venerdì 31 maggio 2013

Focus on: "muay tradizionale"

Ero molto indeciso se trattare questo argomento, perchè quello di cui mi è stato richiesto di parlare è qualcosa che non posso nominare direttamente.
Quindi mi riferirò a questa arte marziale solo con il termine di "muay tradizionale", che non significa però in senso assoluto l' arte marziale thailandese da cui si è poi sviluppata la Muay Thai che vediamo praticare oggi, quanto una specifica codifica creata e registrata da un italiano.

Non voglio nemmeno pretendere di saperla lunga a riguardo, nonostante in passato mi sia capitato di imbattermi in essa.
Voglio solo fare qualche osservazione generale che ognuno poi sarà libero di interpretare a proprio piacimento.

Iniziamo quindi col rimarcare questo fatto: la "muay tradizionale" è ad oggi uno stile con un marchio registrato, da un italiano, per identificare qualcosa di specifico che lui ha codificato.
Io ritengo che non ci sia nulla di scandaloso in questo, tutto sommato: in fondo è l' unico modo per tutelare, a livello legale, il lavoro di una persona.
Questo però implica automaticamente il fatto di star parlando di un prodotto, che deve essere differenziato dagli altri per essere proposto in un certo modo e all' interno di un' organizzazione e associazione specifici.
Non so se mi spiego: i termini "Karate", "Kung Fu", "Brazilian Jiu Jitsu", "Kick Boxing", "Muay Thai", "Krav Maga", "Boxe", etc. non possono essere registrati in quanto sono semplicemente parole in una certa lingua.
Solo se viene specificato un tal stile, e di seguito una tal associazione/organizzazione che identifica un gruppo di persone che pratica nello stesso modo, con le stesse regole, facendo (soprattutto) a capo ad uno stesso maestro/i, allora si può registrare un marchio alla stessa maniera (Karate Protocan JKA, Tracy Barda Jiu Jitsu, Picachun PKC e così via); Ma nessuno al mondo può contestare a Cicillo Pizzapasta di star praticando "Karate" per i cazzi suoi, avendolo imparato dalle videocassette in edicola e dai film di Sho Kosugi.

Questo preambolo serve ad osservare che quindi, in questo caso, il fatto di parlare di "muay tradizionale" in realtà non rappresenta realmente il patrimonio totale e reale delle arti marziali siamesi quanto una loro scrematura, buona o meno che sia, operata dalla ricerca di un singolo che se ne è messo a capo.
E' un pò come se io registrassi il nome "Lotta Antica Cinese" pretendendo di essere l' unico vero depositario di TUTTE le tradizioni marziali cinesi, di tutte le province, di tutti i villaggi, di tutte le famiglie, il tutto fruibile secondo un programma tecnico redatto da me, con esami o gradi stabiliti da me e... pagando me.
E se un giorno andaste in Cina in visita ad un antico tempio sperduto tra le montagne e abitato solo da eremiti lontani dalla civiltà che si tramandano da secoli una loro arte marziale autoctona... non starebbero praticando la Vera ed Autentica "Lotta Antica Cinese", perchè quella la insegno solo io!
E non potrai nemmeno aprire un tuo corso di Lotta Antica Cinese, perchè io potrei denunciarti per plagio!
La Lotta Antica Cinese è roba mia, l' ho inventata io, mica tu cinese che abiti in Cina e pratichi lo stile di tuo padre cinese!

Ancora una volta appare evidente come l' introduzione di aspetti commerciali e organizzazioni gerarchico/economiche vari abbiano minato il concetto stesso di arte marziale, che dovrebbe essere esclusivamente "un modo di allenarsi in una certa cosa".
Tanto per fare un parallelo molto affine, nessun nak muay al mondo si azzarda ad affermare di praticare "l' unica ed autentica Muay Thai", anche perchè qualsiasi pincopallino con abbastanza volontà, tempo e denaro può andare in Thailandia ad allenarsi, in decine di camp a scelta, ed imparare alla maniera dei thailandesi.
Al massimo troverà scuole che prediligono un aspetto, o dove si imparano dettagli in un modo invece che in un altro: ma parliamo sempre di dettagli, dal momento che lo scopo del tutto resta sempre picchiare l' avversario usando un certo tipo di tecniche patrimonio comune.
E nessun maestro di Muay Thai si arrogherebbe il diritto di insegnare "quella autentica", perchè oltre a lui ci sono decine e decine di altri maestri che nemmeno ha mai visto e che insegnano altrettanto bene le stesse cose.

La Muay Thai odierna è naturalmente una codifica sportivizzata dell' arte marziale thailandese tradizionale, una delle poche che possano realmente vantarsi di questo aggettivo.
Ma anche parlando di Krabi Krabong o Mae Mai Muay Thai, finchè non si scende nel dettaglio di precise associazioni organizzate a livello legale, è impossibile stabilire chi faccia quello autentico in quanto parliamo sempre di culture marziali che non hanno un unico capostipite o maestro fondatore.
Insomma, se andassi in Thailandia a vagabondare per villaggi imparando qualcosa da vari maestri non legati alla Muay Thai sportiva, potrei a tutti gli effetti dire di praticare un pò di "Krabi Krabong", di "Muay Chaya", in pratica... "Muay tradizionale".

E' forse un pò limitante soffermarsi così a lungo su questo aspetto poco elegante della cosa, ma qui parliamo di delusioni marziali e delle cose che in questo ambiente non vengono raccontate in modo obiettivo.
E io ritengo che prima di raccontare ad una persona di star studiando "gli antichi balli tribali dei Cherokee" forse sarebbe il caso di specificare che non basta andare ad imparare qualcosa da un capo indiano (che viene pagato e ha tutto l' interesse a raccontarti quello che vuoi sentire, tu straniero pieno di soldi ed ambizioni) per poi confezionarlo in un pacchetto di cui sei il rappresentante pretendendo di essere l' unico a poterlo diffondere "legalmente" e in modo "autenticato", quando magari da quelle parti i figli dei veri depositari di questi balli li apprendono da anni e non sanno nemmeno che tu esista.
E magari se la riderebbero pure se lo venissero a sapere.

Come già sottolineato altre volte non sto discutendo dell' impossibilità di praticare queste cose con piacere, o con buoni risultati; sebbene quello che ho visto mi abbia lasciato perplesso, con la "muay tradizionale" uno potrebbe anche imparare a picchiare per bene, tanto più se integrasse il tutto con della sana Muay Thai sportiva e match autentici.
Ma lascia sempre l' amaro in bocca vedere come la commercializzazione forzata finisca per intaccare anche cose che per definizione non potrebbero essere vendute, e come una certa informazione pilotata possa nascondere un' onesta verità su ciò che si pratica.

Nel mondo delle arti marziali un praticante si eleva solo quando riesce a fare a meno di organizzazioni, celebrazioni, sigle, gradi, maestri da riverire e da seguire per la vita, divise ufficiali e regolamentari, nomi, tradizioni, canoni estetici, tecniche.

Un marzialista può capire le arti marziali solo quando si libera di tutto ciò e torna a fare e basta, in qualsiasi luogo, con qualsiasi indumento, senza alcuna limitazione, senza alcuna remora, senza alcuna fissazione, senza alcun obbligo, senza dover rendere conto a nessuno.
Quando torna ad essere, prima di tutto, un semplice uomo.

sabato 11 maggio 2013

Un classico: le tecniche ispirate dagli animali

Stavo riflettendo sulle varie cazzate perpetrate negli anni nelle AMT e mi è venuta in mente in particolare la storia delle tecniche ispirate dagli animali.
In alcuni stili (manco a farlo apposta cinesi... tre quarti delle stronzate marziali arrivano da lì) si dice che gli antichi maestri abbiano osservato i combattimenti o le movenze degli animali per trarne ispirazione e riproporre il tutto in chiave umanoide.
Per quanto possa sembrare poetica o affascinante questa cosa, l' unico senso che gli si possa dare è di tipo folcloristico: purtroppo molte persone non hanno ancora recepito questo punto e credono davvero che un Homo Sapiens acquisisca abilità combattive speciali imitando scimmie, colibrì od onischi (detti porcellini di terra).

Tra le mie passioni (per fortuna ne ho molte altre aldilà delle arti marziali) ci sono anche i documentari sull' etologia e non parlo di Wild o programmi per bimbi su Dmax.
E chiunque abbia il buonsenso per giudicare obiettivamente cosa facciano gli animali, si renderà conto che di cose da cui trarre ispirazione ce ne siano effettivamente tante... meno quelle raccontate nelle AMT.
Vediamo qualche esempio.

- La prima e fondamentale osservazione riguarda una questione evolutiva base, l' individuo "migliore" vince: il più forte, il più sano, il più adattato, il più scaltro... il cosidetto maschio alpha, il capobranco, quello che fa il culo a tutti gli altri.
Sì, è il più forte.
E' il più aggressivo.
E' quello che quando combatte vince, e lo deve fare spesso.
Sa combattere, lo ha imparato fin da piccolo, facendolo, e ora pesta tutti.
Posto che non sia comunque molto accurato paragonare animali come i maggiolini agli esseri umani (tranne svariati casi, ammettiamolo), sta di fatto che i saggi maestroni cinesi avrebbero dovuto capire che se il tuo avversario è grande, grosso, incazzato ed avvezzo alle botte, non basterà tutta la tecnica di questo mondo a te piccolo omino flaccido.
Nota a parte: io sono abbastanza sicuro che questi maestri si allenassero per essere fisicamente forti prima che tecnici, mentre oggi la maggior parte dei praticanti crede che conoscere l' angolo X e la posizione Y colmi qualsiasi gap... ma ho già esposto cosa penso della diffusione odierna di questi stili circensi.

- Gli animali sfruttano le loro peculiarità genetiche, fisiche e strutturali.
Un quadrupede scalcia, perchè quello è un suo colpo efficace; un felino graffia e azzanna, perchè quelle sono le sue armi; Una scimmia morde, strappa, colpisce a cazzo e fa un sacco di male perchè ha le mani libere per farlo.
Ognuno è adattato a fare delle cose e NON altre.
Non c'è alcuna ragione sulla terra per cui un Homo Sapiens dovrebbe mettersi a tartaruga, a stambecco o ad alca impenne.
Tanto più che chi prova a fare certe cose contro un altro tizio che invece combatta come un essere umano, le prenderà di sicuro.

- Quando un animale è piccolo e sfigato, non diventa il Re della Giungla allenandosi a fare forme o respirando in modo curioso: si nasconde oppure ha una cavolo di arma segreta che invita gli altri a farsi gli affari propri.
Il veleno è una di queste, per cui un essere poco versatile come un serpente può permettersi di fare il bullo nella foresta.
Un solo colpo buono (un morso) e ha vinto: no, non è vero, lo ammazzi lo stesso ma poi lo raggiungi a breve, e i tuoi amici lasceranno in pace i serpenti ringraziandoti di averglielo fatto capire.
Buon per loro.
Ci sono animali che sfruttando questo fatto si vestono coi colori del serpente di prima anche se non sono velenosi, così i bulli li lasciano in pace durante la ricreazione.
Ergo, se il tuo aspetto è quello di uno da lasciare stare, non ti prendono di mira.
Nel nostro caso se sei un nerd con gli occhialoni, pallido cadaverico, con il fisico di una limaccia e l' atteggiamento remissivo sarai il primo sulla lista di quelli da picchiare.
Figuriamoci se poi racconti in giro di fare "il wing chun, uno stile cinese full contact adatto a tutti e che richiede solo la tecnica".

- La maggior parte degli animali che hanno scontri violenti sono armati: corna, unghie, canini... non fanno a botte e basta.
Già, anche i primati a noi più simili hanno nel morso la loro prima risorsa offensiva.
Le armi sono universalmente quel qualcosa che da il vantaggio sugli altri e gli animali si vedono bene dallo scontrarsi con chi è "armato", se non è necessario, perchè sanno a quali rischi vanno incontro.
Non c'è nessuna ragione per credere che bastino i pugni cinesi per avere la meglio su un tizio con un coltello.
Non a caso, nel mondo e nella storia (compresa quella cinese), la gente che vive davvero in ambienti a rischio gira armata, altro che studi decennali della forma del pangolino e del fulmine di Pegasus.

- Gli animali che non hanno armi, o non sono veloci, o non sono aggressivi, o sono piccoli e neri e sfigati... si nascondono.
Non cercano le botte, si mimetizzano, spariscono dalla circolazione ed escono a fare la spesa dove e quando non girano i bulli.
Non possono farci niente se sono così e quindi fanno l' unica cosa intelligente che resti.
Un uomo o una donna dovrebbero ammettere senza vergogna che se sono nani, afisicati e pacifisti i bulli gli daranno un sacco di botte, dannazione.
Non basterà fare la boxe cinese col saluto antico del tapiro malese.

- Quando i predatori attaccano in branco, vincono.
Tante prede si salvano ma c'è sempre lo sfigato di turno a cui tocca pagare per tutti, e gli fanno il culo senza tanti ringraziamenti.
Normalmente è proprio il solito "nerd sfigato", malato, il debole della situazione: e lo mangiano vivo. Lo aprono proprio.
Deve essere molto particolare osservare te stesso come sei fatto dentro e vedere qualcuno che se ne ciba.
I predatori lo sanno chi è il debole, non vanno di certo a rompere le palle al più grosso e cazzuto: ma se decidessero di attaccare proprio lui, lo farebbero in tanti.
E c'è gente che crede davvero di studiare qualcosa per difendersi a mani nude contro più aggressori...
Glielo hanno detto i cinesi.
Noto popolo individualista eh...

- All' elefante non rompe le palle nessuno.
Primo perchè è grande, grosso e armato. Secondo perchè è pure furbo e non gira da solo per fare il gradasso.
Se fai "l' antica arte cinese inventata da una donna (pensa te!), che proprio essendo debole e minuta codificò uno stile adatto a sconfiggere quelli grandi, grossi e armati", vedi di raccontartela giusta... stai giocando, ti stai divertendo, ma non credere sul serio di poterle dare all' elefante.

- In natura esistono molte femmine pericolose e letali anche per i maschi.
Certo, soprattutto tra gli insetti, gli esseri viventi più vicini ai maestri cinesi...
Giuro di aver letto di qualcuno che sosteneva l' autodifesa femminile dicendo che in natura sono le femmine ad essere più aggressive e pericolose.
Non so se sia chiara la strumentalizzazione di questa realtà: paragonare, solo quando fa comodo, la ragazzina fashion media di 50kg ad una leonessa o ad una mantide religiosa.
Le femmine animali, dagli insetti in su, hanno caratteristiche e vivono una vita completamente diversa da quella di Hanna Montana.
In natura non c'è il bene o il male, ma soprattutto non c'è nessuna cultura civile paragonabile a quella umana della nostra società; E' una cosa talmente superflua che mi vergogno di doverla scrivere.
In natura qualsiasi animale femmina uccide altri animali per cibarsi, combatte per difendersi, è avvezza a tutto questo per istinto... e magari ha pure dimensioni e aggressività doppie rispetto ai maschi per genetica.
Ora, paragonare un ragno Nephila alla vostra sorellina personalmente lo trovo eccessivo, al limite l' ex moglie.
E se poi vogliamo parlare di donne che si difendono agevolmente ma queste donne sono delle Big Mama afro-americane... torniamo ai punti di prima.

- A fare molta scena in tutta questa storia delle tecniche degli animali è soprattutto una questione estetica, come al solito.
Una faccenda di posizioni assunte che "imitino" (dio solo sa come) posture o atteggiamenti degli animali.
Qualcuno poi si è spinto oltre raccontando che, ad esempio, un colpo veloce ed improvviso sia assimilabile all' attacco di un cobra, oppure che mettendo le dita a zampa di gattino un umano possa colpire allo stesso modo di una tigre coi suoi artigli...
Resta il fatto che questi parallelismi animali siano stati spinti a forza in movimenti umani; Quella che potrebbe a tutti gli effetti essere stata una semplice trovata folcloristica, da sagra di paese, è stata in seguito perpetrata come una serie di tecniche segrete e micidiali, padroneggiate solo dai veri maestroni delle pianure del Sichuan.
In un ipotetico mondo parallelo abitato da scarafaggi evoluti, è come se questi si allenassero a camminare su due zampe e tirare cazzotti per emulare il combattimento umano.
Credo che gli scarafaggi sarebbero più intelligenti e continuerebbero a mangiare i cereali a sbafo, nascondendosi e basta.

martedì 7 maggio 2013

Focus on: l' Aikido

Su richiesta di un lettore del blog vado ad affrontare l' argomento Aikido, anche se avrei dovuto farlo prima per via delle tante osservazioni che ci sono da fare a riguardo.

Vorrei discutere subito dell' onta che quest' arte marziale porta con sè: negli anni passati l' Aikido è divenuto noto alle masse soprattutto per colpa dei film di Steven Seagal.
Chiariamo immediatamente che l' insopportabile e borioso attore ha solo pubblicizzato l' arte (nemmeno volontariamente a dire il vero), ma essa ha una storia ben slegata dalle sue buffonate coreografiche.
Purtroppo però, come spesso accade quando si parla di film, molti aspiranti marzialisti si sono recati nelle palestre di Aikido pensando di imparare a sgominare bande di gangster a suon di braccia spezzate e improbabili combattimenti con katana (tipica arma delle bande giamaicane), restando piuttosto delusi quando poi si sono ritrovati a fare tutt' altro.

Sempre parlando di Seagal, è cosa nota che sia stato il primo occidentale ad avere un Dojo di Aikido riconosciuto in Giappone.
Poi verrebbe da chiedersi che diavolo dovrebbe significare questo, visto che non stiamo parlando di un portoghese che aprì un Dojo durante l' epoca Meiji...
Ma tant'è che i pessimi film di Steven Seagal hanno dato un' immagine decisamente deviata di quest' arte marziale e ancora oggi si trova qualcuno pronto a decantarne il valore "perchè Seagal è un tizio fortissimo".
Penso si sia capito che a me Seagal stia decisamente sulle palle, coi suoi film su misura in cui lui è il classico superfigo della situazione che fa il bullo con tutti e nessuno che gli pianti una bella pallottola in cranio.. ma vabbè, il punto è un altro: si tratta di un uomo enorme.
Siamo quindi alle solite: dove sta il valore di un' arte di combattimento se a praticarla è un umanoide arrogante di quasi 2 metri?

Ora lasciamolo perdere e veniamo ad un' altra questione assai divertente legata all' Aikido: il suo fondatore.
L' Aikido è stato codificato dal maestro Morihei Ueshiba, in tempi piuttosto recenti.
La particolarità della sua storia è che da "normale" marzialista quale era, finì invischiato in una specie di setta religiosa/politica che seguì con fervore, e questa esperienza contribuì in modo decisivo alla "definizione d' intenti" dello stile da lui poi creato, l' Aikido appunto.
E così esso è stato diffuso come una specie di arte della pace, dell' armonia tra la gente, dando adito a tutte quelle storie che si raccontano sui buoni propositi delle arti marziali orientali, spesso confusi grossolanamente con il termine filosofia.
A molte persone piacque proprio questa etica di fondo, al punto di esasperarla e trasformare quindi un' arte "del combattimento" in una specie di circolo degli Orsetti del Cuore.
Perchè l' altro chiaro malinteso riguarda il percorso marziale compiuto da Ueshiba: si dice che abbia ammazzato parecchie persone con le sue arti marziali, che fosse un tipo pericoloso... e tuttavia finì per diventare una sorta di precursore di Scientology, arrivando in vecchiaia a compiere esibizioni discutibili dal tono paranormale.
E' quindi ragionevole pensare che Ueshiba maturò ideali di pace e amore proprio in virtù del suo passato da omicida, e che fosse fondamentalmente un bravo marzialista che, come ogni essere umano, riflettè anche su altre questioni legate al senso della vita.
Ed essendo le arti marziali il suo campo d' eccellenza fu in queste che riversò queste sue ideologie, alla stessa maniera con cui un ingegnere edile appassionato di new age potrebbe progettare strutture a piramide o con richiami runici...

Il problema è che molti praticanti odierni amano riempirsi la bocca delle sue vicende per autenticare il valore tecnico di questo stile... pur praticando solamente la parte annacquata, e non avendo mai nemmeno provato a combatterci.
L' Aikido è infatti oggi, dati alla mano, un' altra di quelle arti marziali rigorosissime e allenate solo con esercizi prestabiliti da fare con compagni che conoscono esattamente cosa debbano fare.
Pare che il senso sia proprio quello, l' armonia tra Tori e Uke: è una cosa molto bella, sensata, affascinante!

Ma SE vogliamo parlare della mera applicazione, cosa resta di tutto ciò?
Naturalmente (come avviene per tutte le arti marziali di questo stampo) anche nell' Aikido sono presenti concetti e movimenti interessanti e potenzialmente molto efficaci, non lo ho mai negato: siamo però al solito discorso, che contro un Paperino preso alla sprovvista si può applicare anche il mitico Calcio della Gru (che, ricordiamo, se ben fatto non c'è difesa..) ma se un' arte marziale si basa sul combattimento contro gli incapaci non è poi così temibile.
Del resto ogni esibizione di Aikido si riconosce per queste capriole svolazzanti che compiono gli interpreti attaccando in modo inconcepibile un eroe che sta al centro, in una palese dimostrazione di concetti stilizzati che però poco hanno a che fare col combattimento o con le aggressioni.

Sempre che questo sia per loro l' obiettivo.
Perchè se devo spezzare una lancia in favore degli aikidoka, c'è da dire che aldilà dei fan di Seagal o degli ostinati "cavoli ormai lo pratico da anni e devo per forza raccontare in giro di spaccare il culo ai passeri", solitamente sono persone che si fanno gli affari loro e non le sparano grosse decantando il loro valore di guerrieri.
E io rispetto chi si pone onestamente per chi è e per quello che fa.

lunedì 15 aprile 2013

Liberarsi di Bruce Lee


Stanno trasmettendo "Dalla Cina con furore" e colgo l' occasione per parlare di un argomento che avrei dovuto affrontare già molto tempo fa.
Penso di averlo scritto in uno dei primi post: anche io da bambino ero un fan di Bruce Lee e mi sono avvicinato alle arti marziali proprio grazie ai suoi film.
Tanti altri lo hanno fatto, a quei tempi la poca informazione riguardo le arti marziali ne faceva a tutti gli effetti un' icona assoluta e per molti era IL Maestro, il punto di riferimento, "il combattente più forte del mondo".

Beata innocenza!
Come tanti altri anche io amavo guardare i suoi film fino a consumare le videocassette a furia di rewind ed avevo imparato a memoria tutte le sue (poche!) battute ma soprattutto le sue movenze, che emulavo davanti al televisore o quando "mi allenavo" da solo.
Col tempo venni anche a conoscenza della sua storia e questo non fece che rafforzare la mia opinione: Bruce Lee era la mia guida nelle arti marziali, il modello a cui aspirare!
Leggevo i suoi libri e non potevo che essere d' accordo con le sue conclusioni; Il fatto che avesse creato un suo stile, il Jeet Kune Do, aumentava ancor di più il desiderio di seguire le sue orme.
Avevo i suoi poster in camera, avevo i suoi libri, conoscevo a memoria i suoi film e addirittura sapevo imitare le sue coreografie.
Bruce Lee era per me l' unico mito degno di nota nel mondo delle arti marziali.

Crescendo venni in contatto con nuove informazioni.
Ad esempio ricordo il primo contatto con la rivista "Samurai", in cui venni a conoscenza di altri maestri famosi: tuttavia non riuscivo a capacitarmi di come potesse paragonarsi a Bruce Lee un [udite udite!] karateka con un nome ridicolo come "Mas Oyama"; molti sembravano riverirlo (era morto da poco) ma in fondo quello era solo un banalissimo karateka!
In fondo tutti gli stili avevano i loro poveri maestri da osannare... ma chi poteva paragonarsi al grande Bruce?
Bruce si vedeva come sapeva muoversi! Quelli invece stavano solo a fare posizioni rigide e forme, proprio quella che Lee definiva la "disperazione organizzata", qualcosa di cui liberarsi!

Tuttavia leggendo la storia di questi altri maestri iniziai ad incuriosirmi perchè anche loro sembrava avessero fatto grandi imprese.
Gli sport da combattimento invece non avevano nemmeno ragione di esistere, saltavo completamente gli articoli in quanto a me interessava solo il combattimento "non regolamentato".
Quelli erano solo sportivi, atleti, niente a che vedere con i veri maestri delle arti marziali!

Per molti anni ancora Bruce Lee fu il mio paladino e non perdevo occasione per citarlo o ricordarlo (non esisteva ancora nessuna scuola di JKD nella mia città, altrimenti l' avrei sicuramente praticato).

Poi qualcosa iniziò a cambiare.
Grazie all' accesso ad internet cominciai ad informarmi in modo più completo e a trovare qualcosa di più che semplici articoli propagandistici.
Ricordo che la svolta avvenne quando lessi di come andò veramente il famoso combattimento con Wong Jack Man, e più in generale di come la maggior parte delle favole raccontate su di lui fossero appunto inventate o ingigantite.
Certo, restava un grande personaggio e cultore di arti marziali; Ma mi resi conto di come fu proprio il fatto di essere un attore ad averlo reso tanto popolare, dal momento che per il resto non aveva dato dimostrazioni di chissà quali capacità di combattente.
E così mentre personaggi a me prima ignoti come Oyama, Gracie ed una stirpe interminabile di Thai Boxer avevano storicamente dimostrato di stendere la gente, Bruce Lee restava fondamentalmente un mito costruito.
Le uniche prove documentate delle sue abilità erano qualcosa di poco rilevante, risse da bulli di paese e tanta, tanta scena in dimostrazioni.

Inizialmente mi rifiutavo di ammetterlo ma quando il buonsenso prese il sopravvento non potei più raccontarmi balle: considerare Bruce Lee un grande combattente era una cosa da bambini incantati, da ignoranti delle arti marziali autentiche.
Gli andava riconosciuto molto, questo sì, ma non nei termini per cui la massa lo conosceva.

Quando finalmente ammisi la verità (a me stesso) e mi resi conto che i veri combattenti erano altri, la magia svanì per far posto ad un piacevole senso dell' ONESTA' e del VERO.
Riguardai i suoi film con occhi completamente diversi, vedendo L' OVVIO laddove prima non ero capace di riconoscerlo.
Quelle che prima erano coreografie giustificabili ora mi apparivano in tutte le loro lacune e assurdità.
Quelle che sembravano verità concettuali da lui scoperte ora mi sembravano le basi banali di qualsiasi arte funzionale.
Senza contare le questioni non legate all' arte marziale, quali la fastidiosa propaganda cinese nei suoi film o quella su egli stesso prodotta in seguito dagli americani.

Mi ero liberato del mito di Bruce Lee, finalmente riuscivo a capire anche io perchè i veri esperti di arti del combattimento non lo osannavano così tanto.

In tutto questo la cosa più sconcertante è che ancora oggi esistono persone che pur essendo nell' ambiente marziale da tempo continuano a vivere il mito di Bruce Lee come dei bambini dalle mani pacioccose.
Ma più di tutto la cosa davvero ridicola, esilarante direi, è vedere uomini adulti che imitano i suoi movimenti, praticano il JKD con ancora in testa le sue coreografie ed emulano quei colpi, quando scommetto che persino Bruce Lee non li contemplasse per davvero nella sua pratica reale.
Se questa gente potesse anche mettersi una tuta gialla e nera e fare gridolini di stampo felino lo farebbe senza pensarci.

lunedì 28 gennaio 2013

Mosche bianche


Un caro amico che insegna (ahimè) in un suo corso di difesa personale mi ha chiesto di fargli supplenza per una sera in quanto non può presenziare alla lezione, forse due.
Ho già assistito in precedenza ad alcuni stralci delle sue lezioni e sapendo che è un tipo intelligente, che è anche uscito indenne da un' aggressione reale (rapinatori armati di coltello), mi ha molto intristito assistere ai suoi insegnamenti derivati soprattutto dalla sua pratica del Wing Chun.

Primo perchè non ho più nessuna fiducia in quello stile di combattimento, le cui posizioni e presunti controlli non sono applicabili in una vera situazione di pericolo nemmeno dai suoi massimi esponenti mondiali, che alla fine smanacciano, scalciano o pizzicano furiosamente sostenendo che ci sia una tecnica sopraffina dietro a tutto ciò.

Secondo perchè ritengo inopportuno insegnare simili perfezionismi a gente che ha scelto un corso di autodifesa e non di arti marziali: in questo senso mi sembrano più appropriati quegli pseudo corsi che ogni insegnante di Jujitsu si inventa per fare cassa.

Ma siamo grandi amici e non mi sono mai permesso di fargli troppe osservazioni a riguardo, ho solo cercato di segnalargli stage o testi che potessero chiarirgli le idee, senza successo; e allora, consapevolmente, ho scelto di lasciargli fare il suo percorso così come io ho fatto il mio.
In fondo anche io in passato ho insegnato delle cose fuori dal mondo.

Si avvicina la sera della lezione e sono molto combattuto su cosa spiegherò ai suoi allievi.
Devo fare una lezione come dico io?
Avendo carta bianca grazie alla fiducia decennale che lega i nostri percorsi marziali, potrei farlo: una lezione in cui invece di dare false sicurezze spiegherò tutte le lacune del fatto stesso di studiare difesa personale, loro, in palestra, con le mosse di Wing Chun.
Oppure mi chiedo se dovrei solo timbrare il cartellino, fargli ripetere gli esercizi che fanno solitamente più qualche altra classica genialata tipo le difese da presa ai polsi.
O magari fargli provare una lezione da sport da combattimento, quello che pratico, al massimo contestualizzando le tecniche per il loro contesto..

Non voglio passare anche io per un istruttore cazzaro, ma non voglio nemmeno gettare fango sul lavoro che lui sta portando avanti. Non lo merita e non è mio diritto.
Alla fine decido che inizierò la lezione con un dibattito sul tema dell' autodifesa, per dare qualche input di riflessione, poi chiederò cosa vorrebbero affrontare in termini pratici.
Roba semplice ma che forse non hanno mai provato.

Arrivo in palestra e trovo solo due ragazzi ad aspettare: so che in quel corso poca gente è costante ma sono un pò deluso; Mi sarebbe piaciuto intavolare una discussione con tutti e mi ero preparato anche degli esempi pratici da fare in funzione dei partecipanti.
Comunque iniziamo e sono in tre, si è aggiunta una delle ragazze e pochi minuti dopo arrivano altri due iscritti, padre e figlio.

Come dicevo li avevo già visti allenarsi, confermando alcune osservazioni personali riguardo ai corsi di autodifesa: vi partecipano soprattutto persone davvero indifese, che non hanno una reale determinazione a faticare e si presentano fisicamente e caratterialmente come vittime sacrificali.
E soprattutto non hanno la più pallida idea di che razza di argomento stiano andando a trattare, si berrebbero qualsiasi cosa.
Ritengo il caso di aiutarli a farsi un esame di coscienza; Chi vorrà approfondire lo farà.

Prendi quel ragazzino: è un perfetto nerd, con gli occhiali, la carnagione pallida e il fisico moscio; Non lascia trasparire nessuna emozione, non sorride mai.
In tutta la sera non l' ho visto sorridere una volta, non dico ridere.
Completa la sua figura una pessima scelta di abbigliamento con tuta griffata... playstation.
Non sono cattivo e non voglio esserlo, ma qui non si sta parlando di essere politicalmente corretti o rispettosi o tolleranti.
Tu sei qui perchè hai scelto di praticare "difesa personale" e certe cose è giusto che le capisca.
Non posso permettermi di ridicolizzarlo, così intraprendo un discorso generale sul perchè siamo visti come potenziali vittime e cosa potremmo fare per apparire meno vulnerabili.
Purtroppo non credo abbia recepito che le osservazioni erano rivolte indirettamente a lui.

Gli altri partecipanti sono abbastanza omogenei, manca però un ragazzo che avevo visto e che non capisco cosa ci faccia in un corso simile: giovane, lo sguardo da duro, la pettinatura da moicano e il fisico che dimostra un allenamento serio di pesistica.
In realtà una mia idea del perchè lo faccia ce l' ho: in questi corsi puoi sembrare una macchina letale senza confrontarti con nessuno e puoi raccontare agli amici che tu studi combattimenti "senza regole".
Roba da duri, roba da veri killer.
Oppure perchè in una qualsiasi palestra di Muay Thai non saresti che uno tra i tanti, e magari le prendi pure da tutti nonostante un aspetto temibile.

Inizio il dibattito e dopo un giro di domande dirette è chiaro che nessuno di loro si è iscritto perchè ha subìto un' aggressione o frequenta posti a rischio.
Tutti, indistintamente, vogliono imparare a difendersi perchè "con quello che si sente oggi in giro...", "non si sa mai", oppure sono affascinati dalle arti marziali e gli è piaciuto quanto proposto.

Non hanno assolutamente idea di cosa significhi essere malmenati da una persona incattivita e naturalmente non hanno nessuna intenzione di sperimentarlo.
Soprattutto si tengono ben alla larga da qualsivoglia sport di contatto, perchè in un corso di autodifesa è tutto così maledettamente facile!

In un corso di difesa puoi convincerti di fare ginnastica seria, ma non raggiungendo gli stessi risultati nel fisico puoi raccontarti che non sei lì per dimagrire o farti i muscoli.

Puoi convincerti di tirare al sacco come i pugili, ma se i tuoi pugni non lo spostano nemmeno di poco puoi raccontarti che non sei lì ad allenarti per salire sul ring con guantoni ed arbitri.

Puoi convincerti di saper sconfiggere i delinquenti assassini, ma se non sai gestire nemmeno l' assalto del compagno di corso puoi raccontarti che tanto quella non è una situazione reale.

Lo so e ne ho conferma: i corsi di difesa personale sono soprattutto una ricerca di autostima per chi ci si iscrive.
E questo rafforza la mia idea che questi corsi andrebbero tenuti in aula con psicologi ed esperti di comunicazione, non da esperti di arti marziali.
Combattere è l' ultima chance a cui nessuno vorrebbe arrivare, e non si affrontano i problemi partendo dalla fine.
Ci saranno anche corsi validi, che affrontano cose sensate in modo sensato ma sono mosche bianche nel panorama generale, a maggior ragione se con il nome difesa personale si maschera un corso di arti marziali adattato.

Il punto è che tutti gli istruttori sono convinti di essere mosche bianche...

venerdì 28 dicembre 2012

Ieri e oggi

Ogni tanto mi trovo a riflettere sulla differenza che passa tra un ragazzino di oggi e uno "dei miei tempi" che decida di avvicinarsi al mondo delle arti marziali.
E non posso che invidiare i marmocchi odierni.

Invidio la disponibilità di informazioni che possono avere grazie ad internet: possono cercare comodamente da casa il tipo di stile che più si avvicina alle loro aspettative, prima ancora di entrare in palestra, evitando di perdere anni a fare idiozie e allenamenti di livello infimo.

Possono confrontare uno stile con un altro, sia grazie ai video che chiedendo a gente più esperta, evitando di farsi abbindolare dal maestro che gli racconta di praticare l' unico stile originale.

Possono appunto visualizzare una marea di filmati e giudicare da soli il contrasto tra chi passa anni a mimare mosse micidiali e chi invece ti assalta a suon di sganassoni, e in generale possono vedere come avvengono delle vere collutazioni, senza sorbirsi le baggianate dei cinesi sui campi di battaglia.

Possono andare in molte più palestre in zona e provare molte più cose, senza doversi fermare al primo corso perchè il maestro gli assicura che tra 10 anni sarà diventato un vero guerriero da campi di battaglia.

Conoscono o hanno già sentito parlare delle MMA e delle verità che hanno stampato in fronte a tutti i sedicenti espertoni di arti marziali fatte di balletti circensi, colpi speciali e posizioni fiorite, e sono già disincantati riguardo a come funzioni un combattimento a mani nude.


Oggi un ragazzino che sente una vera passione per le arti del combattimento umano non deve più passare per la quantità di stronzate e bugie che abbiamo dovuto sorbirci in tanti.
Ha la possibilità di vedere e scegliere.
E non resterà deluso.

giovedì 6 dicembre 2012

Confermare le conferme

E' risuccesso.
Ancora una volta, e senza che abbia innescato nulla io o abbia voluto condizionare nessuno, ho avuto ulteriori conferme di ciò che vado a raccontare da tempo.
I casi riguardano l' idea di difesa personale dei marzialisti contrapposta a quella della gente di buonsenso, e l' ennesimo caso di arroganza ed incoerenza dei sacri maestroni di arti cosidette tradizionali e umanamente superiori.

Partiamo dal primo episodio.
Stavo facendo una piacevole conversazione con un' amica, parlando del più e del meno.
Ad un certo punto mi parla di alcune lezioni che è andata a fare in una palestra di arti marziali, del tipo di cui discuto nel blog.
L' argomento specifico delle lezioni era la difesa personale.
Non descrivo quali tecniche le abbiano fatto provare, le potete vedere in un sacco di video su YouTube tali e quali; Sottolinerei invece l' incredulità con cui lei stessa mi raccontava di queste soluzioni, con la genuinità di chi non ha interesse per le arti marziali e si rende conto che, con quella roba, non sarebbe mai riuscita a difendersi da un aggressore.

Faceva notare all' istruttore che secondo lei durante un' aggressione non sarebbe stata capace di ricordare tutte quelle "mosse" così precise e predefinite.
L' ovvia risposta è stata quella classica dei maestroni, che bisogna provare tante volte, bisogna allenarsi, bisogna crederci.... e bla bla bla.

Io la ascoltavo con interesse e non cercavo di convincerla di nulla: lei stessa mi ha spiegato di come durante un' azione violenta sarebbe andata in panico, le si sarebbe annebbiata la vista, si sarebbe messa a tremare o a fare movimenti energici a caso, molto probabilmente a colpire tipo scimmia e senza riuscire di certo mettere ko un uomo arrabbiato.
Si rendeva conto da sola che un uomo è semplicemente più forte, cattivo e aduso alla violenza, figuriamoci poi se è armato.

Questo, ragazzi miei, è buonsenso.
E' triste, è brutto, non aiuta a sentirsi più sicuri; Ma di certo aiuta a tenersi il più alla larga possibile dalle situazioni rischiose e a non vedere nelle "mosse di arti marziali" una soluzione onesta al problema, per una donna con quell' indole e capacità fisiche (do per scontato che la cosa sia valida anche per un uomo medio).
A me fa sempre piacere ascoltare questo genere di testimonianze, e non per una forma di rivalsa nei confronti di ciò che anche io ho praticato ed insegnato in passato, ma perchè è semplicemente molto più onesto e credibile, oltre che a spingere verso un' idea più corretta dell' argomento autodifesa.
E' la conferma che il punto non sia la mia delusione verso le arti marziali e baggianate annesse: si tratta solo di aprire gli occhi e giudicare le cose liberi da condizionamenti e fantasie.

L' altro episodio riguarda invece l' ennesimo atteggiamento di un maestro di alto livello, di un' arte di quelle mortali ma moralmente elevate, nei confronti di un allievo (a sua volta istruttore da svariati anni e profondamente impegnato nella divulgazione dello stile in questione).
Non posso entrare troppo nei dettagli, anche perchè mi sono stati riferiti e non è mai bello sentire solo una campana.
Diciamo semplicemente che durante uno stage non gli è stato permesso di salutare un altro maestro lì presente che non vedeva da anni.. senza dare ulteriori spiegazioni.
Cioè, uno vuole fare un gesto bello e positivo, nel pieno rispetto dell' educazione e formalità (non durante la lezione per capirci) e viene invitato ad allontanarsi.
Sono questi gli insegnamenti di bontà, amicizia, uguaglianza e moralità delle antiche e sagge arti marziali orientali?
Un gesto che non comportava nulla di male, non era nemmeno questione di etichetta, non c'entrava nè il rispetto nè il momento sbagliato nè altro: chiedi gentilmente di poter salutare una persona che hai visto, finito l' allenamento, e ti viene risposto, davanti a tutti, di andartene.
Per uno strafottutissimo saluto.
Ho visto campioni del Lumpinee sorriderti con umiltà e farsi fare fotografie con tutti senza pretendere nulla.
Ho visto maestri di fama venire ad abbracciarti e scherzare anche durante l' allenamento, esprimendo vera positività e umanità, senza avere nessuna etichetta sacra e antica da dimostrare "per contratto".
Ho visto campioni di MMA tenere stage e prodigare consigli, provando con tutti dall' ultimo arrivato al più esperto, ridendo, scherzando e andando ben oltre i termini pattuiti del seminario.
Tutto questo l' ho visto da parte di chi non pratica nulla che pretende di essere anche moralmente superiore, senza comandamenti, filosofie astruse o parabole di alcun tipo.

Lo so che non è così per tutti, ma di certo non sono io ad esagerare raccontando solo le mie esperienze negative.

martedì 23 ottobre 2012

Giudicare un corso e il suo maestro

Visto che siamo in piena ripresa di stagione (in realtà già da un mese abbondante) ho pensato che potesse essere interessante dare qualche dritta, simpatica e/o provocatoria come sempre, a chi voglia avvicinarsi al terrificante mondo delle arti marziali.
Come sempre vi invito a riconsiderare la vostra scelta, indirizzandola verso sport più salutari (per il fisico e per la mente) o attività tipo Zumba che va tanto di moda e permette di conoscere una quantità di donnine fuori da ogni logica.
Ok, probabilmente non ci combinerete nulla perchè vi prenderanno per gay, però vale la pena tentare.

Dicevamo, uno dei problemi principali nell' iniziare un corso è riuscire a giudicarne la validità.
Non mi ripeterò sui consigli già dati nei precedenti post, stavolta ci concentreremo su un esempio.

Vi presentate in palestra un pò spaesati, chiedendo informazioni in segreteria.
Bene, devo avvertirvi che gli addetti alle segreterie delle palestre non sappiano assolutamente nulla di arti marziali: è inutile che gli chiediate cosa si faccia in un corso o nell' altro, la loro risposta sarà facilmente il sunto di tutti i luoghi comuni possibili ed (in)immaginabili a riguardo.

Negli anni ho assistito alla malainformazione che viene data da principio a chi vorrebbe provare.
Si passa da "nel wing chun si occupano di difesa personale" (ahahahahh!!) a "questi fanno muay thai e fanno pugni e calci, ma questi del kung fu fanno molte più cose e sono più completi" (ahahahaha!!) e così via.
Meglio dimenticare cosa vi dicano in segreteria e cercare di parlare con chi tenga il corso... Peccato che se sarà un maestro di AMT vi dirà le stesse cose!

E' prassi abbastanza comune permettere agli interessati di provare una lezione, per giudicare meglio si dice.
Io però sono abbastanza contrario a queste prove: cosa diavolo dovreste capire facendo una lezione?
Forse che dopo dieci minuti di riscaldamento non stiate già più in piedi?
O al contrario che dieci minuti di riscaldamento siano la loro "preparazione fisica" mentre voi siete avvezzi a farvi 10km in salita prima di cominciare?
Tecnicamente poi non ha senso, il maestro perde tempo per seguire un novellino che magari nemmeno si iscriverà, facendovi provare per un' oretta la base delle basi e che sarà tutto quello che vi rimarrà come impressione della serata: una cosa pallosissima.

Inoltre in questa situazione non avrete modo di osservare e giudicare i praticanti più avanzati, per farvi un' idea più ampia di cosa si faccia e come; Forse arriverete a fine lezione entusiasti per aver finalmente fatto "attività fisica intensa" (...), ma la volta dopo potreste scoprire che sia stato solo uno specchietto per le allodole per farvi iscrivere e per il resto dell' anno praticherete un fottuto kata.

Insomma, io vi consiglio di osservare e basta per un paio di lezioni che tanto la prova pratica non determinerà davvero il vostro interesse o meno.

Ipotizziamo quindi che abbiate chiesto di assistere alla lezione standovene buoni buoni lì in parte.
Se il maestro dovesse rifiutare questa opzione salutate con un bel vaffanculo e scappate a gambe levate (o al corso di Zumba nella sala in parte, anche per ripicca): qualsiasi maestro si rifiuti di mostrare pubblicamente una sua lezione è bacato nel cervello o insegna qualche strana cazzata tipo tecniche ninja e amenità del genere.
Non esiste nessuna ragione per proibire di assistere ad una lezione, era un metodo usato tanti anni fa per infondere un senso di mistico, elitario e speciale a qualcosa che non lo è.
E' un chiaro segnale di un gruppo settario e autoreferenziale, il primo passo verso le sabbie mobili del buonsenso e dell' onestà.
Anni fa mi dissero che, ad esempio, nelle scuole di... "Ninjutsu"... (trovo imbarazzante persino nominarle) era pratica comune quella di oscurare i vetri della palestra o parlare di "allenamenti segreti" a cui era vietato assistere.
Il tutto all' interno di palestre di aerobica e pesistica...

E' curioso notare come per contro in qualsiasi corso di sport da combattimento vi facciano assistere senza nemmeno curarsene quante volte vogliate, tutto il tempo che vogliate, che tanto vi potrebbe venire da vomitare solo nel guardare quanta fatica si faccia e le botte che si prendano.
E di solito chi trova orribile e grezza questo tipo di pratica poi finisce a fare Tai Chi o AMT "adatte a tutti, uomini e donne, dai 0 ai 90 anni". A chi ha orecchie per intendere...

State quindi osservando la lezione: cosa dovreste giudicare?
In realtà è molto più semplice di quanto sembri, anche se non siete esperti di nulla.
Prima di tutto quello che fanno vi deve piacere.
Non smetterò mai di ripetere come tutte queste pratiche siano semplici passatempi, che se da domani avete male al pancino, la morosa vi regala un bambino o iniziate a tirare le quattro ogni notte per fare epici campionati di rutti con gli amici, in palestra potete scegliere di non andarci più.
Al lavoro bisogna andarci che vi piaccia o no, perchè mai dovreste investire tempo e denaro in un' altra attività che non vi faccia stare bene?
Detto questo, ciò su cui vale la pena soffermarsi è il tipo di persone che partecipino al corso e soprattutto l' istruttore stesso.
Il gruppo vuol dire tanto, nel bene e nel male.
Potreste trovarvi in un gruppo di simpatici smidollati, o in uno di nazisti assassini.
L' istruttore potrebbe essere uno tutto parole e niente sostanza, o un campione universale che però non sappia spiegarvi il movimento più banale e non abbia interesse nel vostro miglioramento.
Non serve l' esperienza specifica per avere un' impressione, e l' impressione deve essere positiva, qualunque cosa questo significhi per voi.

Tuttavia vi suggerisco qualche osservazione.

Qual' è il target del corso?
Ci sono signorotte grassocce, bimbilatte esagitati, omuncoli paciosi e in generale persone che guardandole non assoceresti mai alla parola "praticante di arti marziali"?
Vedi gente con gli occhi iniettati di sangue che si mena anche negli esercizi più banali?
O ancora vedi gente che sembri lì solo per allontanarsi un paio di ore dalla consorte?
O persone serissime che non aprono bocca quando parla Egli (il maestrone), si muovono come robot senza esprimere sentimenti, piacere, noia, fatica, lo riveriscono rispettosamente e pendono dalle sue labbra anche se dovesse bestemmiare?
Occhio, perchè quelli saranno i tuoi compagni d' allenamento.

Cosa fanno a livello ginnico?
Ti sembra che il loro allenamento fisico abbia una logica oppure "fanno un pò di corsa e piegamenti sulle braccia"? Per quanto tempo e a che intensità?
Ti sembra che tu riusciresti a fare lo stesso?
Ti sembra che stiano faticando in modo adeguato per un' attività sportiva?
Le considerazioni sarebbero molte ma ricorda: qualsiasi presunta arte marziale che non contempli anche una certa preparazione fisica, di tipologia e intensità specifici, non è un' arte marziale ma un corso di "mosse" per abbindolare i polli.
Ti raccomando di nuovo la Zumba, sudi sei volte tanto, ti diverti cinquanta di più e se ti dice bene poni anche le basi per del sesso di qualità.

Cosa fanno a livello tecnico?
Io non voglio tornare di nuovo sull' argomento, che ne ho già parlato e straparlato, ma renditi conto che in un' arte marziale in cui passi lezioni intere a ripetere forme di posizioni da imparare a memoria (kata, taolu, comunque tu voglia chiamarle), non stai imparando niente di utile al combattimento.
E' come imparare un balletto di Hip Hop, può essere molto fico e fare molta scena, puoi raccontartela sul fatto che tu stia assimilando princìpi e tecniche segrete.. ma non è così, dico sul serio.
Lo so, le forme di posizioni su alcuni fanno molto colpo (me compreso, ai tempi), sono un' affascinante forma di espressione del movimento... ma non servono ad un cazzo, sono fini a sè stesse.
Altri invece le odiano e allora è giusto sottolineare che esse andranno imparate per forza e faranno sempre parte degli allenamenti anche in futuro.
Conosco e ho visto tante persone scazzarsi ed abbandonare per via delle forme e non le biasimo: o le ami o le odi, ma se le ami considera che perderai un sacco di tempo ad imparare coreografie invece che a migliorare delle abilità realmente utili allo scopo.

Ma tornando alla lezione, cosa fanno gli allievi? Le tecniche che vedi ti sembrano... credibili?
Non importa se tu lo capisca o meno, intendo proprio dire la sensazione di credibilità che avverti nel vederle applicare.
Il maestro parla di "se uno tira un pugno così..."?
Chiede di simulare colpi al rallentatore in modo che riesca a reagire come voglia?
Parla di intercettare al volo pugni e calci con le mani?
Quanti movimenti esegue come "contromosse"?
Cura maniacalmente le posizioni in modo che il tutto appaia molto... figo e "marziale"?
Gli allievi si preoccupano a loro volta solo del canone estetico dell' esercizio? O magari finiscono per fare tutt' altro (e magari riesce pure meglio)?
Tutti questi sono i segnali che quello che andresti ad allenare non ti servirà ad un cazzo in termini di apprendimento del combattimento corpo a corpo.
Magari ti piacerà lo stesso, va benissimo.
Ma non servirà ad un cazzo.

Quali formalità vengono rispettate?
La domanda non è così banale perchè se è vero che la maggior parte delle arti marziali orientali seguano delle etichette formali "tradizionali" (ssse... vabbè.) è anche utile sapere che laddove l' etichetta sia molto rigorosa l' ambiente tende ad essere settario e autoreferenziale.
Intendo dire che se la forma supera la sostanza si finisce per far parte di un circolo ricreativo di rievocazione storica, o più correttamente di un club di Giochi di Ruolo.

Ho sentito di posti in cui gli allievi non possano fare domande e debbano rimanere in silenzio tutta la lezione; Posti in cui ogni volta che ci si rivolge al maestro ci si debba inchinare a terra; Posti in cui si sia tenuti a chiedere il permesso per praticare anche altre discipline; Posti in cui sia necessario imparare rituali o termini stranieri pena mobbing all' interno del gruppo.
Se questi posti esistono è perchè alcune persone li trovano adatti a loro, e sta bene; Ma torno a ricordare come tutto questo non abbia nulla a che vedere con le abilità marziali, e soprattutto non renda nessun uomo eticamente superiore ad un altro.
Al massimo lo rende più ridicolo ed invasato.
Take it easy...

Il maestro è disposto a rispondere a tutte le vostre domande?
Certo che se lo interrompete mentre sta facendo lezione è già un bene se non vi manda a defecare ma trovate il modo di parlargli e fargli qualche domanda.
Chiedetegli ad esempio su quali princìpi si basi la sua arte marziale e che tipo di lavoro imposti per gli allievi, poi tornate qui a riportare la sua risposta perchè spesso c'è da sganasciarsi dalle risate.
Un buon istruttore non deve raccontarvi palle, non deve mascherarsi dietro a presunte superiorità del proprio stile, non deve decantarvi campioni o convincervi che praticando con lui imparerete a difendervi perchè è stato tutto testato sui campi di battaglia.
Però chiedetegliela questa cosa della difesa personale perchè dalle risposte si può capire molto.
Prima fatevi spiegare di come con il suo stile ci si possa difendere; Poi chiedetegli quante volte sia capitato di farlo a lui e cosa abbia applicato per difendersi, che a sganassoni sono capaci tutti.

Se lo vedete fuori forma provate a chiedergli come mai lui non si alleni come tutti gli altri oppure dove e con chi lo faccia.
In quanto tempo sia diventato maestro, da quanto tempo pratichi ed insegni, cosa ne pensi di altri stili che magari siete andati a vedere e in particolare di cosa ne pensi degli sport da combattimento, magari gettando un' esca tipo "alcuni amici praticano Muay Thai o MMA, pensa che praticando da lei possa essere in grado di confrontarmi con loro?".
Lo so è una domanda ignorante, ma voi siete ignoranti no? Bene, fate tutte quelle domande "da ignorante" che vadano dritte al punto come frecciate per scoprire che tipo di persona sia.
Forse, messo alle strette, infine vi dirà che tanto con un calcio nelle palle, due dita negli occhi, un colpo alla gola e un pestone "à la cazo" vanno giù tutti...

E così avrete capito che non vi serva a nulla imparare le posizioni dello stambecco celeste e andrete felici a praticare Zumba!

giovedì 20 settembre 2012

Tutti a fare MMA!

Il post di oggi riguarda un paio di episodi di cui sono stato messo al corrente e che mi hanno fatto riflettere ancora una volta sulla taratura mentale di alcune persone.

In pratica dei personaggi che fino a ieri praticavano e, soprattutto, decantavano l' assoluto valore delle AMT, alla fine hanno voluto avvicinarsi anche al mondo degli Sport da Combattimento, nella forma delle MMA.
Fin qui tutto bene, anzi: è lo stesso percorso che abbiamo fatto in tanti.
La curiosità deriva dallo spirito con cui questi novelli esploratori hanno dichiarato di voler praticare: in sostanza per "migliorare la propria AMT",o la propria "ricerca marziale".

Naturalmente non pretendo di stabilire come uno abbia diritto o meno di intendere ciò che fa.
Trovo però abbastanza ostentato questo voler sempre appesantire di valori profondi una pratica sportiva, o il voler difendere a tutti i costi quello che si è praticato fino ad ora, pur ammettendone in pratica l' inefficacia o la pallosità.
E come al solito questo è un atteggiamento tipico dei marzialisti inquadrati e indottrinati, non ancora liberi mentalmente e inconsapevoli di quanto siano stupide le ciance che si raccontano negli ambienti delle AMT.

Se fate un giro sui forum di arti marziali americani, ormai più nessuno perde tempo a discutere se sia meglio il Karate stile A o il Kung Fu stile B, o a esaltare le qualità del tal maestro Y.
Si da per scontato che lo studio realistico del combattimento corpo a corpo riguardi solo certi metodi noti, così come la cosidetta difesa personale si possa studiare con determinate metodologie.
Gli americani sono notoriamente degli ignorantoni esaltati, ma in questo campo hanno purgato già da anni le idiozie sui monaci invincibili o i colpi segreti testati sui campi di battaglia del 5000 a.C....
In Italia invece questo processo sta iniziando solo ora, e questi episodi ne sono la conferma.
Sempre più marzialisti si rendono conto di questa evidenza, le chiacchere stanno a zero: se pratichi una AMT fatta di forme di posizioni, esercizi precalcolati, etichette ancestrali perlopiù travisate e tecniche fatte al rallentatore su compagni immobili e accondiscendenti, non stai allenando nulla che abbia a che fare con il combattimento e qualsiasi cosa di assimilabile.

Non lo dico io per portare acqua al mio mulino, anche perchè come torno a ripetere non devo difendere nulla. E' una questione di ovvietà, qualcosa di testabile e dimostrabile ogni sera in qualsiasi palestra o vicolo oscuro in cui vogliate entrare.
Per quanto possiate essere appassionati e sicuri che il vostro antico stile cinese spacchi il culo ai passeri, per quanto siate assuefatti dalle parole del vostro maestrone dai trascorsi burrascosi, per quanto siate sicuri che ripetendo altre 10.000 volte la forma del facocero ubriaco le vostre abilità diventino impareggiabili.... non potete non ammettere che il modo in cui la gente si allena negli SdC è immensamente più diretto ed efficace rispetto ad anni spesi in ginnastiche antiche e dubbie.

Ma torniamo a noi: dicevo di queste persone che passano alle MMA pur continuando una pratica "tradizionale".
Io capisco quanto sia difficile sputare nel piatto in cui si è mangiato e dover ammettere che tre quarti degli esercizi fatti per anni non abbiano portato praticamente a nulla.
Però il fatto stesso di dover ricercare l' efficacia e la praticità negli "sport stupidi e grezzi per esaltati nazisti", è un' ammissione della poca sostanza delle AMT.
Intendiamoci, qui non è questione di schierarsi da una parte o dall' altra: come sempre parlo solo di onestà nel definire ed inquadrare una certa pratica.

Se sono 6° Dan di Karate Shotokan, con tanto di presentazioni pompose agli stage o atteggiamenti autoritari verso i novellini, e ritengo opportuno andare a fare anche MMA per essere all' altezza di confrontarmi con chi fa MMA... secondo me è una bella ammissione di colpa.
Se fino a ieri raccontavo a tutti della posizione del pugno nel kata 14 e del suo risvolto filosofico ed energetico, ed ora vado a fare Muay Thai perchè così imparo a tirare e basta... forse c'è qualcosa che non va in tutte quelle seghe mentali.

Perchè il bello degli SdC è che nonstante la loro incredibile complessità trattano in modo diretto questioni pratiche e indiscutibli, allenandole in modo chiaro e senza tanti segreti.
Insomma, alleni cose effettive e ti ci diverti.

Sono infatti altrettanto sorpreso della serietà con cui questi personaggi continuano a porsi, come se andare in palestra non possa essere semplicemente uno svago, una cosa piacevole e basta.
Oltretutto pure con la presunzione di ritenere questa nuova pratica solo accessoria a quella tradizionale, quando tutto sta a dimostrare esattamente il contrario.
La cosa ancora più divertente è che chi di loro insegna finirà inevitabilmente per modificare l' allenamento della propria AMT, e molto presto inizierà a raccontare in giro che "nel [AMT qualsiasi] io uso sempre i colpitori, lo sparring libero, le tecniche di [MMA]... proprio non capisco perchè dicano che non vale niente come stile, si vede che hanno conosciuto solo i farlocchi!".
C'è da scommetterci.

E di nuovo torno a ribadire il concetto: non è questione di stile, ma di cosa e come lo alleni.
Solo che questo cosa e come è ben definito da tempo ed esistono stili che hanno scremato tutto l' inutile per concentrarsi solo su questi aspetti.
O più semplicemente tutte quelle cose che oggi rappresentano il 99% di una AMT,una volta erano solo il "di più", l' accessorio, lo studio superfluo...

Se solo la gente avesse le palle per ammettere di praticare cose che hanno poco o niente a che fare con il combattimento marziale, nessuno avrebbe più nulla da ridire.

lunedì 20 agosto 2012

Un aiuto nella scelta II

"Vorrei iniziare a praticare perchè..."

- "...voglio mettermi un pò in forma e le arti marziali mi hanno sempre affascinato"

 Questa è una delle motivazioni più gettonate che spingono la gente verso i vari corsi.
E' molto significativo il fatto che queste persone, che fino a ieri badavano solo a finire la giornata di lavoro, avvertano prima di tutto un problema estetico e si direzionino verso le arti marziali per una pura questione di scelta: la scelta tra fare aerobica/body building/corsa o qualcosa di "più interessante".

Naturalmente non metto in dubbio che da questa banale motivazione uno si possa appassionare alla cosa e viverla in modo completamente diverso, ma vediamo di rispondere alla questione specifica.

Abbiamo il nostro personaggio che verso gli ultimi giorni di ferie al mare, osservando sconsolato la gente fisicata che polleggia sul bagnasciuga, decide di mettersi sotto al rientro ed iniziare una regolare attività sportiva.
Il problema di fondo, benchè non grave, è dato dalla sensazione di dover risolvere un problema che sente urgente in quel momento, con ancora la panza in bella mostra e le t-shirt attillate.
Tornato in città e ripreso il regime normale, solitamente la cosa torna in secondo piano e spesso si autogiustificherà chiamando in causa il lavoro troppo stancante, la cena troppo importante, il telefilm troppo bello da seguire, etc. etc.

Qualcuno però trova il coraggio di passare a chiedere in una palestra, iscrivendosi infine al corso di "la cosa più figa che fate qui, ma dove non ci si fa male mi raccomando!".
Perchè le persone medie che vogliono praticare arti marziali con quei presupposti sono esattamente quelle che poi alimentano tutto quanto di negativo scrivo in questo blog.

Non voglio offendere nessuno sia chiaro, e sono da sempre un sostenitore della pratica fatta in primis per divertimento; Però pensiamoci un attimo...
Perchè mai una persona dovrebbe scegliere le arti marziali in sostituzione di attività volte specificatamente alla cura estetica e salutare del nostro corpo?
Perchè una persona dovrebbe aspettarsi di dimagrire o scolpire i muscoli praticando qualcosa che si focalizza sullo studio del corpo a corpo?
Voglio dire, è evidente che qualsiasi attività fisica abbastanza intensa porti dei miglioramenti atletici, e le arti marziali non sono da meno in questo...

Ma perchè allora, se uno sceglie le arti MARZIALI per questo suo obiettivo... rifiuta categoricamente l' idea di menare le mani o farsi menare da qualcuno?!

Lo dico io perchè, perchè gli viene consentito di farlo.
Una persona è assolutamente libera di scegliere dove e cosa fare, ma dove si allenano arti funzionali (e si fa preparazione atletica come si deve) difficilmente durerà più di qualche lezione.
E questo perchè chi pratica arti funzionali al combattimento ha in testa prima di tutto proprio quello che studia: imparare ad applicare tecniche di combattimento.
La preparazione fisica è necessaria in quanto va di pari passo con la crescita tecnica, ma non è affatto lo scopo del tutto.
Chi ha come obiettivo la sola cultura del proprio corpo va per l' appunto a praticare culturismo, body building, chi ha come obiettivo il solo dimagrimento cura la dieta e va a correre.
Queste persone invece vogliono il pacchetto completo con i minori sacrifici possibili, e le AMT glielo forniscono!

- niente dieta da modificare
- niente impegno regolare anche al di fuori degli orari del corso
- niente fatica eccessiva
- niente confronto realistico contro altre persone
- niente botte
- illusione di praticare misteriosi stili tramandati dagli antichi (affascinanti, per l' appunto)
- riconoscimenti vari con cinture colorate (appagamento per la frequenza dell' impegno)
- illusione di essere letali combattenti senza aver mai combattuto

Io mi metto sempre nei panni del povero cristo che nella sua comprensibile ignoranza prende per buono quello che gli viene detto dal maestro di turno. Non posso fargliene colpa, dal momento che anche io sono stato quel 'povero cristo'.
Accuso piuttosto tutti quei sedicenti istruttori e maestri che non si pongono nemmeno il problema di informarsi ed ampliare le proprie conoscenze, per dare le giuste indicazioni anche in base alle persone che si trovano davanti.

Ma veniamo al punto, se la tua motivazione per iniziare la pratica è questa la mia ricetta è:

- Prima di tutto frena l' entusiasmo e identifica per bene la differenza che passa tra "praticare sport per mettersi in forma", "praticare sport perchè ci interessa" e "praticare sport perchè ci piace".

Nel primo caso considera che mettersi in forma, inteso come calar di peso, comporta sostanziali modifiche nella dieta prima di tutto il resto.
No, non vuol dire "mettersi a dieta" prendendo spunto da Donna Moderna o Men's Health, vuol dire decidere radicalmente di cambiare ciò che mangerai da ora in poi, con il supporto di un dietologo e soprattutto tanta competenza acquisita.
E' una delle cose più difficili al mondo, ai giorni nostri e da noi. Garantito :)
L' attività fisica è complementare a questo, e francamente il modo migliore, più veloce e soprattutto gratuito per dimagrire è andare a correre, non fare le forme di posizioni o gli esercizi a coppie, sudare un poco e dirsi "Ah! che faticaccia che ho fatto stasera!".

Nel secondo caso prendi atto del fatto che nella vita, grazie al cielo, ci sono millemila cose che possono "interessarci": il ballo, la fotografia, il canto, la letteratura, la coltivazione dei peperoncini, la riparazione degli orologi antichi, la calligrafia a mano libera....
Il fatto che una cosa ci interessi non vuol dire che poi, toccandola con mano, ci appassioni per davvero o ci porti a quasivoglia risultato.
Un' attività fatta controvoglia è inevitabilmente destinata a fallire, figuriamoci se in fondo volevi solo calar la panza...

Nell' ultimo caso fai attenzione a non farti coinvolgere troppo dalla miniera di palle clamorose che ti vogliono raccontare i maestroni di AMT, fidelizzandoti e inglobandoti nel settarismo tipico di queste discipline, dove la propria versione delle cose è sempre quella giusta.
Se ti appassioni al kung fu va benissimo, ma mantieni a tutti i costi il tuo spirito critico a riguardo e non pendere dalle labbra dei "superiori" solo perchè hanno "esperienza".
Anche il tuo capo sul lavoro è un uomo d' esperienza, eppure magari lo manderesti a cagare ogni giorno.
Ecco, fai conto che il tuo maestro e i suoi maestri sono solo capi sul lavoro (e magari lo sono davvero!).
E ricorda che se infine hai trovato una cosa che ti piace, è molto bello ma potresti perdere di vista completamente l' altro obiettivo, cioè fare attività fisica vera che porti a dei risultati veri in un tempo stabilito.
Non "fra dieci anni".

- Se non l' ho già detto abbastanza, considera che fare attività fisica per mettersi in forma è faticoso, richiede impegno, sacrifici e tanta ma tanta volontà.
Lo dico perchè c'è gente che al solo pensiero di fare mezz' ora di corsa si sente male o quando fa i piegamenti sulle braccia si ferma per davvero al dieci e pensa solo a quando finiscono.
Conosco ragazzi poco più che ventenni che dichiarano di fare sport, poi li vedi quando si allenano e il loro unico pensiero è rivolto al faticare il meno possibile, trovare l' escamotage per saltare più esercizi possibili invece che chiedere di farne altri.
E' una questione di atteggiamento mentale che fa la differenza.
Se trovi noioso o troppo faticoso allenarti, se al pensiero di andare in palestra o di metterti a sudare ti innervosisci e pensi solo a quando avrai finito... lascia perdere.
Cura la dieta e basta facendo il triplo dei sacrifici e, lasciamelo dire, perdendoti una delle cose più belle di questa vita, il controllo totale del proprio corpo.
Magari fai un pensierino a quelli sulla sedia a rotelle o con malattie che gli impediscono di godere del proprio corpo.

- Se infine hai scelto il tuo corso preferito osserva e giudica gli esercizi ginnici che ti fanno fare, come e per quanto tempo.
Poi chiedi a qualcuno più ferrato in materia di SPORT se si tratti di un allenamento utile al tuo scopo e corretto in generale.
Sì perchè potresti scoprire dopo anni che non hai perso un chilo e magari hai pure fatto esercizi dannosi per la tua salute, per quanto sostengano "gli antichi saggi cinesi che si allenano da sempre in quel modo".



Infine mangia giusto e vai a correre...