lunedì 14 settembre 2015

L' attitudine alla sconfitta

Uno degli ultimi commenti mi ha fatto tornare alla mente una questione di cui non ho mai parlato, ovvero la condizione mentale differente tra i praticanti di AMT e quelli di arti funzionali con sbocco sportivo.

La situazione tipo è definibile analizzando vari aneddoti accaduti in palestra: ci sono quei ragazzi o ragazze che vengono ad allenarsi per la prima volta in un' arte funzionale, sia che si tratti di lotta che di striking, e al momento dello sparring si arrendono letteralmente dopo il primo colpo o alla prima leva non ancora andata a segno.

Come mai?
E' soprattutto una questione di attitudine mentale, o meglio, di condizionamento dovuto al metodo di allenamento al quale sono abituati.
In tutte quelle arti marziali fatte di tecniche mirabolanti in cui si fermano pugni al volo per poi applicare tutta una serie di combinazioni, inevitabilmente si finisce per accettare il fatto che un contrattacco ponga fine all' aggressione.
Voglio dire, tutti sanno che un pugno sul naso faccia un gran male, non ci vuole una scienza per saperlo; Il punto è che in queste arti marziali, per metodologia di allenamento (e non di rado per volontarie ed assurde convinzioni pseudo-morali) nessuno in effetti riceve mai un colpo da KO.

Il massimo che possa succedere è l' incidente, solitamente quando si è poco concentrati e il compagno di allenamento non esegua l' esercizio prestabilito nel modo esatto in cui vada fatto.
In quelle occasioni ecco che qualcuno finisce per prendersi un bel pugno in faccia.
E stiamo sempre parlando di colpi controllati, non pugni aggressivi ed intenzionali...

Ci si abitua all' idea che quel dolore sia già sufficiente a dimostrare le potenzialità di un colpo andato a segno, ma in effetti non ci si abitua all' idea che un attacco veramente intenzionale ti possa mandare nell' aldilà.
Oppure no.
Perchè la cosa incredibile è che molta gente sottovaluta la propria resistenza o il fatto che finchè non sia più in grado di muoversi possa continuare a combattere anche con la faccia sfaldata e una mano rotta.
E no, non basta presumerlo: bisogna viverlo sulla propria pelle.

Una delle esperienze più utili che si possano apprendere nel campo del combattimento è proprio subìre un colpo da KO, un soffocamento che porta allo svenimento o una leva tirata quasi alla rottura.
Il test del pugno in particolare è quello che non di rado porta convinti marzialisti ad abbandonare la propria pratica decennale fatta di combinazioni "risolutive" e forme del crisocione (è un animale dal nome molto divertente e sono sicuro che qualche cinese ne abbia ricavato un balletto marziale).
Vi rendete conto? Un banalissimo pugno, che potrebbe tirarvi l' ultimo dei pezzenti all' oscuro di qualsiasi tecnica di combattimento.
Ci si allena per anni nella presunzione che gli attacchi vengano portati in modi molto esotici e schematizzati, e poi arriva Cicillo Pizzapasta che con una sventola da periferia ti mette in ridicolo davanti alla schiera di ragazze in hot pants.

Sia ben chiaro: tutti i praticanti di AMT sostengono a gran voce che il loro sia uno studio tecnico (???) dovuto all' etichetta tradizionale, e che sia scontata la reinterpretazione di ogni singola tecnica nel contesto "reale"...
E' l' estremo tentativo di giustificare una metodologia di apprendimento che in fondo sanno non essere sensata, ma questo lo percepivano durante le primissime lezioni... In seguito vengono tutti assuefatti alle convinzioni sopra descritte e man mano si autoconvincono di aver inteso chissà quali verità profonde nel loro modo di addestrarsi.
Lo credevo anche io, e lo sostenevo con sincera convinzione.

Questa mancanza di contatto con la realtà unita alla presunzione di terminare le collutazioni con un colpo risolutivo, finisce per modificare il mindset dei praticanti di AMT.
Aggiungiamo quel pizzico della tipica sudditanza psicologica per cui si debba fingere si finisca sempre sconfitti se a farti una tecnica sia qualcuno con un grado superiore, magari il maestro del corso, ed ecco servita l' attitudine alla sconfitta.

E così eccoli arrivare alla prima lezione in un corso in cui provare le cose liberamente sia la norma e arrendersi letteralmente al primo contatto.
Per arrendersi intendo fermarsi durante lo sparring, non reagire e continuare, interrompere per andare a medicarsi anche quando non ce ne sia bisogno, battere la resa al primissimo segnale di dolore.
La condizione che porta una persona a dichiararsi sconfitta alla prima difficoltà.
Perchè in effetti la vera difficoltà non l' avevano mai esperita.

E' anche per questa ragione che ritengo la pratica delle arti funzionali, e l' esperienza agonistica, molto più formative di qualsiasi allenamento decennale di AMT.
E non parlo solo dell' aspetto pratico: c'è una crescita molto più onesta e genuina nello scoprire quanto si riesca a perseverare nelle difficoltà.

Nelle AMT te lo spiegano come se fosse un' acuta riflessione tramandata da saggi maestri eremiti; Nelle arti funzionali lo impari sulla tua pelle da solo.

L' abitudine a combattere insegna a combattere anche le difficoltà della vita.
L' abitudine a fingere di combattere insegna ad arrendersi non appena supponiamo di aver perso.

25 commenti:

  1. So che potrà apparire come un domanda off topic, ma la curiosità è tanta: tu quali sport da combattimento hai praticato? E qualie pratichi adesso?

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    1. Ciao, ho già risposto a questa domanda in passato. Sia sport di striking che di lotta, ma non voglio scendere nello specifico.
      Non è importante chi sia o cosa abbia fatto, perchè il punto non è che io scriva perchè sia un campione o al contrario perchè sia un totale incapace: le mie osservazioni le può fare chiunque a qualunque livello.

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    2. si ma scusami,e te lo dico umilmente, da quello che ho letto su di te,dai tuoi discorsi sugli anni '70 se bruce lee,sul 'catch' giapponese eccetera,mi sono fatta l'idea che tu sia più o meno sulla cinquantina.. senz'altro ne hai più di 45...e alla tua età fai ancora incontri sull'ottagono o in gabbia? quando sai bene che a 35anni un pugile è già a fine carriera e può continuare,solo se già tesserato al maximo fino ai 40? aiutami a capire... guarda che se sei un cinquantino a fare certe performance rischi il coccolone,lo dico per te... è quella l'età.

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    3. Concordo con tutto, però sulle osservazioni, come tu stesso hai detto più volte, influisce tanto la pratica o meno di una AMT. Io avevo un'idea abbastanza realista di un combattimento prima di fare AM, poi ho abbandonato quest'idea perché, con il tempo, è come se la mia mente fosse stata plasmata dal maestro, e ciò non mi permetteva di essere obiettivo.
      Fortunatamente i dubbi arrivarono in fretta, dopo pochi anni, e piano piano riuscì a capire l'inefficacia di ciò che praticavo.
      Ora pratico da poco pugilato e mi trovo molto bene, non esiste più quell'atmosfera di mistero in cui tutto funziona perché il vecchio maestro con la pancia ha rotto le costole al campione di muay thai ( il tutto non documentato, naturalmente).
      Scusami se ho fatto un poema.

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    4. Rispondo ad elisabetta: a parte che sei AMPIAMENTE fuori strada con questo tuo profilo abbozzato, non mi è per niente piaciuto il tono da presa per il culo che hai usato, tanto più che ci sono cinquantenni capaci di far vedere i sorci verdi a tanti ventenni sbruffoni con l' argento vivo addosso.
      Non preoccuparti della mia salute o di cosa faccia o non faccia, pensa alla tua di condizione.
      Il prossimo commento dal tono perculatorio non lo pubblicherò.

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  2. ah, tu puoi perculare chi ti pare ma ti offendi se qualcuno lo fa con te, benissimo. ne conosco a bizzeffe di persone come te,umili disposti al dialogo,a ragionare,gran spiritosoni. poi quando scherzano con LORO,si incazzano come biscie. nessun altro commento da parte mia,non ti preoccupare.

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    1. Hai proprio ragione, sono incazzato come una biscia, mi hai rovinato la serata.
      Sono incazzato perchè mi hai dato del cinquantenne, che non sono.
      Sono incazzato perchè ho amici quasi cinquantenni che si allenano da tutta la vita e sentirli presi per il culo da una ragazzina che maliziosamente sta dando loro dei vecchi a rischio di infarto è molto più irrispettoso che prendere per il culo tutti i marzialisti boriosi di questo mondo.
      Adesso vado a letto senza cena per il nervoso.

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    2. quando facevo arti marziali (quasi 20 anni fa) c'era l'istruttore di karate, campione di non-so-cosa che avrà avuto almeno 55 anni...
      era sesto dan, credo...
      una volta tirò un pugno talmente rapido che me lo persi solo perchè avevo sbattuto le palpebre... :D
      si puo essere d'accordo o meno con le opinioni di arte mortale, ma che un artista marziale a quella età sia da rottamare non credo proprio... :D

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  3. spero che tu stia scherzando. ad ogni modo grazie per la ragazzina,anzi,non vorrei neanche più esserlo,pensa quanto vecchia sono. tutto sommato mi sa che lo sono molto più di te.. sicuramente non sei un 50enne e non sono certo io quella che deve mancare di rispetto a loro. non ti dico quanti anni ho ma forse da qualche parte l'ho scritto pure,nè quanto o cosa ho praticato,faccio come fai te. spero che tu scherzi quando dici che sei incazzato nero ma se è così,scendi dal cazzo quando ti è passata. (ah già, non dovevo risponderti più,da ora basta. se non mi pubblichi,me ne farò una ragione) Buon Appetito!

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  4. complimenti Arte Mortale per il post solido e motivato.
    Dal piccolo della mia esperienza mi ritrovo su molto di quello che tu scrivi, e per aggiungere qualcosa citerei anche quanto cambia fare un round di colpitori con uno che ti sa far lavorare con cognizione di causa se non lo hai mai fatto prima.

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    1. In passato ho raccontato di come la prima volta che feci i pao mi resi conto della drammatica debolezza dei miei pugni, ancora frenati dalle impostazioni tradizionali.
      Grazie per i complimenti, so chi sei e apprezzo il tuo modo di argomentare, a differenza di tanti altri ;)

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    2. Ciao e grazie a te.
      Aggiungo una piccola cosa.
      Trovo che il post si ainteressante non tanto per le differenze poste nelle due pratiche descritte.
      Ma soprattutto in riferimento alla autopercezione di noi, parte che mi sembra essersi un po' persa nella deriva dei commenti che c'è stata.
      Io ho avuto una piccola "epifania" le prime volte che ho affrontato un lavoro di preparazione atletica, premetto che venivo da un contesto in cui questa era vissuta come un qualcosa di negativo, che distoglieva dalla vera ed importante attività di ascolto del corpo e dell'uso di muscolatura profonda.
      Bene, quando mi presentarono una ruota da trattore da sollevare più volte possibile in un minuto pensai "seeee..... ciao".
      Ma poi ci riuscii.
      Questo per dire che ci comportiamo e "siamo" fondamentalmente sulla base dell'immagine che abbiamo di noi.
      E che non importa quali siano i miei veri limiti, ma il mio comportamento sarà dettato da quello che io percepisco essere i miei limiti.
      Ecco... pratiche con approcci "sbagliati" da questo punto di vista, e non ne faccio un SDC vs AM sia chiaro, possono rivelarsi addirittura dannose per noi.
      Una pratica sana dovrebbe porci sempre di fronte ai nostri limiti, farceli sperimentare e possibilmente spostare sempre più l'asticella, non definirli sula base di altro e mantenerli sempre "cristallizzati".
      Questo leggonel tuo post.

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  5. il "test" del pugno è un concetto che mi piace, prova a prenderti un pugno in faccia senza reagire, "anche" da una come me,e non parlo dei cross caricatissimi dei boxeur, quello che io chiamo "girly punch" che non so ne ne conosci la tecnica e se la conosci sicuramente la consideri una stronzata senza senso(se ne danno anche molti negli incontri MMA ho visto) te ne stai lì e io ti rifilo una di queste cartelle assurde. Ma io non te lo darei mai, anche se me lo chiedessi. e se ti facessi scegliere tra uno di questi pugni in pieno viso (senza che tu reagisca ovvio) e un pugno nelle balle, e tu chiaramente sceglieresti al viso perchè sei un vero macho; ebbene io ti colpirei comunque nelle balle PERCHE' TI FAREI MENO MALE.
    bum! per oggi la mia l'ho sparata e tieni conto che anch'io ho subito un paio di KO,e non è un'esperienza da augurarsi e mi sono ritrovata il naso rotto,in allenamenti senza pretese,ma in cui semplicemente "scappa il colpo"
    se voi ritenete che un KO sia un esperienza positiva,forse siete solo dei masochisti che non temono danni cerebrali ( a volte anche permanenti)
    buona serata, e penasteci su

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    1. Io non so se tu mi stia prendendo in giro deliberatamente o sia io a non essere in grado di spiegarmi, però ieri non hai capito l' ironia dell' incazzatura, adesso te ne vieni fuori con questa cosa del KO come se avessi detto di prendersi tutti a cazzotti stando immobili...
      Ok, te lo rispiego senza battute ed ironia.
      Il concetto è che proprio perchè i colpi veri ti mandano KO, e finire KO è davvero una brutta cosa, chi si allena senza correre mai il rischio di finirci (se non per sbaglio) non può capire quanto cambino tattiche, tecniche e spirito nello studiare arti marziali sapendo che i colpi da cui difendersi avranno quella violenza e velocità.
      Allenarsi a difendere colpi assurdi, schematici, telefonati, lenti, privi di rabbia, porta solo ad illudersi di poter applicare tutte quelle belle tecniche proposte in ogni dove.
      No, non serve competere di Muay Thai per forza, tantomeno chiedere all' amico di tirarti un destro full force "perchè me lo ha detto Arte Mortale per capire davvero le arti marziali!"...
      Basta mettersi le protezioni e iniziare a tirare liberamente a ritmo sostenuto, e nel frattempo provare ad intercettare pugni al volo od applicare una a caso delle tecniche proposte nei vari corsi.

      Ora mi sono spiegato meglio?
      Piuttosto tu, noto un tono snob tipico di chi vuole fare il gioco a chi ce l' abbia più lungo, con quei "cross CARICATISSIMI dei boxeur", io che dovrei considerare una stronzata una tecnica perchè non codificata in qualche arte funzionale, io che dovrei sentirmi un vero macho davanti ad una ragazza, "noi" (noi chi?) che dovremmo essere "solo dei masochisti"...
      Ribadisco che tu sia davvero fuori strada nell' idea che ti sia fatta di me, e lo capisco perchè ovviamente da quello che scrivo appaio come un fanatico degli sport contrapposti a tutto il resto.
      Sbagli, e di grosso.
      Non me ne fotte meno di zero dei campioni, e le guerre da quindicenni a chi sia più forte tra lo sportivo, il saggio karateka o l' incursore dei Seals le ho superate da un bel pò, non mi fanno nemmeno più ridere.
      Perciò ti invito a trattenere un pò l' impeto prima di commentare perchè fino ad ora di granchi ne hai presi un pò.

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  6. mi sa che ho preso meno granchi di quello che credevo... ti rispondo con un video, non me lo commentare per favore! è solo una cosa che dovrebbe fare pensare.. o forse no???
    https://youtu.be/ALjL-t6h6Yo

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  7. Ok, scusa se ho trollato. Ovviamente è più forte l'incursore dei SEALs o di qualche forza speciale israeliana o tailandese. Semplicemente perchè su 100 candidati, soltanto uno supera le selezioni, e che si fanno un mazzo tale nell'addestramento che al confronto qualunque allenamento in palestra è roba da bambini. E ahimè,nonostante GI Jane, nessuna donna entrerà mai in queste forze speciali. Ma alla fine,checcefrega??

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  8. Ieri ho visto un video di un fighter di MMA professionista e nel video sosteneva che tutti i fighters entrano nel ring convincendosi ed essendo pienamente convinti di poter battere l'avversario. Mi chiedo io come si può essere sicuri di vincere quando dall'altra parte trovi un avversario del tuo stesso livello ? Come fanno fighters che vengono da un incontro dove sono usciti sconfitti in modo brutale ad entrare nuovamente in quella gabbia sicuri di poter vincere ? Incoscienza ? Alta autostima verso se stessi ? Follia ? So che questo è un discorso che si può fare anche verso altri sport, ma verso gli sport full contact tutto questo credo che assuma dei connotati completamente diversi rispetto al calcio, basket etc... Cioè i rischi sono molto più alti e credo che l'aspetto mentale e psicologico sia un fattore ancora più importante

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  9. Beh, a maggior ragione in un contesto in cui vai a farti del male se non sali sul ring convinto di potercela fare hai già perso in partenza...
    Le botte fanno un cazzo di male, e fin qui ci siamo.
    Se cominci a prendere tante botte, a sentire tanto dolore e nella testa scatta quell' interruttore che ti fa dire "ok, mi arrendo, è troppo" finisce che l' altro te ne da il doppio e a rischi davvero di peggiorare la situazione.
    Certo è agonismo estremizzato, però potremmo vederlo anche come un atteggiamento necessario e anche una caratteristica di chi scelga di praticare un certo tipo di sport.
    Che poi a dirla tutta, nelle AMT lo stesso atteggiamento viene visto quale nobile e valoroso, negli SdC come una tamarrata testosteronica... siamo sempre lì :)

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  10. Ma è un tipo di atteggiamento e mentalità acquisibile ? è innata ?un pò e un pò ? o la cosa è soggettiva e dipende dai casi ?

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  11. Non lo so dire con certezza ma a mio avviso conta molto il carattere di base e il modo in cui si è cresciuti, intendendo l' ambiente e le esperienze.
    Si può acquisire di sicuro, ma è un processo molto personale, non basta di certo che qualcuno cerchi di convincerti...

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    1. Cosa intendi per esperienze e il modo in cui si è cresciuti ?

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    2. La faccio semplice: c'è una bella differenza tra un ragazzino nato e cresciuto a Sparta ed uno cresciuto nel mondo dei My Little Pony.
      Chi cresce in ambienti in cui la violenza è normale, su vari livelli, percepisce e vive il mondo in modo ben diverso rispetto a chi fin dalla culla viene protetto e accudito come se fosse un cristallo di Bohemia.
      Ci sono posti al mondo in cui i bambini fanno a botte un giorno sì e l' altro pure e i genitori se la prendono se non hanno picchiato più dell' altro, ed altri in cui mettono in punizione il figlio (cose tipo una settimana senza il Playstation o il cartone frocio) perchè hanno dato uno spintone al compagno di scuola.
      Naturalmente lungi da me inneggiare alla violenza (giammai), ma è pur vero che quando c'è da tirar fuori le palle si vede chi abbia maturato una certa propensione a "farsi sotto", non so se mi spiego.
      Con le mani, non con gli avvocati o le bandiere colorate su Facebook...

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  12. Si, mi è chiarissima questa distinzione, so benissimo che nascere in un certo tipo di ambiente e con un certo tipo di educazione può portarti ad essere in un determinato modo. So bene anche cosa significa "la prossima volta se le prendi di nuovo non tornare a casa che le prendi anche da me", son cresciuto in una parte di mondo che non è proprio il fiore all'occhiello del politicamente corretto. Ma quello che cerco di dire, mi son spiegato male, è: come è possibile che questo tipo natura, personalità e status mentale possa venire a svilupparsi (anche se in modo molto meno frequente) in persone che sono cresciute e vissute in un limbo tra Sparta e il mondo di My Little Pony se non proprio nel secondo ? In quel caso si tratta di avere un'indole semplicemente "violenta" o ci può essere qualcosa che cade sempre nel bagaglio delle esperienze che ti puoi portare dietro ? Ci sono fighters professionisti (ovviamente la minoranza) che vengono da situazioni familiari buone e son cresciuti in modo tutto al di fuori che spartano eppure arrivano in cima al mondo a prendersi a a botte con quelli nata a Sparta

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    1. Non capisco, perchè trovi così strana questa eventualità?
      La psicologia è qualcosa di molto più complesso di quanto credano gli psicologi :)
      Non è possibile stabilire in modo chiaro le ragioni che spingano qualcuno a ragionare in un certo modo o a fare certe cose, anche perchè sono comunque diverse da persona a persona.
      Personalmente ho raccontato nel blog di come abbia "maturato" una certa aggressività (o chiamiamola determinazione per non farmi passare per pazzo omicida come diceva l' aikidoka tempo fa ahaha) nonostante fossi un tipo più che peace and love, nel mio caso è stata una sorta di ribellione personale ma non riuscirei nemmeno a spiegarla.

      Tanto per fare un altro esempio, cosa spinge un ciccione fannullone ad alzarsi un giorno e decidere di mettersi a dieta ferrea e fare palestra fino a diventare un borioso body builder?
      Se hai idea di quanta fatica e sacrifici comporti un cambiamento simile fai fatica a concepirlo come possibile... eppure succede e non di rado.
      A volte è una delusione amorosa, a volte è il dottore che ti dice che se non lo fai muori, altre volte è pura e semplice passione (ed oggi sembra così difficile giustificare qualsiasi cosa in questo senso...).
      Sono tutte cose troppo personali per spiegarle in due righe.

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