venerdì 31 maggio 2013

Focus on: "muay tradizionale"

Ero molto indeciso se trattare questo argomento, perchè quello di cui mi è stato richiesto di parlare è qualcosa che non posso nominare direttamente.
Quindi mi riferirò a questa arte marziale solo con il termine di "muay tradizionale", che non significa però in senso assoluto l' arte marziale thailandese da cui si è poi sviluppata la Muay Thai che vediamo praticare oggi, quanto una specifica codifica creata e registrata da un italiano.

Non voglio nemmeno pretendere di saperla lunga a riguardo, nonostante in passato mi sia capitato di imbattermi in essa.
Voglio solo fare qualche osservazione generale che ognuno poi sarà libero di interpretare a proprio piacimento.

Iniziamo quindi col rimarcare questo fatto: la "muay tradizionale" è ad oggi uno stile con un marchio registrato, da un italiano, per identificare qualcosa di specifico che lui ha codificato.
Io ritengo che non ci sia nulla di scandaloso in questo, tutto sommato: in fondo è l' unico modo per tutelare, a livello legale, il lavoro di una persona.
Questo però implica automaticamente il fatto di star parlando di un prodotto, che deve essere differenziato dagli altri per essere proposto in un certo modo e all' interno di un' organizzazione e associazione specifici.
Non so se mi spiego: i termini "Karate", "Kung Fu", "Brazilian Jiu Jitsu", "Kick Boxing", "Muay Thai", "Krav Maga", "Boxe", etc. non possono essere registrati in quanto sono semplicemente parole in una certa lingua.
Solo se viene specificato un tal stile, e di seguito una tal associazione/organizzazione che identifica un gruppo di persone che pratica nello stesso modo, con le stesse regole, facendo (soprattutto) a capo ad uno stesso maestro/i, allora si può registrare un marchio alla stessa maniera (Karate Protocan JKA, Tracy Barda Jiu Jitsu, Picachun PKC e così via); Ma nessuno al mondo può contestare a Cicillo Pizzapasta di star praticando "Karate" per i cazzi suoi, avendolo imparato dalle videocassette in edicola e dai film di Sho Kosugi.

Questo preambolo serve ad osservare che quindi, in questo caso, il fatto di parlare di "muay tradizionale" in realtà non rappresenta realmente il patrimonio totale e reale delle arti marziali siamesi quanto una loro scrematura, buona o meno che sia, operata dalla ricerca di un singolo che se ne è messo a capo.
E' un pò come se io registrassi il nome "Lotta Antica Cinese" pretendendo di essere l' unico vero depositario di TUTTE le tradizioni marziali cinesi, di tutte le province, di tutti i villaggi, di tutte le famiglie, il tutto fruibile secondo un programma tecnico redatto da me, con esami o gradi stabiliti da me e... pagando me.
E se un giorno andaste in Cina in visita ad un antico tempio sperduto tra le montagne e abitato solo da eremiti lontani dalla civiltà che si tramandano da secoli una loro arte marziale autoctona... non starebbero praticando la Vera ed Autentica "Lotta Antica Cinese", perchè quella la insegno solo io!
E non potrai nemmeno aprire un tuo corso di Lotta Antica Cinese, perchè io potrei denunciarti per plagio!
La Lotta Antica Cinese è roba mia, l' ho inventata io, mica tu cinese che abiti in Cina e pratichi lo stile di tuo padre cinese!

Ancora una volta appare evidente come l' introduzione di aspetti commerciali e organizzazioni gerarchico/economiche vari abbiano minato il concetto stesso di arte marziale, che dovrebbe essere esclusivamente "un modo di allenarsi in una certa cosa".
Tanto per fare un parallelo molto affine, nessun nak muay al mondo si azzarda ad affermare di praticare "l' unica ed autentica Muay Thai", anche perchè qualsiasi pincopallino con abbastanza volontà, tempo e denaro può andare in Thailandia ad allenarsi, in decine di camp a scelta, ed imparare alla maniera dei thailandesi.
Al massimo troverà scuole che prediligono un aspetto, o dove si imparano dettagli in un modo invece che in un altro: ma parliamo sempre di dettagli, dal momento che lo scopo del tutto resta sempre picchiare l' avversario usando un certo tipo di tecniche patrimonio comune.
E nessun maestro di Muay Thai si arrogherebbe il diritto di insegnare "quella autentica", perchè oltre a lui ci sono decine e decine di altri maestri che nemmeno ha mai visto e che insegnano altrettanto bene le stesse cose.

La Muay Thai odierna è naturalmente una codifica sportivizzata dell' arte marziale thailandese tradizionale, una delle poche che possano realmente vantarsi di questo aggettivo.
Ma anche parlando di Krabi Krabong o Mae Mai Muay Thai, finchè non si scende nel dettaglio di precise associazioni organizzate a livello legale, è impossibile stabilire chi faccia quello autentico in quanto parliamo sempre di culture marziali che non hanno un unico capostipite o maestro fondatore.
Insomma, se andassi in Thailandia a vagabondare per villaggi imparando qualcosa da vari maestri non legati alla Muay Thai sportiva, potrei a tutti gli effetti dire di praticare un pò di "Krabi Krabong", di "Muay Chaya", in pratica... "Muay tradizionale".

E' forse un pò limitante soffermarsi così a lungo su questo aspetto poco elegante della cosa, ma qui parliamo di delusioni marziali e delle cose che in questo ambiente non vengono raccontate in modo obiettivo.
E io ritengo che prima di raccontare ad una persona di star studiando "gli antichi balli tribali dei Cherokee" forse sarebbe il caso di specificare che non basta andare ad imparare qualcosa da un capo indiano (che viene pagato e ha tutto l' interesse a raccontarti quello che vuoi sentire, tu straniero pieno di soldi ed ambizioni) per poi confezionarlo in un pacchetto di cui sei il rappresentante pretendendo di essere l' unico a poterlo diffondere "legalmente" e in modo "autenticato", quando magari da quelle parti i figli dei veri depositari di questi balli li apprendono da anni e non sanno nemmeno che tu esista.
E magari se la riderebbero pure se lo venissero a sapere.

Come già sottolineato altre volte non sto discutendo dell' impossibilità di praticare queste cose con piacere, o con buoni risultati; sebbene quello che ho visto mi abbia lasciato perplesso, con la "muay tradizionale" uno potrebbe anche imparare a picchiare per bene, tanto più se integrasse il tutto con della sana Muay Thai sportiva e match autentici.
Ma lascia sempre l' amaro in bocca vedere come la commercializzazione forzata finisca per intaccare anche cose che per definizione non potrebbero essere vendute, e come una certa informazione pilotata possa nascondere un' onesta verità su ciò che si pratica.

Nel mondo delle arti marziali un praticante si eleva solo quando riesce a fare a meno di organizzazioni, celebrazioni, sigle, gradi, maestri da riverire e da seguire per la vita, divise ufficiali e regolamentari, nomi, tradizioni, canoni estetici, tecniche.

Un marzialista può capire le arti marziali solo quando si libera di tutto ciò e torna a fare e basta, in qualsiasi luogo, con qualsiasi indumento, senza alcuna limitazione, senza alcuna remora, senza alcuna fissazione, senza alcun obbligo, senza dover rendere conto a nessuno.
Quando torna ad essere, prima di tutto, un semplice uomo.

27 commenti:

  1. ovviamente ogni riferimento a De Cesaris è puramente casuale =P =D =P

    (scusate l'anonimo, ma con i profili non mi fa commentare O_o )

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  2. Forse non ha molto a che fare con la discussione ma volevo chiederti una cosa Arte Mortale: qual é secondo te una buona disciplina di striking oltre la Muay Thai?

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    1. Le altre discipline di striking "buone" sono, a mio avviso, sempre le solite: Boxe in prima posizione, Kick Boxing (full contact), Savate, Sanda, stili di Karate sportivo full contact.
      La Boxe primeggia anche perchè la sua stessa natura tiene lontani gli esibizionismi degli altri ambienti, tuttavia per me l' importanza di saper calciare bene è un must.

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  3. Arte,forse mi è sfuggito,ma cosa ne pensi del krav maga? Ovviamente insegnato bene,con istruttori seri e via dicendo,ma mi chiedo perchè noi dobbiamo sempre precisare questo? Esistono anche pessimi istruttori di Savate Muay Thai e altro, ti assicuro.
    Si lo so hai fatto un focus sul Krav,ma hai parlato di un corso pessimo.

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    1. Vedi, io ne penso sicuramente meglio delle AMT in cui pretendano di insegnare difesa personale, ma nella tua definizione sei caduta nel classico errore: "le cose insegnate bene, con istruttori seri".
      Questa affermazione vale per qualsiasi cosa, AMT comprese, ed è purtroppo convinzione di TUTTI di essere capitati nei corsi giusti, con gli istruttori giusti.
      E tutto in assoluta buona fede...
      Va da sè che in tutti i corsi di qualsiasi cosa vi si insegnino anche cose valide, e quindi cosa fa la differenza?
      Sto cercando di spiegarlo da anni, non è riassumibile in due righe.
      Certo che esistono cazzari o istruttori nefandi anche negli SdC, ci mancherebbe, ma finchè parliamo di tecnica la discriminante è facile da individuare: un team dove si insegnano cose sensate, VINCE.
      Un atleta che vince, SA quello che fa e lo sa perchè lo ha imparato da un istruttore capace, in un ambiente formativo. Più si alza il livello delle competizioni, più la vittoria è sinonimo di validità quantomeno a livello di preparazione.
      No, non funziona che Ralph Macchio da nerd rachitico vada a vincere il campionato del mondo...
      Questi parametri valgono per gli SdC: per AMT e sistemi di difesa invece, cosa si può usare come riferimento per poter dire "questi sanno di cosa parlano?"
      Tanto per cominciare ci sono mille scuole diverse in un paese di 10 abitanti, ed ognuno è sicuro di saperne più dell' altro. Non va bene.
      Tra scuole dello stesso identico stile, da una parte fanno l' esercizio (l' esercizio!) così, dall' altra lo fanno cosà.
      Uno ha i soldi per fare duemila stage (stage!) con tanto di diplomini firmati a cazzo e si costruisce una reputazione per questo, l' altro magari non è capace a pubblicizzarsi ma al contrario si è difeso dai Persiani da solo.

      Insomma, il problema è che convincersi di stare nel corso buono perchè l' istruttore sembra uno tosto o perchè altre persone, da un' altra parte del mondo, in un altro contesto sociale, con altre modalità di allenamento e con altro standard di iscritti "fanno lo stesso stile", per me non è una prova di validità.
      Le persone dicono tutte di essere migliorate, ma non hanno modo di dimostrarlo.
      Quella singola volta che lo dimostrano magari si scopre che hanno fatto tutt' altro rispetto a quanto allenato.
      Tutte dicono di trovarsi bene. Non fa testo.
      Insomma, per certe pratiche abbiamo modo di dimostrare nero su bianco la validità degli insegnamenti, ma per le altre?
      Nel frattempo sto ancora aspettando di vedere una ragazza minutina che con il Krav Maga neutralizzi un uomo normale veramente infuriato e veramente deciso a farle del male.
      E continua a venirmi in mente il test del pugno...
      Io non penso di poter reggere un pugno di un tizio veramente incazzato e più grosso di me, e pratico da una vita: proprio non riesco a visualizzare la scena della ragazzina che riesca a farlo grazie a palmate e ginocchiate.
      Chiaro che poi non tutto si riduca a questo, ma tanto per capirci.

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    2. sì,però allora qui si torna al discorso che ho fatto la prima volta; se il krav maga o arti simili non servono ad una ragazzina per difendersi da un energumeno,allora non servono a niente. Perchè il marcantonio palestrato non ne ha bisogno; in primis perchè nessuno gli passa x la testa di aggredirlo, poi perchè nel caso,non ha bisogno di mosse strane,dita negli occhi,palmate nei genitali..se la cava con due pizze ben date e finisce lì. Non parlo per me,sono bodybuilder e un pò di forza ce l'ho, ma io penso che il krav maga e simili debbano proprio servire alla ragazzina, al ragazzo sottopeso,ai deboli,insomma,per difendersi dai forti ( e per forti non intendo gente come Petrosyan,ci mancherebbe). Altrimenti non ha senso. O sbaglio?

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    3. Io sono di un parere leggermente diverso, di una sfumatura diversa diciamo.
      Quello che cerco di far capire è proprio il fatto che la ragazzina e il ragazzino, i deboli insomma, siano praticamente carne da cannone di fronte alle situazioni in cui credano di potersela cavare a suon di arti marziali.
      CARNE DA CANNONE.
      Le arti marziali rendono esageratamente più pericolose le persone già pericolose per attitudine, stazza, forza, etc.
      Gli omini e le Winx grazie ad esse possono incrementare di qualche punto le loro chances di cavarsela ma il punto, e penso che ne discuterò in un nuovo post, è che troppa importanza viene data alla tecnica in confronto ad altre abilità ed attitudini che aumentino davvero le possibilità di farcela... o come preferisco pensare io, la diminuzione delle probabilità di essere potenziali vittime.

      E' un mondo ingiusto in cui i deboli finiscono macellati come agnelli a Pasqua.
      Va però osservato che in effetti non tutte le donne o gli omini siano talmente piccini picciò da morire al primo buffetto, tutti provano a vendere cara la pelle e sono in grado di danneggiare un aggressore (... il test del pugno sta sempre lì eh...).
      Ma la favola dell' orso con la persona media capace di sventare stupri, rapine, aggressioni omicide grazie a due nozioni di Krav Maga è tale e quale alla propaganda dei corsi di kung fu.
      La messa in pratica di tutte queste cose, anche le più banali, passa necessariamente da tante, TANTE ore di allenamento molto determinato e soprattutto attitudini caratteriali che non si guadagnano imparando le tecniche.
      Discutevo proprio in un post del valore degli sport competitivi e di contatto proprio in questo senso, l' abitudine al sacrificio, l' abitudine al subire dolore e perdere, la volontà di RAGGIUNGERE un traguardo (la vittoria) e non di FUGGIRE da un problema (la paura di essere aggrediti) e tante altre cose che in altro genere di corsi non si possono ottenere con la stessa chiarezza.

      Tu dici di saperti difendere, bene: toh, leggo bodybuilder, toh, leggo appassionata e praticante di Krav Maga da lungo tempo, toh, leggo (tra le righe) un tipo di carattere determinato e persino aggressivo, toh c'hai pure un sacco di riferimenti ad uno dei popoli più "pacifici" della terra nel tuo profilo :)...
      Ecco, già non fai più parte della categoria di persone indifese che dovrebbe giovare di questi sistemi.
      Ora prova a supporre di insegnare le tecniche che conosci alla tua amica o amico più indifesi, deboli, pacifisti, spaventati dal confronto violento e fisicamente scoordinati e rifletti sulle loro reali possibilità di neutralizzare... TE.
      Non sono questi i valori in campo?
      Non sono queste le persone di cui parli?

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    4. Sì,hai ragione ma io credo che se dovessi insegnare (non sono abilitata all'insegnamento),preferirei farlo a queste persone che non a quattro esaltati che si credono i cugini di Rambo, che appena leggono "Arte dei servizi speciali israeliani" pensano di fare i commando per le vie di Gaza,e che magari rifilano un colpo alla carotide durante una lite per futili motivi. Ecco,queste sono veramente le persone che mi fanno paura.

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    5. Beh, è chiaro, io sono il primo a detestare gli esaltati e ho tirato in ballo spesso l' esempio degli appassionati di... aggressione personale.
      Però ho visto un pò di corsi composti da allievi che sembravano bimbi spauriti, mi pare di averci fatto anche un post dedicato, e la conclusione è sempre quella: questa gente non ha speranze.

      Ma la cosa peggiore è che non sia così perché effettivamente non ci siano speranze a prescindere, piuttosto perché le modalità di questi corsi non spingono la gente (questa gente) a fare un cambiamento di livello caratteriale: propinano solo un sacco di tecniche e nozioni, magari giuste ma non sono quello di cui hanno bisogno.
      Serve molta più psicologia di quanto si voglia far credere, ma di stampo molto... spiccio.
      L' autodifesa migliore che si possa insegnare è l' acquisizione della determinazione, del senso pratico, della sicurezza di sé stessi.
      E non c' entrano nè maestri cinesoidi con le loro banalità retoriche nè il sergente Hartman, a mio avviso...

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    6. Il Sergente Hartman, solo per continuare il tuo esempio paradossale, però con quel trattamento sadico cui sottopone le reclute lavora proprio su quello che dici.
      In maniera scientifica anche se improntata al solo obbiettivo a breve termine.
      Trasformare in qualche mese di addestramento un cittadino civile e rispettoso delle regole in un disadattato che non esita a premere un grilletto e a far saltare la testa a chi gli viene detto essere un nemico.
      Cosa che poi impedisce un rientro dei reduci nella società civile, sia per la "diffidenza" degli altri sia la difficoltà di cambiare di novo il "set-up" mentale.
      Io di KM ho avuto pochissime esperienze quindi posso essere stato fortunato, ma,conscio che forse è solo un aimpostazione dell'insegnante, l'attenzione al mindset era fondamentale per i primi mesi di corso.
      Ovviamente non nelle maniere estreme del sgt. Hartman. :)

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    7. si confermo; nel KM "insegnato bene" gli aspetti psicologici e comportamentali dell'autodifesa hanno un grande risalto, e non solo a inizio corso. Per questo sostengo che praticare un qualunque SdC non è utile per l'autodifesa: autodifesa se insegnata in maniera corretta parte da delle basi di condizionamento mentale e psicologico. Non esiste di insegnare come fanno alcuni,solo una serie di mosse standard e studiarle mille volte nei contesti di una palestra. Poi non so, forse Arte è di un'opinione diversa

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    8. @Fabry.Pook: sono d' accordo, ma se permetti lì parliamo di militari che debbano essere mandati in guerra, non di civili che debbano imparare a difendersi.
      Il metodo traumatico è senz' altro efficace però mi piace credere che chi blateri di autodifesa per i civili non debba creare dei Marines.
      @Elisabetta: sono di un' opinione diversa nella misura in cui dici che la pratica di uno SdC non sia utile per l' autodifesa, perchè al contrario lo ritengo molto più utile di tutto il resto, sia a livello tecnico che caratteriale.
      A livello tecnico per via dell' allenamento pratico e costante di colpi e strategie; a livello caratteriale per le cose già spiegate.
      Secondo me in effetti l' ideale sarebbe praticare uno sport di contatto E un sistema di difesa, per colmare le lacune specifiche dell' una e dell' altra disciplina.

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    9. Arte per quanto riguarda il voler apprendere l'autodifesa non sarebbe meglio l'apprendimento di un paio di SdC diametralmente opposti? Un sistema di difesa in cui si apprendono le tecniche più in modo mnemonico che di fatto credo sia piuttosto limitante per qualcuno abituato ad uno sport da combattimento...

      Ah riguardo il messaggio di prima,perché ritieni il saper calciare bene un must?A livello strategico,per quanto riguarda la difesa personale,i calci alti ad esempio della kick o del taekwondo non sono svantaggiosi in un confronto reale? In pratica si offre la gamba all'avversario e ci si toglie un punto d'appoggio....

      A proposito,qual è la tua opinione sui libri di arti marziali/sport da combattimento?

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    10. @Andrea: in realtà praticare due SdC opposti (è meglio dire complementari, però) è una buona idea nell' ottica di avere la visione più ampia possibile del combattimento a mani nude, ma non affronta nello specifico all' argomento autodifesa.
      Imparare tecniche in modo mnemonico è tipico delle AMT, e infatti è il metodo di apprendimento peggiore possibile (ma sai, ci devono basare gli esami per le cinture!).

      Non parlavo di calci alti, che sono appannaggio di chi li padroneggia più che bene (e sì, anche in jeans checchè se ne dica) ma di low kick e udite udite anche certi calci del Wing Chun diretti al ginocchio della gamba d' appoggio.

      Libri? Mah, sono utili solo a chi si allena già da tempo... Fermo restando che pensare di imparare le arti marziali da un libro è come pensare di imparare a nuotare alla stessa maniera.
      Ad oggi poi non vedo il motivo di leggere libri per l' argomento specifico, ci sono video in ogni dove, pure troppi. (ovviamente a meno che non trattino tutt' altri aspetti)

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  4. Questo mi ricorda un tizio che anni fa aveva registrato il marchio Systema, con tanto di R inscritta nel cerchio. Adesso è sparito lui e il suo sito;questo tizio prtendeva anche di insegnare Krav Maga,ovviamente. In fondo che ci vuole,basta insegnare due calci nelle balle e dire che è 'israeliana'

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  5. esempio,questo non è krav maga ma systema; lo si legge anche nelle scritte in cirillico sulle magliette, ma io dico perchè si contrabbanda il systema per krav maga? non voglio entrare nel merito del systema; systema è un panzone di oltre 50anni che mette ko (KO!) della gente con colpi sulle braccia; non conosco il systema,credo che in italia lo insegnino davvero in pochi,credo che le forze speciali russe i suoi segreti se li tengano ben stretti. Per la cronaca,gli spetsnaz russi sono stati molto entusiasti dei corsi organizzati dalla Krav Maga Academy,italiana!
    https://youtu.be/tEFohAsvfPQ

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  6. @ArteMortale: condivido in pieno.
    Ho continuato il tuo esempio paradossale, non intendevo dire che chi si occupa di civili faccia bene ad usare le stesse metodologie usate per dei soldati.
    Chi lo facesse sarebbe un criminale.
    Intendevo solo dire che a mio personale parere il corso di DP ha il "mindset" come prima priorità.
    Spesso il corso di SDC mette a studiare le basi ed il "mindset" si crea successivamente, quasi come "conseguenza" di quello che dici: fatica fisica, lavoro a contatto, ecc...

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  7. io credo,ma qui non vorrei approfondire il discorso anche perchè tu sai quali sono le mie simpatie, che molti pregiudizi sul Krav nascano da pregiudizi anti israeliani. Non gli va a molte persone che nelle palestre di krav maga troneggi la bandiera israeliana; ma qui non voglio fare un discorso politico, non è la sede e poi francamente,della politica non ne posso più!

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    1. Mah, personalmente non ho mai visto nè sentito di pregiudizi verso il Krav Maga per via delle sue origini, tra l' altro le bandiere nazionali "di riferimento" si trovano in ogni corso senza che nessuno se ne curi.
      Certo la bandiera israeliana richiama a situazioni politiche di attualità ma non saprei dire quanto influisca sulla scelta della gente... di sicuro non trovi musulmani nei corsi! :)
      Io penso che la politica debba stare molto al di fuori dell' ambiente marziale, purtroppo esistono vari corsi in cui invece venga sottintesa (o palesato in modo più che esplicito) l' ideologia di parte.
      Se scoprissi di allenarmi in un corso implicitamente di destra o di sinistra, di sopra o di sotto, me ne andrei immediatamente.

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    2. hai ragione sul fatto che l'ideologia politica non deve entrare nelle specifiche di un corso; sarebbe come non voler fare jujutsu perchè si è contro l'imperialismo giapponese! o roba simile. e ti devo contraddire; esistono anche dei musulmani nei corsi di Krav,perchè non tutti i musulmani son jihadisti (per fortuna!) :)

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    3. arte,in fondo di corsi tipo 'this is true israeli krav maga' 'fuck jewish haters' non ne ho mai visti.: è come dire corsi di systema che affermano: W Putin. Non ne conosco XD

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    4. però,adesso mi rendo conto di avere scritto un pò un'inesattezza; perchè una forte componente nazionalistica è presente in molte AM. Basti guardare il taekwondo, il wushu cinese, lo stesso Systema da quel che so ha una componente patriottica di tradizione russa e pure religiosa legata al cristianesimo ortodosso. Forse noi italiani non siamo abituati a queste cose, non avendo una vera arte marziale autoctona.

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    5. Non parlerei di nazionalismo nell' accezione comune del termine, al limite di orgoglio per la propria tradizione marziale e di esterofilia per i praticanti di altre nazioni.
      Ahaah mi hai proprio fatto venire in mente quei maestroni di AMT che siccome praticano un tal stile automaticamente si sentono stranieri o difendono a spada tratta la tal nazione.
      Materiale per un post ahahah.

      Di arti marziali italiane autoctone ce ne sono: s' istrumpa, liubo, le varie scuole di coltello e di scherma senza contare campioni ASSOLUTI di lotta dei tempi romani (quella di Spartaco non è una leggenda, è storia).
      Gente che non aveva davvero un bel niente da invidiare a cinesini che al contrario continuano ad essere decantati quali guerrieri invincibili.

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    6. Sì,infatti appena ho detto che non esistono arti marziali autoctone in Italia mi è subito venuta in mente la strumpa sarda. E no, nel mio caso non sono filoisraeliana perchè amante del Krav Maga :)

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    7. Ma Spartaco non era un gladiatore?
      Ricordo la figura leggendaria di Milone di Crotone, famosissimo lottatore di pancrazio.

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  8. eh,sì. io so leggere il cirillico. Parlo anche un pò di russo. ma sempre Nimnoga!

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  9. Buongiorno a tutti.
    Ero proprio lì, a praticare "Muay Thai Tradizionale"! Mi ero andato a cercare la federazione, le palestre, gli orari e, alla fine, mi sono iscritto al corso tenuto proprio dal Maestro in persona. Avevo già frequentato altri corsi di altre discipline, nel corso del tempo, nessuna per più di qualche mese. Alla fine c'era sempre la mia condizione fisica scadente che mi faceva sentire "inadeguato". Proprio in base a queste variegate - seppur brevi, prese singolarmente - esperienze, devo confessare che l'atmosfera che si respirava in palestra era positiva, "sana" (passatemi il termine), c'era qualche tipetto sopra le righe, ma nessun praticante "alla Cobra Kai". E poi c'era il Maestro, che ti spiegava le tecniche, le chiamava con il loro nome e ci teneva che in quel modo venissero apprese e ricordate. Il Maestro, affabile, di certo non un fannullone o un esaltato, che si allenava con noi e che, al di sopra di noi, era un punto di riferimento. Benché avessi perso del peso, la mia condizione fisica rimaneva scadente, mi sentivo sempre e comunque indietro, con la mia mente carica di ricordi di film e cartoni animati, che spronava il mio corpo a fare cose che semplicemente non era in grado di fare. Eppure per me era bello anche guardare gli altri allievi più esperti, osservare rapito il turbinare di gambe e gomiti in maniera fluida e convincente. E mi dicevo "Chissà, forse fra un paio d'anni..." Le lezioni mi sembravano coerenti, si procedeva per gradi, ma... a un certo punto, dopo qualche mese, tutto cominciava ad apparire troppo simile (non parlo di ripetitività/ripetizione della tecnica ai fini della resa), non vedevo applicazioni pratiche se non con i Pao, di tradizionale - a parte l'abbigliamento - vedevo ben poco. E perché l'obbligo all'acquisto della maglietta, oltre i canonici pantaloncini? Per lavoro, non sono affatto avverso all'utilizzo di un'uniforme, ma perché essere obbligato alla (non) scelta? Perché il marchio registrato? Perché arrogarsi il diritto di insegnare qualcosa - patrimonio di una supposta "tradizione" - soltanto per averla (?) appresa da qualcun altro? Questi dubbi hanno fatto scemare il mio entusiasmo iniziale, che mi aveva portato proprio in QUELLA palestra, a QUELL'ora, con QUEL Maestro. Cominciavo a perdere di vista il valore aggiunto che mi aveva portato lì e che, benché possano esistere differenze mastodontiche fra i diversi metodi d'insegnamento e i Maestri, la "Tradizione" che mi aveva portato lì... era rimasta solo nella mia testa, con Van Damme che si cosparge di pezzi di vetro le mani avvolte nelle bende.

    AM

    P.S. - Complimenti all'autore di questo blog: il tuo modo di scrivere mi fa ammazzare dalle risate, ma, allo stesso tempo, mi fa riflettere sui tanti paradossi che si verificano nelle nostre palestre e sulle leggende metropolitane dell'immaginario collettivo. Continua così!

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