il corpo allo stesso modo: non fa alcuna differenza se fa finire a terra l' altro.
Sono cose interessanti per carità, solo non ci vedo nulla di speciale da fondarci uno stile.
- molti allievi di bayer comunque hanno recentemente iniziato a combattere in MMA.
Buon per loro. Quindi?
Questo autentica il Wing Chun come "uno stile vincente"?
Potrebbe, sì... solo se questi allievi vincessero regolarmente i loro match utilizzando solo il Wing Chun, allenando solo il Wing Chun, con i metodi divulgati per decenni nel Wing Chun.
Scusa non voglio fare il puntiglioso per aver ragione per forza, ma io è di questo che sto parlando...
Oggi tutti possono competere nelle MMA, ma nessuno si azzarda più ad entrare in gabbia con la sola esperienza del proprio stile cinese.
E' ovvio viene da dire... Già, ma lo è solo perchè ormai è appurato che se ad esempio non sai lottare uno con pochissima esperienza ti può portare a terra e sottomettere in men che non si dica.
E ripeto, una volta lì dentro tutti, indistintamente finiscono per combattere nel modo consueto, disordinato che sia, inconsapevole che sia.
Niente più "scontri terminati in 3 secondi" a suon di pugni a catena dopo deviazioni al volo...
- volevo porti i riflettori anche su questo canale. E' un istruttore di wc di chicago che ha avuto esperienze con boxe e wrestling, nonché lavora nelle forze dell'ordine... descrive un po' la sua visione del wc "serio" a mio parere
Esperienze di boxe e wrestling... Eeeeeeh già.
Non hai messo il canale però! :-)
Ma provo a visualizzare il personaggio: ben messo o addirittura culturista, avvezzo alle botte (boxe e wrestling abbiamo detto?), lavora in ambienti molto concreti e.. forze dell' ordine?
Magari gira con una pistola, un taser, e in squadra...
Ne ho parlato in un post specifico di questa gente che "picchia col Wing Chun"...
A me piacerebbe tanto vedere la "cinesina che ha inventato il Wing Chun, arte suprema di difesa con cui il debole può vincere il forte".
Cristo, non un bisteccone americano con esperienze di boxe e wrestling che lavora nelle forze dell' ordine di Chicago! Non so se mi spiego.
- Ti faccio un esempio: è più forte un pugile, un thai, un lottatore di mma, un "lethwei", un kickboxer, un bjj o un lottatore di savate?
Avevo discusso di questi confronti in un altro post: non stiamo parlando di confrontare diverse arti funzionali dichiaratamente efficaci nel combattimento.
Stiamo parlando dell' uomo del Wing Chun che si confronta con il pugile, il nak muay, l' mma fighter, il jiujitero, il savateur e così via...
Stiamo parlando di vedere una di quelle mirabolanti tecniche applicate contro gente che attacca e si difende usando queste altre tecniche.
Io credo che il Wing Chun abbia la sua dignità e applicazione in un certo tipo di contesto, francamente anche più di altri stili di arti marziali in cui si studiano cose ancora più nebulose.
Ma quando dall' altra parte si materializza qualcuno di un pò più avvezzo alle botte, certi studi si perdono nei meandri dell' inapplicabilità e lo dico senza odio.
Quello che a me infastidisce è la pretesa di essere uno stile di combattimento paragonabile alle arti funzionali, o quella di insegnare alle donnine a difendersi con agili movimenti fatati.
Questo è intollerabile, e ampiamente dimostrabile nella sua falsità.
E naturalmente vale per tutte le arti marziali in cui si studino movimenti contrari ai principi del combattimento reale umano.
Purtroppo il sistema di commenti di Blogspot è scomodo, ma bisogna accontentarsi.
Comunque per rispondere utilizzerò il mio consueto metodo, sezionando punto per punto il testo per essere il più chiaro che mi riesca.
- "Per il wing chun invece sì, in quanto la gestione della corta distanza soprattutto in un caso di combattimento reale (ovvero non sportivo) è la prima che viene a verificarsi (se vedi i vari video di aggressioni reali sono anni luce distanti dai combattimenti di boxe o di thai in generale)"
Ni, la corta distanza è una cosa, la distanza studiata nel Wing Chun un' altra.
Nel Wing Chun si spendono tantissime ore a studiare esercizi che prevedono di rimanere vicini senza però chiudere in clinch, aggrapparsi e finire avvinghiati.
Vorrei anche sottolineare che un match di Boxe o di Muay Thai si sviluppa in un certo modo in quanto SPORT, con un regolamento ben preciso.
Non pretendo di rimarcare come un pugile medio possa chiudere uno scontro "da strada" al primo assalto, sarebbe un ulteriore assolutismo; Però voglio sottolineare come in qualsiasi match dall' alba dei tempi, qualsiasi, accade che i pugili, i nak muay e chi per essi finiscano proprio in clinch.
Si combatte a lunga/media distanza in quanto parliamo di atleti consapevoli e alla ricerca del KO con i colpi "lunghi", ma se un assalto non va a segno si finisce in clinch.
Diavolo, non ci si scappa, provare per credere...
Ecco: il Wing Chun studia quella frazione di secondo in cui si passa dalla media distanza al clinch, al corpo a corpo, alla zuffa tirandosi i capelli...
E devo ancora vedere una persona al mondo, dal vivo o in video, che riesca ad applicare sul serio tutti quei precisi movimenti di deviazione senza farne risultare solo un mulinamento scombinato di braccia.
Poi siam sempre lì, contro alcune persone può anche funzionare, ad esempio se prendono paura e diventano passive: ma io prendo a riferimento gente intenzionata a fare a cazzotti, non dimostrazioni o scontri con pincopallini spauriti.
- in quanto appunto il WC è nato per necessità di difendersi in un contesto reale.
non voglio metterlo in dubbio ma io ho una mia teoria a riguardo, che può benissimo essere una cazzata, intendiamoci: secondo me il contesto in cui si è sviluppato il Wing Chun era, come molti altri, decisamente diverso da quello odierno ed occidentale.
Non so, secondo me i cinesi facevano a cazzotti smanacciando alla cazzo... dico davvero, mi sono creato quest' idea per cui per ragioni di varia natura i più noti ed "antichi" stili cinesi fossero buoni nel loro contesto originario fatto prima di tutto di gente molto ignorante riguardo al combattimento.
Non è per offendere nessuno, ma vediamo di capirci...
Ad esempio i giapponesi prima dell' arrivo degli americani e portoghesi erano veramente minuscoli.
Non so se avete mai visto un' armatura originale di un Samurai.
Oppure penso al popolo cinese che fino a poche decine di anni fa era formato soprattutto da contadini sperduti nelle pianure, non da gente formata e istruita; Gente del tutto ignorante riguardo al resto del mondo.
E magari tra di loro persino a livello culturale non erano concepiti certi tipi di scontri, atteggiamenti, etc.
Per farmi capire meglio con esempi pratici: pensiamo all' Italia in cui vivevano i nostri genitori.
Nei paesini di periferia a quei tempi non esisteva nemmeno la concezione che ci fossero sistemi di combattimento evoluti.
Nelle balere, i giovinotti "facevano a pugni" in modo grezzo e del tutto istintivo.
Poi qualcuno nelle grandi città iniziò a conoscere quelle cose strane importate, la "lotta giapponese"... e chi la praticava diventava una specie di mostro da combattimento.
Poi la cosa si diffuse e iniziarono le competizioni, e via così fino ad arrivare alle MMA odierne.
Tutto già visto, verissimo: ma calato in un contesto completamente diverso, a livello culturale, a livello di diffusione, a livello di clima sociale, etc.
Insomma, il "contesto reale" in cui il Wing Chun poteva fare furore potrebbe essere molto diverso da quello di oggi.
E basta riguardare con occhio critico la propaganda e i metodi di insegnamento dei primi anni '90 rispetto ad oggi.
Chissà come mai oggi tutti parlano di lotta a terra, di difesa personale in cui si studia psicologia, di low kicks... guardate i video di quegli anni, queste cose non se le cagava nessuno perchè tanto "non erano inerenti all' argomento"...
- Che poi il wing chun possa essere utilizzato in un contesto sportivo secondo me anche questo è possibile ma assai poco diffuso [segue video di sparring amichevole]
Certo, non vorrei far passare il messaggio che se fai Wing Chun diventi un incapace persino se non lo eri prima...
Il problema resta sempre quello, un conto è fare uno sparring amichevole, una demo, quello che vuoi; Un altro conto è dimostrare l' applicazione di quelle cose in modo sistematico.
E purtroppo queste cose vanno viste nel Full Contact, non ci piove.
E' solo quando arrivano le castagne che ti possono mettere KO che si può giudicare la percentuale di efficacia di uno studio.
Non mi risulta che nessuno sia mai riuscito a vincere con il solo Wing Chun, facendo le cose del Wing Chun in match full contact di MMA, e dico MMA perchè mi pare giusto confrontare persone che studino combattimento in modi diversi, non burini di paese messi al tappeto alla Locanda del Guascone.
Ciò naturalmente non esclude che anche praticando MMA si possa essere ugualmente delle pippe, intesi.
- io credo che se si voglia utilizzare in un contesto "sportivizzato" bisognerebbe comunque modificare lo stile
Eh no, non sono mica d' accordo...
Fino ai primi anni '90 il Wing Chun era lo stile perfetto, quello che spaccava il culo ai judoka (ssse..), ai karateka, ai vietvocosi, ai taichicosi, etc...
E sottolineo con forza, quello era già un' evoluzione di quello praticato dai cinesi in Cina decenni prima...
Certo, la propaganda prevedeva di andare nelle palestre di cazzari e malmenarli.
Mai andati a farlo in un' accademia di pugilato o di lotta libera. Curioso.
Adesso, dopo le sonore bastonate prese in tutto il globo, tutti se ne vengono fuori con questa cosa delle "modifiche" da apportare al Wing Chun "per farlo funzionare nei match".
Un pugile, un nak muay, un jujitero, un judoka... tirano tali e quali le loro tecniche sul ring quanto "per difesa", anzi possono anche metterci tutti quei gingilli che fanno la differenza (ma che in molti stili cinesi paiono essere l' unica tecnica: dita nel culo, occhi spappolati, capelli tirati, urla assordanti, lame nascoste, dita recise..).
Va bene la specializzazione sportiva, ma possibile che così com' è non sia proprio buono?
- Alla fine anche la muay thai deriva da un'arte marziale (krabi krabong) e solo per il fatto che non veniva utilizzata nei ring non credo che nessuno si sia mai messo a discutere sulla sua efficacia.
In quest' ottica hai ragione, la Muay Thai odierna è in effetti un' evoluzione diciamo scientifica di quella antica (che però non è il Krabi Krabong, attenzione: quella è la parte armata).
E se vedi qualche demo di Mae Mai ci puoi trovare ugualmente tecniche strambe e perlopiù inapplicabili, spesso folcloristiche quanto negli stili cinesi.
Però faccio notare che i thailandesi hanno evoluto la loro arte confrontandosi attivamente con tanta altra gente, e generalmente l' hanno presa a calci nel sedere.
E i thailandesi non sono propriamente dei colossi di uomini.
I cinesi, che hanno la popolazione più grande dell' Universo, per poter competere cosa hanno inventato? Il Sanda sportivo.
Sì, quello che in pratica pare kick boxing mista Muay Thai mista Lotta.
Dove siano finiti in tutto questo i loro mitici stili di draghi, liocorni e maiali no one knows it.
E il Wing Chun resta lo stile di kung fu più diffuso al mondo, quello efficace, quello con cui le donne si difendono... Mah, io dissento.
- non credo che per il semplice fatto che qualcosa non sia "da ring" sia inefficace a prescindere...
Giusto, infatti lo sport è una cosa, fare a botte "per strada" è un' altra cosa e infine combattere per la vita un' altra ancora. Vorrei che questo fosse ben chiaro.
In quest' ultimo mese ho avuto numerose conferme di questo, avendo visto varie scorrettezze in match o tecniche proibite eseguite da gente venuta a provare (che ovviamente non conosceva le regole sportive).
Sai cosa? Funziona tutto. In modo disastrosamente evidente.
Ma ho parlato spesso di questo: se cominciamo a parlare di combattimento per la vita, in cui si possa sul serio fare qualsiasi cosa possibile per arrecare il maggior danno possibile al nostro avversario, si scade in quella che io chiamo "modalità scimmia impazzita®", che è qualcosa di ben diverso dallo sport e credo dalle arti marziali in genere.
C' è gente che studia per davvero queste cose, e a me fa una gran pena.
Non mi dilungo di nuovo ma resta il nocciolo della quesione: il Wing Chun (e certe arti marziali) funziona solo grazie ai colpi scorretti?
E che si studiano a fare allora tutte quelle raffinatezze?
Perchè a me quando uno mi parla di colpo efficace perchè entra negli occhi lo mando a cagare seduta stante.
- Per quanto riguarda systema intendevo quantomeno il ramo vasiliev..
Questo? http://www.youtube.com/watch?v=9OouQ0RPs50
Perdonami ma io, con tutto il rispetto, non vedo alcun studio del combattimento in queste cose.
Non capisco cosa debba dimostrare prendere a pacche un manichino inerme.
Tira dei colpi fortissimi usando bene il corpo? Benissimo, chi lo mette in dubbio questo.
Solo che hai idea di quanta gente in tutto il mondo tiri dei colpi fortissimi?
Lasciamo perdere se usi solo i muscoli o non gestisca il corpo allo stesso modo: non fa alcuna differenza se fa finire a terra l' altro.
Sono cose interessanti per carità, solo non ci vedo nulla di speciale da fondarci uno stile.
- molti allievi di bayer comunque hanno recentemente iniziato a combattere in MMA.
Buon per loro. Quindi?
Questo autentica il Wing Chun come "uno stile vincente"?
Potrebbe, sì... solo se questi allievi vincessero regolarmente i loro match utilizzando solo il Wing Chun, allenando solo il Wing Chun, con i metodi divulgati per decenni nel Wing Chun.
Scusa non voglio fare il puntiglioso per aver ragione per forza, ma io è di questo che sto parlando...
Oggi tutti possono competere nelle MMA, ma nessuno si azzarda più ad entrare in gabbia con la sola esperienza del proprio stile cinese.
E' ovvio viene da dire... Già, ma lo è solo perchè ormai è appurato che se ad esempio non sai lottare uno con pochissima esperienza ti può portare a terra e sottomettere in men che non si dica.
E ripeto, una volta lì dentro tutti, indistintamente finiscono per combattere nel modo consueto, disordinato che sia, inconsapevole che sia.
Niente più "scontri terminati in 3 secondi" a suon di pugni a catena dopo deviazioni al volo...
- volevo porti i riflettori anche su questo canale. E' un istruttore di wc di chicago che ha avuto esperienze con boxe e wrestling, nonché lavora nelle forze dell'ordine... descrive un po' la sua visione del wc "serio" a mio parere
Esperienze di boxe e wrestling... Eeeeeeh già.
Non hai messo il canale però! :-)
Ma provo a visualizzare il personaggio: ben messo o addirittura culturista, avvezzo alle botte (boxe e wrestling abbiamo detto?), lavora in ambienti molto concreti e.. forze dell' ordine?
Magari gira con una pistola, un taser, e in squadra...
Ne ho parlato in un post specifico di questa gente che "picchia col Wing Chun"...
A me piacerebbe tanto vedere la "cinesina che ha inventato il Wing Chun, arte suprema di difesa con cui il debole può vincere il forte".
Cristo, non un bisteccone americano con esperienze di boxe e wrestling che lavora nelle forze dell' ordine di Chicago! Non so se mi spiego.
- Ti faccio un esempio: è più forte un pugile, un thai, un lottatore di mma, un "lethwei", un kickboxer, un bjj o un lottatore di savate?
Avevo discusso di questi confronti in un altro post: non stiamo parlando di confrontare diverse arti funzionali dichiaratamente efficaci nel combattimento.
Stiamo parlando dell' uomo del Wing Chun che si confronta con il pugile, il nak muay, l' mma fighter, il jiujitero, il savateur e così via...
Stiamo parlando di vedere una di quelle mirabolanti tecniche applicate contro gente che attacca e si difende usando queste altre tecniche.
Io credo che il Wing Chun abbia la sua dignità e applicazione in un certo tipo di contesto, francamente anche più di altri stili di arti marziali in cui si studiano cose ancora più nebulose.
Ma quando dall' altra parte si materializza qualcuno di un pò più avvezzo alle botte, certi studi si perdono nei meandri dell' inapplicabilità e lo dico senza odio.
Quello che a me infastidisce è la pretesa di essere uno stile di combattimento paragonabile alle arti funzionali, o quella di insegnare alle donnine a difendersi con agili movimenti fatati.
Questo è intollerabile, e ampiamente dimostrabile nella sua falsità.
E naturalmente vale per tutte le arti marziali in cui si studino movimenti contrari ai principi del combattimento reale umano.
lunedì 9 dicembre 2013
Le arti marziali e l' autocontrollo
Poco fa mi sono imbattuto nelle osservazioni di un utente di un forum: per farla breve questo ragazzo si chiede come si possa perseguire l' autocontrollo, imparare a gestire le situazioni stressanti (nella vita in generale) attraverso la pratica delle arti marziali, visto che dopo anni ha rimediato solo un infortunio piuttosto grave ma niente di quanto "promesso".
Ho pensato allora di trattare questo argomento dal momento che spesso genera malintesi.
La storiella la conosciamo un pò tutti, sempre grazie ai film: praticando le nobili AMT si apprende anche la meditazione e l' autocontrollo; Si impara ad essere sempre calmi e riflessivi anche nelle situazioni più drammatiche e a non incendiarsi come fiammiferi alla prima provocazione.
E naturalmente questo atteggiamento si dovrebbe ripercuotere in tutti gli aspetti dell' esistenza, nel noto Percorso di Vita che il marzialista persegue... imparando ad ammazzare la gente.
Siamo sicuri che la pratica di un' arte marziale possa donare questo tipo di autocontrollo?
Riflettiamoci un attimo: le arti marziali, di qualunque stile si stia parlando, si allenano attraverso la ripetizione di gesti.
Sono quindi un' attività prettamente atletica, spero che su questo non si discuta.
Nello specifico però trattano di combattimento (o almeno così si spera...) ovvero di situazioni stressanti sia a livello mentale che fisico.
E questa peculiarità finisce per migliorare la gestione dello stress, dovuto alla paura di farsi male ma anche alla necessità di rimanere lucidi e concentrati per la riuscita delle tecniche.
Il combattimento è una situazione molto specifica ma si da per scontato che saperlo gestire emozionalmente si ripercuota anche su tutto il resto.
E invece io non ne sono molto convinto.
Ho già spiegato in passato di come per affrontare con maggior tranquillità un certo tipo di situazioni sia necessario farci l' abitudine: più mi cimento in combattimenti o allenamenti "duri", più ci sarò abituato e saprò mantenere la calma nell' affrontarli.
E' una regola base dell' apprendimento.
Se mi alleno regolarmente nel dare e ricevere cazzotti, non mi prenderà il panico se mai mi dovesse capitare al di fuori di un ring o della palestra.
Questa però è una forma di autocontrollo abbastanza specifica, sebbene tra le più importanti visto l' argomento.
Anche chi esercita in modo completamente diverso migliora una forma di autocontrollo, e mi riferisco proprio alle AMT con le loro pratiche di forme di posizioni, ostentato controllo dei colpi o persino "meditazione" (spesso travisata...).
Tuttavia quello che chiedeva il ragazzo era qualcosa di molto più generalizzato, l' autocontrollo e la gestione dello stress a 360 gradi, nel lavoro e nella vita tutta.
E questo a mio avviso non è direttamente collegabile al saper gestire una scazzottata.
Essere dei gladiatori del ring porta essenzialmente a saper gestire un confronto violento e ad avere maggior autostima e determinazione.
Questi due aspetti valgono la candela già da soli, sia ben chiaro.
Ma quanto è assimilabile questo genere di stress rispetto a quello di un lavoro oberante o di un problema familiare?
In fondo qualsiasi attività sportiva può aiutare in questo senso: nuotare, fare arrampicata, correre... tutte attività che aiutano nella percezione dei propri limiti e nel loro superamento, nel controllo del proprio corpo ed emozioni e ancor di più nello scaricamento della tensione.
Perchè finchè si parla di attività atletiche, ognuna di essa fornisce un potenziale miglioramento caratteriale che vada aldilà del semplice gesto.
O dovremmo supporre che tutti i grandi campioni di Muay Thai o i Santi Maestroni cinesi che spostano la gente con l' aria dal sedere siano immuni allo stress grazie all' arte marziale?
(Tra l' altro mi permetto di osservare che proprio i sedicenti esperti di AMT, quelli che raccontano della Via e cazzate annesse, sono spesso i primi a dar prova di immaturità e scarsa gestione dell' emotività; E non tanto perchè ne siano meno capaci, ma proprio perchè pretendono di esserlo e lo dicono in giro).
La gestione dello stress, nelle sue varie forme, non passa in modo privilegiato attraverso lo studio delle arti marziali.
Spesso è tutta questione di auto-convinzione, che porta in effetti a dei risultati ma come lo potrebbe fare qualsiasi altra attività dal training autogeno alla meditazione (quella vera), allo Yoga e persino alla religione.
Perchè lo stress è una condizione prima di tutto mentale ed è lì che si può fare la differenza.
Per questo abbiamo praticanti che, essendo particolarmente appassionati e presi dalla propria arte marziale "dai saggi insegnamenti", si autoconvincono a tal punto da modificare il proprio atteggiamento nella vita, sforzandosi di restare calmi ed affrontare le cose con criterio.
E questo è un successo; Indiretto, ma effettivamente riconducibile alla pratica.
Però vorrei far notare che le stesse conclusioni le ho sentite personalmente raccontare da giocatori di biliardo, da alpinisti, da surfisti, da corridori ed altri ancora.
Tutta gente che dalla propria passione ha ricavato miglioramenti caratteriali, determinazione, rilassatezza e tutte quelle qualità utili a raccontare alle ragazze in hot pants di essere "uomini migliori"... :-)
Io lavoro male sotto stress, me ne sono reso conto più volte nel passato.
Quando sono messo sotto pressione, ho scadenze strette o un grave problema da risolvere vado "in panico", inizio a sudare freddo e commetto errori banali.
Come dovrebbe influire il saper fare a cazzotti in questa situazione?
O il saper fare una forma con grazia e precisione?
O l' aver rischiato la vita appeso ad un cornicione a mille metri nel vuoto?
La verità è che non c'entra un cazzo: ho affrontato il problema organizzandomi meglio, ponderando meglio la comunicazione e stabilendo paletti imprescindibili.
E questo è solo un esempio.
La ricercata gestione dello stress passa attraverso una moltitudine di pratiche e osservazioni che non hanno a che vedere con le arti marziali.
L' autocontrollo nelle situazioni di paura è una qualità piuttosto specifica e non assimilabile ad altro.
Gestire lo stress della vita si impara soprattutto... vivendolo.
Ho pensato allora di trattare questo argomento dal momento che spesso genera malintesi.
La storiella la conosciamo un pò tutti, sempre grazie ai film: praticando le nobili AMT si apprende anche la meditazione e l' autocontrollo; Si impara ad essere sempre calmi e riflessivi anche nelle situazioni più drammatiche e a non incendiarsi come fiammiferi alla prima provocazione.
E naturalmente questo atteggiamento si dovrebbe ripercuotere in tutti gli aspetti dell' esistenza, nel noto Percorso di Vita che il marzialista persegue... imparando ad ammazzare la gente.
Siamo sicuri che la pratica di un' arte marziale possa donare questo tipo di autocontrollo?
Riflettiamoci un attimo: le arti marziali, di qualunque stile si stia parlando, si allenano attraverso la ripetizione di gesti.
Sono quindi un' attività prettamente atletica, spero che su questo non si discuta.
Nello specifico però trattano di combattimento (o almeno così si spera...) ovvero di situazioni stressanti sia a livello mentale che fisico.
E questa peculiarità finisce per migliorare la gestione dello stress, dovuto alla paura di farsi male ma anche alla necessità di rimanere lucidi e concentrati per la riuscita delle tecniche.
Il combattimento è una situazione molto specifica ma si da per scontato che saperlo gestire emozionalmente si ripercuota anche su tutto il resto.
E invece io non ne sono molto convinto.
Ho già spiegato in passato di come per affrontare con maggior tranquillità un certo tipo di situazioni sia necessario farci l' abitudine: più mi cimento in combattimenti o allenamenti "duri", più ci sarò abituato e saprò mantenere la calma nell' affrontarli.
E' una regola base dell' apprendimento.
Se mi alleno regolarmente nel dare e ricevere cazzotti, non mi prenderà il panico se mai mi dovesse capitare al di fuori di un ring o della palestra.
Questa però è una forma di autocontrollo abbastanza specifica, sebbene tra le più importanti visto l' argomento.
Anche chi esercita in modo completamente diverso migliora una forma di autocontrollo, e mi riferisco proprio alle AMT con le loro pratiche di forme di posizioni, ostentato controllo dei colpi o persino "meditazione" (spesso travisata...).
Tuttavia quello che chiedeva il ragazzo era qualcosa di molto più generalizzato, l' autocontrollo e la gestione dello stress a 360 gradi, nel lavoro e nella vita tutta.
E questo a mio avviso non è direttamente collegabile al saper gestire una scazzottata.
Essere dei gladiatori del ring porta essenzialmente a saper gestire un confronto violento e ad avere maggior autostima e determinazione.
Questi due aspetti valgono la candela già da soli, sia ben chiaro.
Ma quanto è assimilabile questo genere di stress rispetto a quello di un lavoro oberante o di un problema familiare?
In fondo qualsiasi attività sportiva può aiutare in questo senso: nuotare, fare arrampicata, correre... tutte attività che aiutano nella percezione dei propri limiti e nel loro superamento, nel controllo del proprio corpo ed emozioni e ancor di più nello scaricamento della tensione.
Perchè finchè si parla di attività atletiche, ognuna di essa fornisce un potenziale miglioramento caratteriale che vada aldilà del semplice gesto.
O dovremmo supporre che tutti i grandi campioni di Muay Thai o i Santi Maestroni cinesi che spostano la gente con l' aria dal sedere siano immuni allo stress grazie all' arte marziale?
(Tra l' altro mi permetto di osservare che proprio i sedicenti esperti di AMT, quelli che raccontano della Via e cazzate annesse, sono spesso i primi a dar prova di immaturità e scarsa gestione dell' emotività; E non tanto perchè ne siano meno capaci, ma proprio perchè pretendono di esserlo e lo dicono in giro).
La gestione dello stress, nelle sue varie forme, non passa in modo privilegiato attraverso lo studio delle arti marziali.
Spesso è tutta questione di auto-convinzione, che porta in effetti a dei risultati ma come lo potrebbe fare qualsiasi altra attività dal training autogeno alla meditazione (quella vera), allo Yoga e persino alla religione.
Perchè lo stress è una condizione prima di tutto mentale ed è lì che si può fare la differenza.
Per questo abbiamo praticanti che, essendo particolarmente appassionati e presi dalla propria arte marziale "dai saggi insegnamenti", si autoconvincono a tal punto da modificare il proprio atteggiamento nella vita, sforzandosi di restare calmi ed affrontare le cose con criterio.
E questo è un successo; Indiretto, ma effettivamente riconducibile alla pratica.
Però vorrei far notare che le stesse conclusioni le ho sentite personalmente raccontare da giocatori di biliardo, da alpinisti, da surfisti, da corridori ed altri ancora.
Tutta gente che dalla propria passione ha ricavato miglioramenti caratteriali, determinazione, rilassatezza e tutte quelle qualità utili a raccontare alle ragazze in hot pants di essere "uomini migliori"... :-)
Io lavoro male sotto stress, me ne sono reso conto più volte nel passato.
Quando sono messo sotto pressione, ho scadenze strette o un grave problema da risolvere vado "in panico", inizio a sudare freddo e commetto errori banali.
Come dovrebbe influire il saper fare a cazzotti in questa situazione?
O il saper fare una forma con grazia e precisione?
O l' aver rischiato la vita appeso ad un cornicione a mille metri nel vuoto?
La verità è che non c'entra un cazzo: ho affrontato il problema organizzandomi meglio, ponderando meglio la comunicazione e stabilendo paletti imprescindibili.
E questo è solo un esempio.
La ricercata gestione dello stress passa attraverso una moltitudine di pratiche e osservazioni che non hanno a che vedere con le arti marziali.
L' autocontrollo nelle situazioni di paura è una qualità piuttosto specifica e non assimilabile ad altro.
Gestire lo stress della vita si impara soprattutto... vivendolo.
venerdì 6 dicembre 2013
I maestri "fai da te"
Come anticipato nel post precedente andiamo a parlare di quei maestri che insegnano il proprio stile in maniera privata, senza associazioni di turno o palestre di riferimento.
Sento di dover fare qualche premessa.
Personalmente non trovo sbagliata in assoluto questa strada, almeno sotto alcuni aspetti: prima di tutto il fatto di essere slegati da qualsiasi scuola brandizzata permette un' apertura mentale maggiore e poche storie riguardo programmi di apprendimento, metodologie o "purezza" presunta di un sistema.
Uno si allena in quello che vuole, come vuole e sotto una buona guida questo può essere solo che bene.
Non ci sono di mezzo fastidi come gli esami per le cinturine, gli stage "obbligatori", la divisa ufficiale, il rinnovo dell' iscrizione, l' assicurazione che tanto non copre niente, più altre cose.
Tutto questo assomiglia molto di più al modo in cui si apprendevano le arti marziali nei famosi secoli passati... sempre che la cosa vi interessi.
Il problema però resta quello: chi vi assicura che il tal istruttore sia "una buona guida"?
E qui casca l' asino... perchè mi pare scontato che nessun allievo inesperto abbia gli strumenti necessari a giudicarlo.
Soprattutto nel momento in cui il sedicente maestro dichiari di insegnare il proprio stile, sul quale non sia possibile sindacare non avendo altri esperti con i quali confrontarlo.
Io vorrei soffermarmi su questo aspetto della cosa, prima ancora che sulla bontà o meno di quanto spiegato: qual' è la reale competenza in materia del maestro?
Su quali fondamenta è costruito il suo stile di arti marziali e la sua esperienza nel campo?
Perchè purtroppo ad insegnare con questa modalità sono soprattutto i soliti fenomeni che con qualche anno di pratica poi pretendono di averne già capito abbastanza, in particolare quando hanno sufficiente abilità fisica per stupire i neofiti (incapaci).
Vedi ragazzetti che fanno i maestri di Jeet Kune Do (che si sa è un mischione interpretabile a piacere), si riempiono la bocca di qualche nozione rubata qua e là ma alla fine magari hanno fatto giusto un paio d' anni in un corso normale più qualche stage in giro, ai quali si presentano come "istruttori".
Senza contare che non avendo un corso regolare in cui allenarsi a propria volta, e dovendo mantenere una certa reputazione (non possono di certo iscriversi al corso della città!), finisce che il loro progresso tecnico si interrompe e non hanno più modo di confrontarlo ed allenarlo attivamente.
Il disastro assume proporzioni epiche quando poi questa gente dichiara di aver codificato un intero stile, o di essere l' unico depositario autentico rispetto ai ciarlatani dei corsi standard.
Abbiamo così episodi come quello del maestro di Wing Chun che diceva di essere l' unico ad insegnare, nel proprio garage, quello "originale che funziona", il maestro senza colore che sostiene di essere tipo il più grande esperto di arti marziali d' Europa per arrivare allo sconcertante ed esilarante caso del maestro di una "sacra scuola del colpo dorato", tramandato da tipo 5000 anni dai monti tibetani fino al Sud Italia...
Ma anche senza scadere in questi casi umani è giusto osservare che qualsiasi esperto si deve essere formato da qualche parte e dopo svariati anni, e chiunque dichiari di aver fondato uno stile, da insegnare privatamente, in genere è solo un pallone gonfiato in cerca di guadagni facili.
C' è stato un tempo in cui, proprio al culmine del mio disgusto per ciò che vivevo nella mia AMT, anche io ho ipotizzato di abbandonare qualsiasi pratica "ufficiale" per continuare ad insegnare quel cavolo che volessi, senza più etichette, programmi e formalità inutili.
Posso affermare con assoluta certezza che molti altri praticanti della stessa scuola abbiano lasciato per poi finire a fare in sostanza la stessa cosa con un altro nome; Uno in particolare ha pure fondato una nota scuola che risponde per filo e per segno a quanto indicato nell' articolo sui Novelli Inventori.
A quei tempi ero già consapevole di questa incoerenza, e mi ritrovai a pensare di aprire un corso di... "Arti Marziali".
Mi sembrava la cosa più onesta, per slegarmi del tutto dalle esperienze precedenti senza però rendermi colpevole di aver creato anche io l' ennesima disciplina.
Ma la cosa risultava altrettanto ridicola: chi mai avrebbe voluto iscriversi ad un corso di... Arti Marziali®?
Quale palestra avrebbe voluto un programma con scritto "Dalle ore X alle ore Y corso di Arti Marziali®"?!
Insomma dai, restava comunque una pagliacciata...
E così pensai anche io di rigirare la frittata vendendo il tutto come... Jeet Kune Do!!!
Perchè è quello che hanno fatto in tanti, giocando con le parole lasciate da Bruce Lee...
Per fortuna avevo quel briciolo di obiettività per rendermi conto che sarebbe stata tutta una stronzata, che alla fine io ero competente in quello che avevo fatto fino ad allora e in nient' altro.
Rubare tecniche agli stage o vendersi come esperti dopo un mese in una disciplina sarebbe stato mortificante per la mia dignità (mentre per altri pare non lo sia...).
Grazie al cielo quell' idea malsana non si è mai realizzata, anche perchè penso che ad oggi per la vergogna avrei smesso del tutto di praticare qualsiasi cosa inerente al combattimento...
Mi è capitato anche che qualcuno mi chiedesse di fargli lezioni private, di insegnargli "a casa".
Ed anche in quel caso, per troppa onestà, mi sono trovato a riflettere sull' inutilità della cosa declinando l' offerta.
Per allenarsi può bastare un pò di spazio e qualche semplice strumento, vero; Ma per imparare le arti marziali servono un allenamento ed un impegno costanti, non certo lezioncine da decine di euro all' ora una volta a settimana, tu ed io.
Io metto in guardia da tutta quella gente che dice di aver fondato stili improbabili e dice di insegnare privatamente a pochi eletti.
La regola è sempre la stessa, verificare le fonti, provare anche da altre parti per avere un confronto ed imparare a giudicare.
Ed allenarsi duramente!
Sento di dover fare qualche premessa.
Personalmente non trovo sbagliata in assoluto questa strada, almeno sotto alcuni aspetti: prima di tutto il fatto di essere slegati da qualsiasi scuola brandizzata permette un' apertura mentale maggiore e poche storie riguardo programmi di apprendimento, metodologie o "purezza" presunta di un sistema.
Uno si allena in quello che vuole, come vuole e sotto una buona guida questo può essere solo che bene.
Non ci sono di mezzo fastidi come gli esami per le cinturine, gli stage "obbligatori", la divisa ufficiale, il rinnovo dell' iscrizione, l' assicurazione che tanto non copre niente, più altre cose.
Tutto questo assomiglia molto di più al modo in cui si apprendevano le arti marziali nei famosi secoli passati... sempre che la cosa vi interessi.
Il problema però resta quello: chi vi assicura che il tal istruttore sia "una buona guida"?
E qui casca l' asino... perchè mi pare scontato che nessun allievo inesperto abbia gli strumenti necessari a giudicarlo.
Soprattutto nel momento in cui il sedicente maestro dichiari di insegnare il proprio stile, sul quale non sia possibile sindacare non avendo altri esperti con i quali confrontarlo.
Io vorrei soffermarmi su questo aspetto della cosa, prima ancora che sulla bontà o meno di quanto spiegato: qual' è la reale competenza in materia del maestro?
Su quali fondamenta è costruito il suo stile di arti marziali e la sua esperienza nel campo?
Perchè purtroppo ad insegnare con questa modalità sono soprattutto i soliti fenomeni che con qualche anno di pratica poi pretendono di averne già capito abbastanza, in particolare quando hanno sufficiente abilità fisica per stupire i neofiti (incapaci).
Vedi ragazzetti che fanno i maestri di Jeet Kune Do (che si sa è un mischione interpretabile a piacere), si riempiono la bocca di qualche nozione rubata qua e là ma alla fine magari hanno fatto giusto un paio d' anni in un corso normale più qualche stage in giro, ai quali si presentano come "istruttori".
Senza contare che non avendo un corso regolare in cui allenarsi a propria volta, e dovendo mantenere una certa reputazione (non possono di certo iscriversi al corso della città!), finisce che il loro progresso tecnico si interrompe e non hanno più modo di confrontarlo ed allenarlo attivamente.
Il disastro assume proporzioni epiche quando poi questa gente dichiara di aver codificato un intero stile, o di essere l' unico depositario autentico rispetto ai ciarlatani dei corsi standard.
Abbiamo così episodi come quello del maestro di Wing Chun che diceva di essere l' unico ad insegnare, nel proprio garage, quello "originale che funziona", il maestro senza colore che sostiene di essere tipo il più grande esperto di arti marziali d' Europa per arrivare allo sconcertante ed esilarante caso del maestro di una "sacra scuola del colpo dorato", tramandato da tipo 5000 anni dai monti tibetani fino al Sud Italia...
Ma anche senza scadere in questi casi umani è giusto osservare che qualsiasi esperto si deve essere formato da qualche parte e dopo svariati anni, e chiunque dichiari di aver fondato uno stile, da insegnare privatamente, in genere è solo un pallone gonfiato in cerca di guadagni facili.
C' è stato un tempo in cui, proprio al culmine del mio disgusto per ciò che vivevo nella mia AMT, anche io ho ipotizzato di abbandonare qualsiasi pratica "ufficiale" per continuare ad insegnare quel cavolo che volessi, senza più etichette, programmi e formalità inutili.
Posso affermare con assoluta certezza che molti altri praticanti della stessa scuola abbiano lasciato per poi finire a fare in sostanza la stessa cosa con un altro nome; Uno in particolare ha pure fondato una nota scuola che risponde per filo e per segno a quanto indicato nell' articolo sui Novelli Inventori.
A quei tempi ero già consapevole di questa incoerenza, e mi ritrovai a pensare di aprire un corso di... "Arti Marziali".
Mi sembrava la cosa più onesta, per slegarmi del tutto dalle esperienze precedenti senza però rendermi colpevole di aver creato anche io l' ennesima disciplina.
Ma la cosa risultava altrettanto ridicola: chi mai avrebbe voluto iscriversi ad un corso di... Arti Marziali®?
Quale palestra avrebbe voluto un programma con scritto "Dalle ore X alle ore Y corso di Arti Marziali®"?!
Insomma dai, restava comunque una pagliacciata...
E così pensai anche io di rigirare la frittata vendendo il tutto come... Jeet Kune Do!!!
Perchè è quello che hanno fatto in tanti, giocando con le parole lasciate da Bruce Lee...
Per fortuna avevo quel briciolo di obiettività per rendermi conto che sarebbe stata tutta una stronzata, che alla fine io ero competente in quello che avevo fatto fino ad allora e in nient' altro.
Rubare tecniche agli stage o vendersi come esperti dopo un mese in una disciplina sarebbe stato mortificante per la mia dignità (mentre per altri pare non lo sia...).
Grazie al cielo quell' idea malsana non si è mai realizzata, anche perchè penso che ad oggi per la vergogna avrei smesso del tutto di praticare qualsiasi cosa inerente al combattimento...
Mi è capitato anche che qualcuno mi chiedesse di fargli lezioni private, di insegnargli "a casa".
Ed anche in quel caso, per troppa onestà, mi sono trovato a riflettere sull' inutilità della cosa declinando l' offerta.
Per allenarsi può bastare un pò di spazio e qualche semplice strumento, vero; Ma per imparare le arti marziali servono un allenamento ed un impegno costanti, non certo lezioncine da decine di euro all' ora una volta a settimana, tu ed io.
Io metto in guardia da tutta quella gente che dice di aver fondato stili improbabili e dice di insegnare privatamente a pochi eletti.
La regola è sempre la stessa, verificare le fonti, provare anche da altre parti per avere un confronto ed imparare a giudicare.
Ed allenarsi duramente!
lunedì 25 novembre 2013
Piccoli inventori alla riscossa
Stasera vorrei parlare di quei maestroni che una bella mattina si svegliano e decidono di creare il nuovo stile definitivo.
In passato ho spiegato di come qualunque pincopallino sia libero di proclamarsi Maestro del proprio sistema di combattimento: nessuna legge pone dei limiti in questo senso e non vengono nemmeno richiesti particolari requisiti per insegnare in una palestra.
Senza esagerare, domani mattina ciascuno di voi lettori potrebbe dedicare un' oretta a scegliere il nome della propria arte marziale, guardarsi un paio di video su YouTube e presentarsi in serata in una qualsiasi palestra chiedendo uno spazio per aprire un corso.
Le possibilità di successo aumenteranno se proporrete un corso di difesa personale.
Se siete abbastanza abili con le parole e non siete disabili fisici, potrete letteralmente crearvi da zero una credibilità come maestri di arti marziali, il tutto senza la minima esperienza.
E naturalmente mirare alle allieve in hot pants con gli occhioni grandi grandi...
Non pensiate che sia impossibile proporsi come esperti senza dimostrare ciò che si insegni: lo fanno da decenni centinaia di maestri di AMT.
Come ribadisco è il loro stesso metodo didattico a rendere possibile questo abominio, in quanto nessun allievo pretenderà che lo facciate; E chi chiederà le prove potrà essere abilmente dribblato fino a quando non se ne andrà da solo.
Naturalmente il tutto sarà reso possibile anche dal target stesso degli allievi ovvero tutta quella gente che vuole dire di "fare arti marziali" ritenendole però nient' altro che un corso di fitness alternativo.
Una volta chiarita questa verità immaginate cosa sia possibile inventarsi qualora si abbiano effettive esperienze pregresse e un buon senso del marketing (nonchè una gran faccia tosta).
E' giusto ricordare che non esisterebbe alcuno stile di arti marziali se nessuno un giorno avesse deciso di codificarlo o proporre una propria visione evoluta di quanto si allenava in precedenza: basti pensare a stili come il Karate Kyokushin, il Brazilian Jiu Jitsu, la stessa Kick Boxing, il Judo e molti altri ancora (in effetti ogni singola disciplina funzionale moderna).
Tutti stili universalmente rispettati e ritenuti validissimi, accomunati dall' essere evoluzioni o reinterpretazioni di altri metodi.
Ma accomunati anche dall' essersi evoluti verso la funzionalità, di pari passo con i progressi scientifici nel campo dell' allenamento e con il confronto diretto.
Ognuno di questi stili si è specializzato in un campo più o meno ampio del combattimento umano, effettivamente soprattutto in termini di regolamento agonistico: ma ogni disciplina funzionale ormai converge nei metodi di apprendimento, nei principi e spesso persino nelle tecniche.
Perchè sia chiaro: ormai non c'è assolutamente più nulla da inventare.
E allora per quale ragione esistono così tanti stili di arti marziali?
Come è possibile che nella mia città esistano decine di maestri di arti marziali dai nomi più improbabili e ciascuna proposta come quella "più completa", "più efficace", "più tutto"?
Parliamone.
Le premesse sono quelle già spiegate, il sistema permette di inventarsi una nuova arte marziale dall' oggi al domani e ci saranno frotte di aspiranti marzialisti ben felici di farsi abbindolare purchè lo stile sia presentato abbastanza bene.
Perchè in sostanza il giochetto riesce se il tutto viene confezionato con cura:
- Una divisa ufficiale accattivante, o uno stemma che identifichi l' appartenenza a quel gruppo.
- Un nome possibilmente orientaleggiante, o al contrario anglofono con l' uso di termini aggressivi/di moda (Kombat, Extreme, Total Fighting, MMA, Close Combat, TurboMinchiaKillaPauaMothafucka).
- Una storia affascinante sulle sue origini, che affondi le radici in paesi esotici, in tempi lontani e abbia a che fare con miti di guerrieri formidabili (il tutto rigorosamente lasciato non verificabile).
- Un programma didattico rigoroso e a stadi di apprendimento (gradi, cinture colorate) che stimolino il raggiungimento di un traguardo, di un riconoscimento "sociale" nel gruppo.
- Formalità varie ed etichette sociali che rafforzino il senso di appartenenza o di presunta "spiritualità", "disciplina" e "rispetto" nella pratica.
- Riferimenti vari all' efficacia nella difesa personale e a tecniche rigorosamente "semplici e dirette", sottolineando la differenza da tutti gli altri metodi classici.
- Dichiarata apertura a tutti "dai 0 ai 90 anni" con particolare riferimento alle donne, possibilmente taglia 42, 90 di seno, in hot pants e con gli occhioni grandi grandi. Ovviamente under 40.
- Tecniche che si possano provare in assoluta collaborazione a prescindere dalla forma/abilità fisica per tutta la durata della pratica.
Ci sono personaggi che hanno preparato a tavolino tutto questo per poi presentarlo esattamente come ho indicato, e alcuni di loro ci hanno persino costruito piccoli imperi con essi a capo.
E il punto chiave di tutta la faccenda è che ci credono davvero.
Non si tratta di truffatori in senso stretto, nessuno è deplorabile per aver inventato qualcosa o per essersi dissociato da una pratica che non lo soddisfava più.
Quello che trovo di cattivo gusto è come al solito l' ignoranza unita all' arroganza nel porsi come novelli Leonardo delle arti marziali, pretendendo di aver creato (o riesumato) ogni volta un nuovo stile migliore di tutti gli altri.
Checchè se ne dica, perchè questi maestroni sono inevitabilmente dei falsi umili: si pongono così per alimentare l' immagine di persone per bene, ma in sostanza sottintendono che sia la loro l' arte marziale fatta come si deve, e siano loro ad esserne dei degni esponenti.
Spesso è la stessa ragione per cui raccontano di essersi allontanati dalla pratica precedente: la convinzione di aver capito di più, di saper fare di più e intrinsecamente... di meritare di più.
E in base a cosa ritengono che la loro creazione sia così diversa dal resto?
Anche qui purtroppo si tratta spesso di pura ignoranza e mancanza di esperienza.
Molte volte le loro considerazioni restano confinate nei limiti del mondo marziale che conoscono: abbiamo così karateka che hanno sempre visto e praticato il solo Karate, nel proprio orticello associativo, che "scoprono" la Kick Boxing e un giorno si inventano il Neo Karate Full Contact in cui non si facciano più Kata ma si meni al sacco e ai colpitori.
E già che va di moda, non avendo più limiti imposti, ci mettono anche qualche tecnicacopiata migliorata dal Krav Maga per avere una sezione dedicata alla difesa personale da presentare alle ragazze in hot pants.
Sarebbe troppo onesto abbandonare il Karate per dedicarsi alla sola Kick Boxing.
E andare a praticare anche Krav Maga, dicendo poi di essere semplicemente un praticante di Kick Boxing e Krav Maga.
Questo richiederebbe anni di ulteriori allenamenti e farebbe perdere lo status di Gran Maestro, oltre a tutti i derivati socio-economici dell' avere una propria scuola originale.
Ma se uno è davvero esperto e ha anni di pratica in discipline diverse?
Come dicevo si tratta di giudicare con obiettività quale sia la disciplina creata e perchè.
Non so se mi spiego: fondare il proprio stile di Kung Fu non è un male. Si è sempre fatto.
Il problema nasce nel momento in cui, complice il mercato, la moda e l' "occidentalizzazione" del sistema, un esperto di Wing Chun e di Judo crei una nuova arte marziale che sia un mischiotto incongruo delle sue esperienze, confezionato alla maniera sopra descritta.
Il problema nasce quando uno che ha sempre combattuto sul ring pretenda di insegnare anche difesa personale, o uno che ha sempre praticato Taekwondo tiri fuori dal cilindro un fantomatico stile "antico" di Taekwondo di cui guarda caso solo lui abbia recuperato l' eredità.
Io parlo di personaggi che dopo pochi anni di pratica un giorno si svegliano quali esperti mondiali al punto da fondare nuovi sistemi, e del fatto che questi nuovi sistemi includano regolarmente anche tecniche o competenze non proprie delle discipline d' origine.
E la cosa assume connotati ridicoli quando il tutto viene farcito da moralità spiccia e pomposi proclama di correttezza, caratteristica tipica appunto delle AMT.
Detto questo naturalmente non escludo a priori che qualche novello inventore possa aver amalgamato in modo sensato le sue esperienze, o abbia un atteggiamento coerente con quanto voglia divulgare.
Ma a leggere ogni sito web non posso che dubitarne profondamente.
Ho ragione di credere che ogni maestro degno di rispetto, in questo ambito, non si pubblicizzi proprio e non insegni nemmeno in una palestra.
Ma anche in quel caso il delirio di onnipotenza potrebbe raggiungere livelli ai confini della realtà.
Ne parlerò nel prossimo intervento!
In passato ho spiegato di come qualunque pincopallino sia libero di proclamarsi Maestro del proprio sistema di combattimento: nessuna legge pone dei limiti in questo senso e non vengono nemmeno richiesti particolari requisiti per insegnare in una palestra.
Senza esagerare, domani mattina ciascuno di voi lettori potrebbe dedicare un' oretta a scegliere il nome della propria arte marziale, guardarsi un paio di video su YouTube e presentarsi in serata in una qualsiasi palestra chiedendo uno spazio per aprire un corso.
Le possibilità di successo aumenteranno se proporrete un corso di difesa personale.
Se siete abbastanza abili con le parole e non siete disabili fisici, potrete letteralmente crearvi da zero una credibilità come maestri di arti marziali, il tutto senza la minima esperienza.
E naturalmente mirare alle allieve in hot pants con gli occhioni grandi grandi...
Non pensiate che sia impossibile proporsi come esperti senza dimostrare ciò che si insegni: lo fanno da decenni centinaia di maestri di AMT.
Come ribadisco è il loro stesso metodo didattico a rendere possibile questo abominio, in quanto nessun allievo pretenderà che lo facciate; E chi chiederà le prove potrà essere abilmente dribblato fino a quando non se ne andrà da solo.
Naturalmente il tutto sarà reso possibile anche dal target stesso degli allievi ovvero tutta quella gente che vuole dire di "fare arti marziali" ritenendole però nient' altro che un corso di fitness alternativo.
Una volta chiarita questa verità immaginate cosa sia possibile inventarsi qualora si abbiano effettive esperienze pregresse e un buon senso del marketing (nonchè una gran faccia tosta).
E' giusto ricordare che non esisterebbe alcuno stile di arti marziali se nessuno un giorno avesse deciso di codificarlo o proporre una propria visione evoluta di quanto si allenava in precedenza: basti pensare a stili come il Karate Kyokushin, il Brazilian Jiu Jitsu, la stessa Kick Boxing, il Judo e molti altri ancora (in effetti ogni singola disciplina funzionale moderna).
Tutti stili universalmente rispettati e ritenuti validissimi, accomunati dall' essere evoluzioni o reinterpretazioni di altri metodi.
Ma accomunati anche dall' essersi evoluti verso la funzionalità, di pari passo con i progressi scientifici nel campo dell' allenamento e con il confronto diretto.
Ognuno di questi stili si è specializzato in un campo più o meno ampio del combattimento umano, effettivamente soprattutto in termini di regolamento agonistico: ma ogni disciplina funzionale ormai converge nei metodi di apprendimento, nei principi e spesso persino nelle tecniche.
Perchè sia chiaro: ormai non c'è assolutamente più nulla da inventare.
E allora per quale ragione esistono così tanti stili di arti marziali?
Come è possibile che nella mia città esistano decine di maestri di arti marziali dai nomi più improbabili e ciascuna proposta come quella "più completa", "più efficace", "più tutto"?
Parliamone.
Le premesse sono quelle già spiegate, il sistema permette di inventarsi una nuova arte marziale dall' oggi al domani e ci saranno frotte di aspiranti marzialisti ben felici di farsi abbindolare purchè lo stile sia presentato abbastanza bene.
Perchè in sostanza il giochetto riesce se il tutto viene confezionato con cura:
- Una divisa ufficiale accattivante, o uno stemma che identifichi l' appartenenza a quel gruppo.
- Un nome possibilmente orientaleggiante, o al contrario anglofono con l' uso di termini aggressivi/di moda (Kombat, Extreme, Total Fighting, MMA, Close Combat, TurboMinchiaKillaPauaMothafucka).
- Una storia affascinante sulle sue origini, che affondi le radici in paesi esotici, in tempi lontani e abbia a che fare con miti di guerrieri formidabili (il tutto rigorosamente lasciato non verificabile).
- Un programma didattico rigoroso e a stadi di apprendimento (gradi, cinture colorate) che stimolino il raggiungimento di un traguardo, di un riconoscimento "sociale" nel gruppo.
- Formalità varie ed etichette sociali che rafforzino il senso di appartenenza o di presunta "spiritualità", "disciplina" e "rispetto" nella pratica.
- Riferimenti vari all' efficacia nella difesa personale e a tecniche rigorosamente "semplici e dirette", sottolineando la differenza da tutti gli altri metodi classici.
- Dichiarata apertura a tutti "dai 0 ai 90 anni" con particolare riferimento alle donne, possibilmente taglia 42, 90 di seno, in hot pants e con gli occhioni grandi grandi. Ovviamente under 40.
- Tecniche che si possano provare in assoluta collaborazione a prescindere dalla forma/abilità fisica per tutta la durata della pratica.
Ci sono personaggi che hanno preparato a tavolino tutto questo per poi presentarlo esattamente come ho indicato, e alcuni di loro ci hanno persino costruito piccoli imperi con essi a capo.
E il punto chiave di tutta la faccenda è che ci credono davvero.
Non si tratta di truffatori in senso stretto, nessuno è deplorabile per aver inventato qualcosa o per essersi dissociato da una pratica che non lo soddisfava più.
Quello che trovo di cattivo gusto è come al solito l' ignoranza unita all' arroganza nel porsi come novelli Leonardo delle arti marziali, pretendendo di aver creato (o riesumato) ogni volta un nuovo stile migliore di tutti gli altri.
Checchè se ne dica, perchè questi maestroni sono inevitabilmente dei falsi umili: si pongono così per alimentare l' immagine di persone per bene, ma in sostanza sottintendono che sia la loro l' arte marziale fatta come si deve, e siano loro ad esserne dei degni esponenti.
Spesso è la stessa ragione per cui raccontano di essersi allontanati dalla pratica precedente: la convinzione di aver capito di più, di saper fare di più e intrinsecamente... di meritare di più.
E in base a cosa ritengono che la loro creazione sia così diversa dal resto?
Anche qui purtroppo si tratta spesso di pura ignoranza e mancanza di esperienza.
Molte volte le loro considerazioni restano confinate nei limiti del mondo marziale che conoscono: abbiamo così karateka che hanno sempre visto e praticato il solo Karate, nel proprio orticello associativo, che "scoprono" la Kick Boxing e un giorno si inventano il Neo Karate Full Contact in cui non si facciano più Kata ma si meni al sacco e ai colpitori.
E già che va di moda, non avendo più limiti imposti, ci mettono anche qualche tecnica
Sarebbe troppo onesto abbandonare il Karate per dedicarsi alla sola Kick Boxing.
E andare a praticare anche Krav Maga, dicendo poi di essere semplicemente un praticante di Kick Boxing e Krav Maga.
Questo richiederebbe anni di ulteriori allenamenti e farebbe perdere lo status di Gran Maestro, oltre a tutti i derivati socio-economici dell' avere una propria scuola originale.
Ma se uno è davvero esperto e ha anni di pratica in discipline diverse?
Come dicevo si tratta di giudicare con obiettività quale sia la disciplina creata e perchè.
Non so se mi spiego: fondare il proprio stile di Kung Fu non è un male. Si è sempre fatto.
Il problema nasce nel momento in cui, complice il mercato, la moda e l' "occidentalizzazione" del sistema, un esperto di Wing Chun e di Judo crei una nuova arte marziale che sia un mischiotto incongruo delle sue esperienze, confezionato alla maniera sopra descritta.
Il problema nasce quando uno che ha sempre combattuto sul ring pretenda di insegnare anche difesa personale, o uno che ha sempre praticato Taekwondo tiri fuori dal cilindro un fantomatico stile "antico" di Taekwondo di cui guarda caso solo lui abbia recuperato l' eredità.
Io parlo di personaggi che dopo pochi anni di pratica un giorno si svegliano quali esperti mondiali al punto da fondare nuovi sistemi, e del fatto che questi nuovi sistemi includano regolarmente anche tecniche o competenze non proprie delle discipline d' origine.
E la cosa assume connotati ridicoli quando il tutto viene farcito da moralità spiccia e pomposi proclama di correttezza, caratteristica tipica appunto delle AMT.
Detto questo naturalmente non escludo a priori che qualche novello inventore possa aver amalgamato in modo sensato le sue esperienze, o abbia un atteggiamento coerente con quanto voglia divulgare.
Ma a leggere ogni sito web non posso che dubitarne profondamente.
Ho ragione di credere che ogni maestro degno di rispetto, in questo ambito, non si pubblicizzi proprio e non insegni nemmeno in una palestra.
Ma anche in quel caso il delirio di onnipotenza potrebbe raggiungere livelli ai confini della realtà.
Ne parlerò nel prossimo intervento!
giovedì 14 novembre 2013
Extra - Aneddoto sui corsi di autodifesa
Anche
frequentando una certa palestra da anni e trovandomi bene in questa non ritengo
di essere legato a questa da potenze oscure e mistiche che mi possano impedire
di andare a frequentare corsi in altre palestre o addirittura ritenere che il
semplice fatto di essere incuriosito da altri corsi sia un gesto di lesa maestà
verso il maestro.
Appunto per questo quando anni fa un mio amico mi chiese di
andare a vedere un corso di Krav Maga, al quale si era unito da poco, accettai
di buon grado.
Ricordo che il corso veniva descritto come di difesa personale,
ma comunque mi sorpresi di trovare della “gente comune” in sala.
Non mi
immaginavo frotte di atleti scolpiti a mò di David di Donatello, ma mi sorprese
in particolar modo trovare ad esempio una signora over 60 e una ragazza, usando
un eufemismo, non proprio in forma che poi scoprirò essere la compagna del
maestro.
Non che ci sia niente di male in questo, ma ai tempi il Krav Maga era
poco conosciuto, le scuole stava spuntando come funghi un po’ come quelle di
MMA oggi, e quel poco che si sapeva era che questa fosse un’arte marziale
inventata dai militari israeliani, che fosse cazzutissima e che i discenti di
Abramo la utilizzassero per annichilire i tostissimi avversari in guerra.
Io
oltretutto essendo un appassionato di storia forse rimasi colpito da queste
descrizioni memore della guerra che vinse Israele contro i paesi arabi.
Il corso inizia e noto che invece di un normale “riscaldamento” vi è una specie di ginnastica a corpo libero, non ricordo neanche che vi fosse una corsetta blanda.
Il corso inizia e noto che invece di un normale “riscaldamento” vi è una specie di ginnastica a corpo libero, non ricordo neanche che vi fosse una corsetta blanda.
Insomma non veniva allenato il fiato e non si vedeva una goccia di
sudore.
Neanche per la vergogna di un riscaldamento tanto inefficace.
Vabbè,
supero le perplessità e cerco di mantenere la mente aperta mentre a più riprese
la signora un po’ anziana, mi si avvicina e mi parla bene del corso e della sua
esperienza lì come allieva.
Comincio a vedere un po’ di “allenamento serio”:
vengono provate per tutta la lezioni delle tecniche, non esistono protezioni di
alcun tipo, neanche un paio di calzini in più contro il freddo.
C’è di conseguenza un blandissimo contatto
fisico e i colpi portati non sono efficaci in quanto ci si ferma un attimo
prima di toccare l’avversario.
Inoltre uno di questi atleti più giovani (forse
appena sotto la trentina) pur portando dei colpi dove si doveva fermare o comunque controllare faceva delle facce degne
di un film di guerra.
Mentre simulava queste tecniche, che prevedevano tra
l’altro pollici nei bubli oculari del compagno di corso, era impossibile non
notare una faccia incazzata come se avesse scoperto la sorella a letto con due
bei tartufoni, una bocca digrignata e il tutto coronato da un urlo.
Ecco quest’ultima cosa mi colpì molto.
Ecco quest’ultima cosa mi colpì molto.
In qualsiasi palestra seria di AMT e SDC ti
insegnano (o dovrebbero farlo) a mantenere la calma e la lucidità.
Chi la perde
ormai non pratica più una disciplina, ma è preda delle emozioni e quindi può
sbagliare molto più facilmente.
Qui non stiamo parlando di non farsela nelle
mutande se un branco di energumeni incazzatissimi armati di mazze, bastoni,
catene e palle chiodate sta correndo contro di voi che magari siete con la
fidanzata e vi preoccupate oltre che per le botte anche della figura
necessariamente di merda che farete agli occhi della vostra bella nel momento
in cui vi troverete tra le fauci di cotali mostri.
Qui parliamo di un giovane
uomo che, mentre si approccia ad una disciplina in una maniera sbagliata, trova
un maestro che lo guarda soddisfatto e non gli dice “ma che cazzo ti urli”.
Una piccola diversione sulle“urla”: a volte è necessario emettere dei suoni.
Una piccola diversione sulle“urla”: a volte è necessario emettere dei suoni.
Chi avesse
visto ad esempio gli ormai diffusissimi video di un combattimento o allenamento
di muay thai tra thailandesi avrà sentito il classico urlo “OOEEEE” o “IIIAAII”
(poi ognuno fa un po’ a modo suo).
Quello non è un urlo di guerra per
spaventare i fantasmi della propria fievole mente tipo il bullo che ti
picchiava da piccolo l’altleta o, similmente ad alcune popolazioni africane,
per far dare un segnale sonoro alle palestre vicine per far capire che voi stai
facendo sul serio.
Quel suono
ha una “codificazione”: ad esempio nella Muay Thai viene definito “kiai” e
serve per la respirazione… però… un conto è farlo perché stai facendo le
ripetizioni esplosive di calci medi ai Pao (i cuscini ) e un conto è farlo
mentre stai semplicemente provando una tecnica!
È inutile ed è solo un modo
onanista e autocelebrativo con il quale ti senti più cattivo… e a dirla tutta è
anche un po’ idiota tanto quanto i guerrieri marziali dei cartoni animati che
urlavano il nome della combinazione di colpi mentre la stavano eseguendo.
Torniamo a noi, ancora non me ne vado dalla palestra e cerco di rimanere pensando che quello appena visto sia un caso isolato, e almeno quel giorno infatti lo era e ancora non capisco come a questo tipo non sia venuto nessun dubbio visto il fatto che stava urlando solo lui… ma tant’è.
Torniamo a noi, ancora non me ne vado dalla palestra e cerco di rimanere pensando che quello appena visto sia un caso isolato, e almeno quel giorno infatti lo era e ancora non capisco come a questo tipo non sia venuto nessun dubbio visto il fatto che stava urlando solo lui… ma tant’è.
A quel punto
cerco di farmi coinvolgere nell’allenamento al quale fino ad ora ero stato solo
spettatore.
Il maestro l’avevo salutato all’inizio, ma poi (anche giustamente)
si stava occupando dei suoi allievi, mi si avvicina quindi la fidanzata.
Mi
spiega le basi del Krav Maga facendomi venire a conoscenza che una tecnica
fondamentale del Krav Maga, che pare venga insegnata fin da subito, è quella
del Blitz.
Blitz è una parola di origine germanica che significa fulmine/lampo
e pensandoci adesso mi sorprendo come questi israeliani abbiano messo da parte
il “rancore” e utilizzino per la tecnica nazionale di lotta parole in lingua tedesca.
Insomma il Blitz prevede che l’avversario venga colpito il più velocemente
possibile e per farlo non importa che il primo colpo sia necessariamente
efficace ma deve essere portato con l’arto del corpo più vicino all’avversario.
Mi viene detto che questo serve perché l’avversario non si aspetta il colpo e
quindi già per il fatto che lo colpisci lo sorpendi.
Sarà invece il secondo
colpo quello efficace.
A quel punto le mie perplessità aumentano a dismisura e
non riesco a trattenere una domanda: “Scusami se mi permetto, ma queste sono
tecniche di lotta che usa l’esercito israeliano giusto? Ma che senso ha allora
sorprendere l’avversario? un soldato israeliano se attacca un altro soldato lo
deve fare subito in maniera efficace perché anche lui si sarà addestrato no? In
questo modo gli si dà solo più tempo di reagire dopo un colpo non efficace e
magari è pure armato!”.
Durante la
risposta non potei far a meno di vedere una specie di sorriso che non capii se
era per l’imbarazzo o per il fatto che mi considerasse un profano, ricordo
comunque di non aver ricevuto una risposta esauriente anche perché mi ripeteva
cose già dette prima e sembrava un po’ come stesse cercando di convincermi e
non di spiegarmi…. Alla fine mi sono detto che questi israeliani, con tutto il
rispetto, erano un po’ stronzi perché una tecnica di lotta così non è efficace
contro altri soldati e se era vero quanto mi fu detto mi ero allora convinto
che venisse utilizzata contro civili e non contro militari.
Perché è importante questo?
Perché un corso che si descrive come corso di autodifesa come fa ad insegnare ai propri allievi una cosa come il blitz?
Perché è importante questo?
Perché un corso che si descrive come corso di autodifesa come fa ad insegnare ai propri allievi una cosa come il blitz?
In pratica incoraggia ad attaccare per primo
perché sennò che senso ha “blitzare” l’avversario (scusate ci ho preso gusto)
se è lui che ti attacca per primo.
Nessuno se non quello di farlo incazzare
ancora di più.
Ho aspettato la fine della lezione non volendo mancare di rispetto.
Ho aspettato la fine della lezione non volendo mancare di rispetto.
Le ultime due cose che
mi sorpresero furono che alcuni degli allievi erano stati selezionati (già in
precedenza) per l’allenamento a casa dell’istruttore e che ho visto un coltello
di gomma che quel giorno comunque non fu utilizzato, ma ho avuto conferma che
lo fosse… Mentre la prima cosa è accettabilissima, anche se al profano deve
cominciare a dare un po’ l’idea dello “spirito” di molti istruttori di AMT, la
seconda per me è inconcepibile.
Mettetevelo bene in testa, soprattutto chi ha iniziato o vuole iniziare corsi di autodifesa: NON esiste difesa veramente efficace da un coltello.
Mettetevelo bene in testa, soprattutto chi ha iniziato o vuole iniziare corsi di autodifesa: NON esiste difesa veramente efficace da un coltello.
Con tutto
rispetto parlando non si può insegnare alla signora anziana o all’uomo di mezza
età con la pancetta a disarmare una persona con un coltello.
I casi sono
due.
Chi attacca con un coltello lo fa per minacciarvi o per tentare di
uccidervi.
Se vi minaccia potete sempre tentare di darvi alla fuga, mente se lo
fa per ferirvi purtroppo non c’è scampo.
Tristemente i corsi di autodifesa
negli anni hanno fatto credere che, come nei film per bambini stile “I nuovi
mini ninja”, esista un killer pirla e tontolone tiratore di goffe coltellate singole.
Mentre invece viene mostrato l’impavido “atleta” che con movimenti neanche
molto semplici blocca la coltellata e magari riesce a girare la lama verso
l’avversario.
Ecco, questo è esattamente quello che non avviene se subite un’aggressione all’arma bianca.
Chi vi
aggredirà è altamente probabile anche che lo farà venendovi di fianco o alle
spalle, buttando il peso del corpo in avanti e sferrerando una serie di
coltellate velocissime… e non una singola coltellata alla moviola e alla cazzo di cane.
Facciamo comunque finta
che il maestro della palestra “Krav Maga del cazzutissimo israeliano” vi abbia
insegnato con un roboante colpo di culo proprio la tecnica che l’aggressore
utilizza per attaccarvi.
Nel migliore dei casi non potrà andare tutto liscio come
l’olio e magari pur avendolo disarmato o messo in fuga vi ritroverete una
lacerazione e tagli di svariati centimetri e starete perdendo una discreta
quantità di sangue… e sarà quando vi metteranno i punti all’ospedale che
penserete “ma non era meglio scappare?”.
L’unica utilità di un corso di autodifesa è quella di far crescere la propria autostima e la propria sicurezza.
L’unica utilità di un corso di autodifesa è quella di far crescere la propria autostima e la propria sicurezza.
Ed è proprio qui
la fregatura: viene fatto credere di saper fare una cosa che in realtà non
si è in grado di fare.
Quindi si viene portati, anche senza rendersene conto, a
correre più pericoli di prima.
Non parlo di qualche sguardo di sfida in più
lanciato al semaforo tanto per innescare una gara alla Fast and Furious, ma
parlo del semplice non cambiare strada quando vedi un brutto ceffo o del
rispondere a tono in direzione del provocatore di turno “perché tanto io so
come dargli una lezione se ce ne dovesse essere bisogno”.
Tantissime volte il
tutto sta nel prevenire, nel non rispondere alla provocazione.
Usare la forza fisica è l’arma estrema!
Usare la forza fisica è l’arma estrema!
E dico arma non a caso perché con un’arma fai
male e TI puoi far male.
Proprio perché la considero un’arma mi sono fatto
delle domande dalle quali ancora non sono uscito: è giusto dare un’arma alle
persone indifese che hanno paura di essere minacciate con quella stessa arma?
Bhe tecnicamente sì… ma chi mi dice
che queste persone indifese non diventeranno aggressori a loro volta o che
comunque non siano perfettamente in grado di utilizzare quell’arma in caso di
difesa? Nessuno..
Bhé allora è meglio che nessuno abbia un’arma!?!?
Tecnicamente sì, ma praticamente qualcuno ce l’avrà sempre quindi tanto vale
essere armati no? BOH! e allora come si fa?
Su questo non ho una risposta e
negli anni ho ovviato a questo usando la testa ed evitando a priori tante
situazioni e non pensando “visto che pratico SDC mi posso permettere di fare la
voce grossa con i prepotenti”.
Non ha bisogno di pubblicità e di certo non ho voglia né intenzione di fargliene.
Non ha bisogno di pubblicità e di certo non ho voglia né intenzione di fargliene.
Una
persona che ho avuto la possiblità di vedere dal vivo e che può vantare un
palmares invidiabile nel mondo del full contact un giorno disse : “se vogliono
fare a botte girate le spalle e andate via, se vi minacciano con un coltello
scappate il più in fretta possibile e se vi minacciano con la pistola…” a quel punto
si girò di spalle e mimò il gesto di abbassarsi i pantaloni.
MK
Ho pubblicato per intero (e senza correzioni ;-) ) la testimonianza e le osservazioni di "MK", utili come ulteriore punto di vista sulle modalità di insegnamento diffuse e ciò che non viene detto a riguardo.
Faccio giusto qualche osservazione, anche per MK.MK
Ho pubblicato per intero (e senza correzioni ;-) ) la testimonianza e le osservazioni di "MK", utili come ulteriore punto di vista sulle modalità di insegnamento diffuse e ciò che non viene detto a riguardo.
- Nella Muay Thai il famoso "OEEE" è gridato dal pubblico per incitare gli atleti e "rimarcare" i colpi che sono andati a segno.
Gli atleti quando colpiscono, soprattutto in allenamento, usano altri tipi di "suoni" ed espirazioni utili per favorire la corretta respirazione durante un gesto e a volte anche solo per darsi una carica.
In ogni caso è scorretto definirli propriamente "kiai", che è una parola giapponese legata alle relative discipline.
Ovvio che in sostanza si stia parlando della stessa cosa.
- La faccenda del "Blitz" porta con sè varie osservazioni.
Credo di aver inteso il senso del tuo ragionamento: perchè in un corso di autodifesa dovrei studiare tecniche che prevedano di attaccare per primo?
E' vero, ma non bisogna nemmeno cadere nell' errore tipico dell' Aikidoka che pretende di apprendere solo tecniche di difesa, di reazione ad un' azione, finendo per prendere un sacco di botte perchè se ne sta in attesa di intercettare il colpo.
In fondo se la difesa personale efficace prevede anche l' eventualità che sia io ad attaccare per primo (davanti ad un aggressore che incombe), è corretto che si studi questa tecnica.
Tuttavia questo apre la solita osservazione riguardo al fatto che non si tratta di alcuna tecnica militare, il contesto è chiaramente diverso.
Dubito fortemente che un soldato israeliano si trovi per strada a doversi difendere da un palestinese che gli vuole rubare la borsetta...
E questo fa cadere un pò tutto il corollario di mimetiche, presunti colonnelli ed istruttori di "corpi speciali" e così via.
Lo ribadiamo di nuovo: i soldati, oggi, vanno in guerra in squadre organizzate, seguendo missioni ben precise e armati fino ai denti.
Non girano di notte per le strade di Baghdad in minigonna e con lo sguardo perso mentre chiaccherano al cellulare...
Non c'entrano veramente niente con i civili.
I sistemi di difesa personale non sono sbagliati in sè, anzi, ma è il modo in cui vengono insegnati e il target a cui si rivolgono ad essere più che criticabili.
Il guaio è che la gente comune, in virtù della loro specificità, vi si affida con uno spirito ancora più credulone rispetto ad un corso di CinCiunChan, dove spesso si pratica nella consapevolezza di voler solo fare ginnastica o mimare l' uccello del Paradiso che volteggia nelle pianure del Sichuan.
E purtroppo l' argomento trattato non ammette errori, non è possibile saper fare "un pò" una tecnica: quella volta che serve dovrà riuscire e basta.
E sfido la signorotta ad applicare con successo il Blitz al tizio che l' avvicina di notte...
Sarebbe più corretto dirle "A signò, se prenda er Techno Vikingo come boddigar e stà tranquilla"...
mercoledì 13 novembre 2013
Extra - Intro
Intro
Salve, ho il piacere di poter scrivere qui grazie al
propretario del blog e mi sembra doveroso chiarire alcune cose.
Le ragioni di
questa mia scelta è data dalla volontà di dare un’informazione riguardo AMT e
SDC il più ampia e corretta possibile soprattutto per chi si vuole approcciare
o si sta approcciando da poco a queste discipline.
Ritengo interessante anche
confrontarmi con persone che abbiano una visione già più ampia e con meno
paraocchi e spero di incontrarne anche se dopo tanti anni fino ad oggi ho
trovato solo una persona che dopo aver fatto un passaggio da AMT a SDC è
riuscita ad avere una visione più ampia del tutto.
Una domanda comprensibile
potrebbe essere “perché scrivi su un blog non tuo?”.
Lo faccio perché la
persona citata che ritengo aver incontrato è proprio l’autore di questo blog e
perché mi sembra assurdo dover creare più centri di dibattito quando meno ce ne
sono e meno è chiuso il confronto.
Mi
sembra doveroso sottolineare anche che la possibilità che mi è stata data non è
stata frutto di “io ho le idee uguale identiche alle tue” o avergli donato in
sacrificio il mio primogenito maschio, ma lui stesso ha pensato fosse opportuno
darmela dopo un confronto che ha visto tra l’altro un rifiuto iniziale.
Ovviamente non tutto quello che scriverò verrà necessariamente pubblicato
perché giustamente sarà l’autore a decidere l’opportunità di farlo: non perché
vedo lui come il caporedattore supremo del mio pensiero, ma perché magari ho
scritto qualche fregnaccia (sono umano anche io) o qualcosa non particolarmente
degna di nota.
Spero quindi
di aver scoraggiato dall’inondare di richieste simili alla mia le seguenti
categorie :
1) bimbetti incazzati con il mondo, ma che
negli ultimi 5 minuti sono incazzati con qualcosa o qualcuno nel mondo delle
AMT o SDC.
Questa categoria se ignorata dopo ulteriori 5 minuti sposterà l’odio verso altri lidi tipo il professore che gli ha messo 4 oppure il tizio che l’ha guardato storto mentre usciva dai bagni del liceo.
Questa categoria se ignorata dopo ulteriori 5 minuti sposterà l’odio verso altri lidi tipo il professore che gli ha messo 4 oppure il tizio che l’ha guardato storto mentre usciva dai bagni del liceo.
2)troll che si voglio ergere ad
articolisti.
3)Santoni o adepti di tali che
cercano di redimere il prossimo e magari l’autore del blog.
4)Agenti della NSA
5) Fidanzate gelose ed
ossessive.
Ok può sembrare fuori luogo, ma una volta dopo che ho aperto un blog una mia adesso ex ed allora fidanzata per controllarmi si iscrisse sotto falso nome e simulando una falsa identità ha instaurato con me per ANNI una corrispondenza virtuale.
Nel frattempo la stessa si è data da fare sottraendomi, subdolamente e a mia completa insaputa, varie password con le quali controllava le mie attività online.
Sono esperienze.
Ok può sembrare fuori luogo, ma una volta dopo che ho aperto un blog una mia adesso ex ed allora fidanzata per controllarmi si iscrisse sotto falso nome e simulando una falsa identità ha instaurato con me per ANNI una corrispondenza virtuale.
Nel frattempo la stessa si è data da fare sottraendomi, subdolamente e a mia completa insaputa, varie password con le quali controllava le mie attività online.
Sono esperienze.
Cercate di
capire anche che questo post non è scritto dall’autore del blog, ma da una
terza persona quindi evitiamo di fare
uscite verso l’autore del blog
tipo “GNE GNE l’altra volta avevi detto in un altro modo sei un pirla
che si contraddice indi per cui non sai di cosa parli”.
Ripeto sono un’altra persona ho un’altra entità corporea e ho pensieri diversi dall’autore del blog e se vogliamo proprio essere zelanti con una punta di rompicoglionismo avanzato in realtà nessuno ha un pensiero identico ad un altro.
Ripeto sono un’altra persona ho un’altra entità corporea e ho pensieri diversi dall’autore del blog e se vogliamo proprio essere zelanti con una punta di rompicoglionismo avanzato in realtà nessuno ha un pensiero identico ad un altro.
Scriverò
presto, un saluto
MK
MK
domenica 3 novembre 2013
Aggiornamento dei vecchi post
E' da qualche tempo che sto intervenendo per modificare i vecchi post, in particolare quelli più vecchi, per apportare necessarie correzioni.
Parlo di correzioni grammaticali, nella formattazione e nell' esposizione di alcuni concetti, non nei contenuti che sono rimasti invariati.
I primi post erano infatti scritti senza rilettura e con un tono che ora ritengo troppo colloquiale: rileggendone qualcuno mi sono reso conto di strafalcioni nei congiuntivi (sorry!) o frasi un pò troppo difficili da comprendere.
In alcuni casi ho integrato con dei nuovi paragrafi per chiarire meglio un significato, anche perchè spesso finivo per divagare perdendo di vista il topic dell' intervento.
Al momento ne ho comunque ancora parecchi da correggere.
Scrivo questa nota di aggiornamento anche per sottolineare che il blog è fatto soprattutto dai post iniziali, nei quali spiego la mia posizione in modo chiaro.
Provocatorio e spesso volutamente caricaturale ma chiaro, se si ha voglia di leggerli tutti e con spirito.
Parlo di correzioni grammaticali, nella formattazione e nell' esposizione di alcuni concetti, non nei contenuti che sono rimasti invariati.
I primi post erano infatti scritti senza rilettura e con un tono che ora ritengo troppo colloquiale: rileggendone qualcuno mi sono reso conto di strafalcioni nei congiuntivi (sorry!) o frasi un pò troppo difficili da comprendere.
In alcuni casi ho integrato con dei nuovi paragrafi per chiarire meglio un significato, anche perchè spesso finivo per divagare perdendo di vista il topic dell' intervento.
Al momento ne ho comunque ancora parecchi da correggere.
Scrivo questa nota di aggiornamento anche per sottolineare che il blog è fatto soprattutto dai post iniziali, nei quali spiego la mia posizione in modo chiaro.
Provocatorio e spesso volutamente caricaturale ma chiaro, se si ha voglia di leggerli tutti e con spirito.
mercoledì 16 ottobre 2013
10 cose che non avrei mai scoperto continuando a praticare arti marziali "tradizionali"
Se guardo indietro al mio passato mi accorgo di una serie di cose che continuando a praticare quel tipo di arti marziali non avrei mai scoperto.
Alcune di queste riguardano questioni di correttezza, onestà e verità oggettiva; Ma altre, più gravi, riguardano la percezione di quello che facevo e delle mie potenzialità.
Vediamone alcune:
1) I miei colpi erano veramente deboli
Ricordo come se fosse ieri la prima volta che partecipai ad un allenamento di Muay Thai e il modo in cui l' istruttore mi fece notare che i miei pugni erano scarsissimi.
Io ero sicuro di tirare delle bordate micidiali, mi ero (e mi avevano) convinto che con tutti gli anni passati a mimare colpi nell' aria, curando in modo maniacale la posizione e con il busto immobile, i miei pugni fossero perfetti e capaci di sfruttare "l' Energia Interna".
E invece contro un bersaglio vero erano poco più che buffetti, soprattutto se paragonati alle cannonate degli altri ragazzi.
2) La mia forma fisica era scadente
Badare, non sono mai stato un obeso nè mi sono mai lamentato per gli allenamenti "duri".
Solo che un allenamento "duro" non sapevo nemmeno dove stesse di casa.
Credevo di essere allenato perchè sapevo fare piroette, lunghe forme di posizioni senza fermarmi e reggevo senza problemi sessioni di ben trenta piegamenti sulle braccia quando i compagni crollavano.
Quando iniziai a fare sul serio ricordo come a metà allenamento la testa iniziava a girarmi, come dovevo rinunciare agli sparring per mancanza di fiato, e come dopo cinque minuti di corsa vera ero costretto a camminare per non morire lì in strada.
3) L' aggressività ti fa vincere
Ero talmente intriso di buoni valori, parabole su saggi orientali pacifisti e condizionamenti psicologici sull' autocontrollo che davanti ad un avversario aggressivo, cattivo, andavo in panico rifiutando proprio lo scontro violento.
Ero talmente saturo di tecniche e stretegie basate sul contrattacco che finivo per prenderle semplicemente perchè restavo in attesa di intercettare i colpi dell' altro.
E mi incazzavo pure perchè tutte le mirabolanti difese che avevo studiato non funzionavano di fronte ad una gragnuola di cazzotti quasi scoordinati.
4) La lotta è efficacissima
In tutti gli anni passati nelle AMT ricordo che non si sia mai parlato dell' importanza di saper lottare in un combattimento "libero": veniva dato per scontato che il combattimento fosse tutta una questione di striking, coadiuvato al massimo da qualche proiezione o sgambetto.
Il bello è che una parte del programma tecnico verteva proprio su tecniche "lottatorie", ma studiate in modo inutile e collaborativo, solite tecniche numerate che dovevano apparire bene per l' esame.
Zero applicazione e soprattutto... Zero possibilità che quella roba riuscisse per davvero.
Tecniche che oggi mi farebbero sanguinare gli occhi da quanto siano assurde e basate sul niente.
Oggi so che dopo 4-5 mesi di allenamento lottatorio ero già in grado di finalizzare, per davvero, gente molto più grande e pesante di me.
5) La lotta è divertentissima
Inutile dirlo, non mi sono mai divertito tanto nell' allenarmi come da quando lotto.
La mia concezione della pratica marziale era limitata alla ripetizione nauseante di forme ed esercizi, ricordo che nell' ultimo periodo di AMT mi demoralizzavo all' istante non appena il maestro ci diceva di provare gli esercizi a coppie.
Praticamente andavo in palestra per imparare delle recite, lo sforzo maggiore riguardava la memoria pura e semplice.
Scoprire un allenamento realmente attivo e dove si possa letteralmente "inventare" una soluzione diversa ogni volta è stato una liberazione enorme.
Anni di chiusura mentale mi avevano fatto credere che la lotta fosse roba noiosa o per "quelli che non vogliono farsi male", persino un pò frocia... Adesso se mi chiedi di fare uno sparring mi si illuminano gli occhi come ad un bambino a cui dai la Playstation!
6) Ci sono poche tecniche buone e migliaia cattive
Lo so è scontato, ma devo ribadire che solo praticando per un certo periodo e con impegno arti funzionali si riesce a comprendere l' assurdità che sta dietro a decine di arti marziali.
Io ero assolutamente convinto di quello che praticavo in precedenza, e quando non lo ero avevo ancora un sacco di giustificazioni per dargli un senso.
E' tipico.
Poi ti rendi conto che c' è una ragione se le arti funzionali convergono verso le stesse tecniche e gli stessi metodi per allenarle, senza tirare in ballo astrusi principi o metodi segreti.
Esiste un modo migliore, ottimale, per raggiungere un obiettivo.
Ed esistono cose che si possono o non si possono a fare, punto.
7) La difesa personale è un argomento complicatissimo e i maestri non ne sanno nulla
Su questo non transigo: nelle AMT vengono raccontate una quantità abnorme di cazzate su questo argomento, e nessuno ripeto nessuno tra tutti i maestri che ho incontrato in più di 30 anni di pratica e seminari vari sapeva veramente di cosa stesse cianciando.
Tutti sono concentrati sulle tecniche del proprio stile, farfugliano qualche ovvietà di buonsenso per sembrare competenti e saltano a piedi pari tutto ciò che viene prima (e che al contrario è il nocciolo della quesione).
Oggi, con la diffusione del Krav Maga in varie salse e metodi affini, improvvisamente si mettono a parlare anche loro di scenari, tecniche essenziali, psicologia, etc. senza però averne alcuna competenza reale.
Ma non si faceva l' arte marziale che "fin dall' antichità viene usata a scopo difensivo"?
8) Sono portato per fare delle cose e non per altre
E non sto parlando di riuscire a fare la tal piroetta o la forma di posizioni, parlo sempre di sfruttare al meglio le mie attitudini in un contesto credibile.
Nelle AMT si finisce per dare per scontato che pugni, calci e prese vengano più o meno bene a tutti, del resto... basta saperli applicare, no? (adoro questo ritornello)
E invece ognuno ha i propri punti di forza e di debolezza, ma sono molto più sottili del semplice essere più veloci, più agili o più grossi.
So quali sono i miei colpi buoni perchè li provo sul serio; Elaboro attivamente le mie personali strategie di attacco e difesa perchè mi confronto; So che alcune tecniche mi riescono ed altre no, nonostante le alleni allo stesso modo.
Solo provando, e con gente diversa, puoi esprimere il tuo vero potenziale ma anche scoprire cosa è meglio che tu non faccia mai.
9) Le botte, diamine, LE BOTTE!
Anche questa potrebbe sembrare un' ovvietà ma purtroppo non lo è: quando sei abituato da anni a recitare scene di dolore o colpi "risolutivi", finisci per dimenticare cosa significhi provare dolore vero o... procurarlo ad altri per davvero.
Sempre che tu lo abbia mai testato.
Si scopre che un solo cazzotto a segno ti scombina; Oppure, al contrario, scopri di riuscire a sopportarne molto più di quanto pensassi.
Scopri che tutte le parate elaborate che si vedono nelle esibizioni sono pura fantascienza, pura recita coreografica, e allo stesso modo quei modi curiosi di colpire (proprio quelli che trovavi tanto spettacolari e affascinanti) sono pura idiozia biomeccanica.
Le botte fanno male, cazzo!
10) Niente è degno di essere idolatrato
Quando ero immerso nella "setta" era normale continuare a parlare dell' arte marziale, ricondurre ai suoi principi ogni avvenimento della vita, cercare sempre una spiegazione per sostenere le sue verità, le sue tecniche o i suoi esponenti.
Il maestro si rivolgeva ai discepoli (argh) come un padre amorevole, ed essi gli porgevano il deretano con un sorriso.
Sempre con sta cazzo di storia della "grande famiglia", della Via da percorrere per la Vita, degli insegnamenti di saggezza, degli antichi cinesini che sapevano già tutto e lo celavano ai "truzzi minchia porcoddue"...
Quando ci sei dentro ti sembra tutto giusto e, ahimè, assolutamente normale.
Solo insinuando il seme del dubbio riguardo tutte le affermazioni ho potuto liberarmi di quelle suggestioni e atteggiamenti.
Rendendomi conto che oltre a tutte le assurdità tecniche c' erano soprattutto una marea di incongruenze etiche e comportamentali.
Le tecniche che studiavo da anni si sono rivelate tempo perso, approssimative, inapplicabili quando non proprio dannose;
I maestri si sono rivelati dei bugiardi, compiendo atti contrari alla morale che andavano divulgando;
La stessa arte marziale si è rivelata una baggianata, venduta come antica e originale mentre si trattava di un' elaborazione totalmente libera di quattro gatti;
A pagarne le conseguenze tutti gli allievi, quelli di grado più basso, quelle persone che si appassionano di questo genere di arti marziali con ingenuità e tutte le buone intenzioni, finendo per alimentare il meccanismo che pian piano li rende succubi del sistema settario, buonafede o no.
Ogni volta che faccio questo genere di considerazioni mi immagino i lettori, praticanti di AMT, che si mettono sulla difensiva ritenendo la mia un' esperienza estrema, un caso tipico di marzialista deluso perchè capitato nella piccola scuola del cazzaro di paese, che ha fatto allenamenti improvvisati, con tecniche imparate su YouTube, per l' associazione "mondiale" formata da tre palestre in tutto.
Devo quindi ripetermi, non è affatto così: ho la passione per le arti marziali fin da bambino, ho divorato con genuino interesse ogni informazione a riguardo, ho spaziato in diversi stili e partecipato attivamente ad ogni genere di stage per anni, con costanza.
Gli stili che ho praticato sono ben conosciuti e diffusi, alla stessa maniera, in tutto il mondo, con organizzazioni solide e maestri stimati.
Senza contare tutte le storie che mi hanno raccontato altre persone, di altre scuole, e tutto ciò che leggo da anni in forum italiani e non.
Insomma, ho buone ragioni per non ritenere un caso isolato ciò che ho passato io, nè la mia pratica così blanda e singolare.
Sono sicuro che tra i cultori delle Arti Marziali "Tradizionali" ci siano persone validissime e che si allenano da sempre in modo esemplare: ma quelle sono mosche bianche e hanno comunque i loro scheletri nell' armadio, come tutti del resto.
Ognuno può giudicare la propria realtà da solo e decidere se stia facendo le cose per bene e con onestà.
Io ne ero convinto...
Poi mi sono svegliato.
Alcune di queste riguardano questioni di correttezza, onestà e verità oggettiva; Ma altre, più gravi, riguardano la percezione di quello che facevo e delle mie potenzialità.
Vediamone alcune:
1) I miei colpi erano veramente deboli
Ricordo come se fosse ieri la prima volta che partecipai ad un allenamento di Muay Thai e il modo in cui l' istruttore mi fece notare che i miei pugni erano scarsissimi.
Io ero sicuro di tirare delle bordate micidiali, mi ero (e mi avevano) convinto che con tutti gli anni passati a mimare colpi nell' aria, curando in modo maniacale la posizione e con il busto immobile, i miei pugni fossero perfetti e capaci di sfruttare "l' Energia Interna".
E invece contro un bersaglio vero erano poco più che buffetti, soprattutto se paragonati alle cannonate degli altri ragazzi.
2) La mia forma fisica era scadente
Badare, non sono mai stato un obeso nè mi sono mai lamentato per gli allenamenti "duri".
Solo che un allenamento "duro" non sapevo nemmeno dove stesse di casa.
Credevo di essere allenato perchè sapevo fare piroette, lunghe forme di posizioni senza fermarmi e reggevo senza problemi sessioni di ben trenta piegamenti sulle braccia quando i compagni crollavano.
Quando iniziai a fare sul serio ricordo come a metà allenamento la testa iniziava a girarmi, come dovevo rinunciare agli sparring per mancanza di fiato, e come dopo cinque minuti di corsa vera ero costretto a camminare per non morire lì in strada.
3) L' aggressività ti fa vincere
Ero talmente intriso di buoni valori, parabole su saggi orientali pacifisti e condizionamenti psicologici sull' autocontrollo che davanti ad un avversario aggressivo, cattivo, andavo in panico rifiutando proprio lo scontro violento.
Ero talmente saturo di tecniche e stretegie basate sul contrattacco che finivo per prenderle semplicemente perchè restavo in attesa di intercettare i colpi dell' altro.
E mi incazzavo pure perchè tutte le mirabolanti difese che avevo studiato non funzionavano di fronte ad una gragnuola di cazzotti quasi scoordinati.
4) La lotta è efficacissima
In tutti gli anni passati nelle AMT ricordo che non si sia mai parlato dell' importanza di saper lottare in un combattimento "libero": veniva dato per scontato che il combattimento fosse tutta una questione di striking, coadiuvato al massimo da qualche proiezione o sgambetto.
Il bello è che una parte del programma tecnico verteva proprio su tecniche "lottatorie", ma studiate in modo inutile e collaborativo, solite tecniche numerate che dovevano apparire bene per l' esame.
Zero applicazione e soprattutto... Zero possibilità che quella roba riuscisse per davvero.
Tecniche che oggi mi farebbero sanguinare gli occhi da quanto siano assurde e basate sul niente.
Oggi so che dopo 4-5 mesi di allenamento lottatorio ero già in grado di finalizzare, per davvero, gente molto più grande e pesante di me.
5) La lotta è divertentissima
Inutile dirlo, non mi sono mai divertito tanto nell' allenarmi come da quando lotto.
La mia concezione della pratica marziale era limitata alla ripetizione nauseante di forme ed esercizi, ricordo che nell' ultimo periodo di AMT mi demoralizzavo all' istante non appena il maestro ci diceva di provare gli esercizi a coppie.
Praticamente andavo in palestra per imparare delle recite, lo sforzo maggiore riguardava la memoria pura e semplice.
Scoprire un allenamento realmente attivo e dove si possa letteralmente "inventare" una soluzione diversa ogni volta è stato una liberazione enorme.
Anni di chiusura mentale mi avevano fatto credere che la lotta fosse roba noiosa o per "quelli che non vogliono farsi male", persino un pò frocia... Adesso se mi chiedi di fare uno sparring mi si illuminano gli occhi come ad un bambino a cui dai la Playstation!
6) Ci sono poche tecniche buone e migliaia cattive
Lo so è scontato, ma devo ribadire che solo praticando per un certo periodo e con impegno arti funzionali si riesce a comprendere l' assurdità che sta dietro a decine di arti marziali.
Io ero assolutamente convinto di quello che praticavo in precedenza, e quando non lo ero avevo ancora un sacco di giustificazioni per dargli un senso.
E' tipico.
Poi ti rendi conto che c' è una ragione se le arti funzionali convergono verso le stesse tecniche e gli stessi metodi per allenarle, senza tirare in ballo astrusi principi o metodi segreti.
Esiste un modo migliore, ottimale, per raggiungere un obiettivo.
Ed esistono cose che si possono o non si possono a fare, punto.
7) La difesa personale è un argomento complicatissimo e i maestri non ne sanno nulla
Su questo non transigo: nelle AMT vengono raccontate una quantità abnorme di cazzate su questo argomento, e nessuno ripeto nessuno tra tutti i maestri che ho incontrato in più di 30 anni di pratica e seminari vari sapeva veramente di cosa stesse cianciando.
Tutti sono concentrati sulle tecniche del proprio stile, farfugliano qualche ovvietà di buonsenso per sembrare competenti e saltano a piedi pari tutto ciò che viene prima (e che al contrario è il nocciolo della quesione).
Oggi, con la diffusione del Krav Maga in varie salse e metodi affini, improvvisamente si mettono a parlare anche loro di scenari, tecniche essenziali, psicologia, etc. senza però averne alcuna competenza reale.
Ma non si faceva l' arte marziale che "fin dall' antichità viene usata a scopo difensivo"?
8) Sono portato per fare delle cose e non per altre
E non sto parlando di riuscire a fare la tal piroetta o la forma di posizioni, parlo sempre di sfruttare al meglio le mie attitudini in un contesto credibile.
Nelle AMT si finisce per dare per scontato che pugni, calci e prese vengano più o meno bene a tutti, del resto... basta saperli applicare, no? (adoro questo ritornello)
E invece ognuno ha i propri punti di forza e di debolezza, ma sono molto più sottili del semplice essere più veloci, più agili o più grossi.
So quali sono i miei colpi buoni perchè li provo sul serio; Elaboro attivamente le mie personali strategie di attacco e difesa perchè mi confronto; So che alcune tecniche mi riescono ed altre no, nonostante le alleni allo stesso modo.
Solo provando, e con gente diversa, puoi esprimere il tuo vero potenziale ma anche scoprire cosa è meglio che tu non faccia mai.
9) Le botte, diamine, LE BOTTE!
Anche questa potrebbe sembrare un' ovvietà ma purtroppo non lo è: quando sei abituato da anni a recitare scene di dolore o colpi "risolutivi", finisci per dimenticare cosa significhi provare dolore vero o... procurarlo ad altri per davvero.
Sempre che tu lo abbia mai testato.
Si scopre che un solo cazzotto a segno ti scombina; Oppure, al contrario, scopri di riuscire a sopportarne molto più di quanto pensassi.
Scopri che tutte le parate elaborate che si vedono nelle esibizioni sono pura fantascienza, pura recita coreografica, e allo stesso modo quei modi curiosi di colpire (proprio quelli che trovavi tanto spettacolari e affascinanti) sono pura idiozia biomeccanica.
Le botte fanno male, cazzo!
10) Niente è degno di essere idolatrato
Quando ero immerso nella "setta" era normale continuare a parlare dell' arte marziale, ricondurre ai suoi principi ogni avvenimento della vita, cercare sempre una spiegazione per sostenere le sue verità, le sue tecniche o i suoi esponenti.
Il maestro si rivolgeva ai discepoli (argh) come un padre amorevole, ed essi gli porgevano il deretano con un sorriso.
Sempre con sta cazzo di storia della "grande famiglia", della Via da percorrere per la Vita, degli insegnamenti di saggezza, degli antichi cinesini che sapevano già tutto e lo celavano ai "truzzi minchia porcoddue"...
Quando ci sei dentro ti sembra tutto giusto e, ahimè, assolutamente normale.
Solo insinuando il seme del dubbio riguardo tutte le affermazioni ho potuto liberarmi di quelle suggestioni e atteggiamenti.
Rendendomi conto che oltre a tutte le assurdità tecniche c' erano soprattutto una marea di incongruenze etiche e comportamentali.
Le tecniche che studiavo da anni si sono rivelate tempo perso, approssimative, inapplicabili quando non proprio dannose;
I maestri si sono rivelati dei bugiardi, compiendo atti contrari alla morale che andavano divulgando;
La stessa arte marziale si è rivelata una baggianata, venduta come antica e originale mentre si trattava di un' elaborazione totalmente libera di quattro gatti;
A pagarne le conseguenze tutti gli allievi, quelli di grado più basso, quelle persone che si appassionano di questo genere di arti marziali con ingenuità e tutte le buone intenzioni, finendo per alimentare il meccanismo che pian piano li rende succubi del sistema settario, buonafede o no.
Ogni volta che faccio questo genere di considerazioni mi immagino i lettori, praticanti di AMT, che si mettono sulla difensiva ritenendo la mia un' esperienza estrema, un caso tipico di marzialista deluso perchè capitato nella piccola scuola del cazzaro di paese, che ha fatto allenamenti improvvisati, con tecniche imparate su YouTube, per l' associazione "mondiale" formata da tre palestre in tutto.
Devo quindi ripetermi, non è affatto così: ho la passione per le arti marziali fin da bambino, ho divorato con genuino interesse ogni informazione a riguardo, ho spaziato in diversi stili e partecipato attivamente ad ogni genere di stage per anni, con costanza.
Gli stili che ho praticato sono ben conosciuti e diffusi, alla stessa maniera, in tutto il mondo, con organizzazioni solide e maestri stimati.
Senza contare tutte le storie che mi hanno raccontato altre persone, di altre scuole, e tutto ciò che leggo da anni in forum italiani e non.
Insomma, ho buone ragioni per non ritenere un caso isolato ciò che ho passato io, nè la mia pratica così blanda e singolare.
Sono sicuro che tra i cultori delle Arti Marziali "Tradizionali" ci siano persone validissime e che si allenano da sempre in modo esemplare: ma quelle sono mosche bianche e hanno comunque i loro scheletri nell' armadio, come tutti del resto.
Ognuno può giudicare la propria realtà da solo e decidere se stia facendo le cose per bene e con onestà.
Io ne ero convinto...
Poi mi sono svegliato.
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