giovedì 12 maggio 2011

Perchè ho aperto gli occhi

Cosa mi ha portato dall' essere per anni un fermo sostenitore delle AMT al diventare oggi un loro "denigratore"?
Che cosa mi ha spinto ad "aprire gli occhi" e perchè ora dovrei presumere di aver capito come stanno le cose se anni fa lo pensavo delle AMT?

Raccontiamo allora la mia storiella.
Ho iniziato a praticare da bambino, chiaramente a quei tempi l' idea che avevo delle arti marziali era la stessa che hanno i mocciosi anche oggi.
Beh oddio, iniziai ben prima delle tartarughe ninja e degli odiosi bambocci volanti con i capelli gialli e lo sguardo sempre incazzato (DETESTO Dragonball in modo feroce), ma venivo ugualmente da luoghi comuni che un bambino apprende da film e cartoni animati.
Perciò le arti marziali per me dovevano essere qualcosa di più dell' "imparare a fare a botte": c' era tutto il corollario fatto di rispetto per il prossimo, saggezza orientale, colpi segreti e spiritualità.

Per anni ho praticato con in testa questa visione edulcorata del combattimento, in cui non devi mai azzardarti a provare sul serio ciò che alleni perchè potresti fare male al tuo prossimo.
Il metodo di allenamento non era in discussione: se le AMT si praticano così, con ripetizioni esasperanti degli stessi movimenti ginnici per ore, a vuoto o con compagni collaborativi, è perchè.. si fa così.
Dal momento che praticavo una vera AMT quello era il metodo di allenamento tramandato da antichi maestri fino ai giorni nostri.
Appartenevo ad un' associazione internazionale, perciò doveva essere qualcosa di serio e comprovato.
Tutte le osservazioni che faccio oggi riguardo a

- difesa personale obiettivamente realistica ed attuale
- preparazione fisica
- metodi di apprendimento efficaci
- reale valore dei gradi e del metodo di esaminazione
- applicabilità in combattimenti liberi delle tecniche studiate
- applicabilità delle tecniche contro praticanti di altre discipline
- attendibilità storica dello stile
- competenza dei maestri nella vera filosofia (o persino nella storia delle proprie origini!)

semplicemente non mi passavano per la testa.

Nessuno si metteva mai in discussione, figuriamoci instaurare un senso critico negli allievi... si fa così, punto.
"E' efficace anche se non l' ho mai visto applicare, tantomeno l' ho applicato io."
"Non serve sudare come maiali per farsi il fisico perchè questa è un' arte mortale nata per permettere ai deboli di vincere i forti: la tecnica è già più che sufficiente."
"Le cinture nere sono guerrieri sulla Via e tu devi rispettarli in quanto tuoi superiori."
"Devi prepararti agli esami per eseguire sequenze esteticamente perfette perchè questo è sinonimo di efficacia."
"Non c'è bisogno di fare sparring continuamente per provare se quello che facciamo funziona, facendo le forme il tuo corpo apprenderà meglio."
"Non c'è bisogno di confrontarsi con altri stili, noi abbiamo tutto e di più e fra dieci anni tu sarai più completo di loro che provano solo poche cose. Li batterai fra dieci anni, non preoccuparti."

Ditemi voi se con questi presupposti sia possibile parlare onestamente di abilità al combattimento... ma il bello è che non te ne rendi conto fino a che non ti metti davvero in discussione per i fatti tuoi.

Perchè allenarsi con queste idee in testa è molto più semplice, è appagante senza risultare pericoloso o darci l' idea che forse non siamo tagliati per "le botte".
Con questi metodi chiunque può effettivamente praticare le nobili e temibili AMT, che però si riducono ad una ginnastica in cui si mimano colpi micidiali senza mai provarli davvero.
Sulla carta funziona tutto, finchè si fa piano riesce tutto.
Più una tecnica lascia a bocca aperta, più è complicata e arzigogolata e maggiore sarà la sua presunta efficacia.
Tirare calci ad altezza lampadina del salotto, fare piroette carpiate seguite da combinazioni infinite di calcetti e pugnetti nell' aria diventa sinonimo di abilità speciali nel combattimento.
Ricordare a memoria venti forme o esercizi preordinati diventa sinonimo di "grande esperienza".

E allora un giorno mi sono rotto le palle: cominciai a pretendere di mettere in pratica ogni singola baggianata che mi venisse insegnata, perchè i maestri per primi non avevano mai dimostrato di saperlo fare.
A quel punto, un pò alla volta, granello dopo granello, il castello di sabbia si sgretolò rivelando le sue fondamenta basate su tante parole e pochissimi fatti.
Iniziai a farmi una cultura diversa da quella propagandistica che mi veniva propinata dai maestri e in generale da altri praticanti di AMT, per avere un nuovo punto di vista: e mi divenne chiaro che quelli veramente capaci si allenavano in altri modi, in altre cose, e con un altro spirito.
Ma soprattutto feci la cosa più semplice e banale che potessi fare: osservare, ragionare e provare.

Ho iniziato a chiedermi perchè le tecniche che studiavo con impegno da anni fossero tanto difficili da applicare contro persone libere di reagire come volessero.
Forse ero io a non essere abbastanza bravo?
Questo è quello di cui cercano di convincerti i maestroni: "se una cosa non riesce è perchè non la sai fare ancora bene, non l' hai capita, non l' hai assimilata".
Peccato che pure loro non fossero capaci di mostrarla (al massimo col solito manichino collaborativo) ma in virtù del loro status nessuno si azzardava a chiederglielo: sarebbe stata un' imperdonabile mancanza di rispetto, e si sa che nelle AMT il rispetto è tutto!

Facendo sparring libero con amici appariva evidente come il mio corpo cercasse di fare altre cose, mentre io lo ingabbiavo negli schemi che pensavo dovessero funzionare meglio.
Non mi riusciva nessuna di quelle tecniche o strategie, e quand' anche fosse lo facevano in un modo esageratamente diverso e sbrodolato, per nulla efficiente.
Mi accorgevo sempre di più che non fosse tanto il movimento a fare la differenza, piuttosto le abilità intrinseche: essere veloci, saper valutare le distanze e il timing giusto, essere determinati e convinti, saper colpire davvero forte, saper parare colpi davvero forti, e così via.
Tutte queste abilità, che facevano la differenza, non erano allenabili nei modi classici, o comunque non in modo scientifico e diretto.
Non mi sentivo veramente capace di affrontare qualcuno con la sicurezza con cui si vedono i maestroni sconfiggere quattro persone alla volta nelle dimostrazioni.
L' arte marziale non aveva nulla a che vedere con quella facciata confortante.
E quindi cominciai a praticare altre cose e a mettere in discussione quelle che, nonostante tutto, continuavo a fare.

Se oggi dico di aver aperto gli occhi, non è per gettare fango per partito preso nei confronti di qualcosa che mi è andato bene per tanto tempo.
Ma perchè mi rendo conto di riuscire a giudicare il tutto come una persona intelligente, in modo obiettivo e libero da fanatismi di parte.

Se vogliamo parlare di combattimento esiste un solo modo per verificare cosa funzioni e cosa no: provarlo.
Se vogliamo mettere in dubbio una tecnica, basta testarla, ma solo a contatto pieno e nel libero.
Una volta pensavo che tutte le arti marziali fossero buone ed efficaci a prescindere, e che la differenza la facesse solo il praticante; Oggi penso che ci siano praticanti bravi e meno bravi, ma la scelta di cosa e come allenarlo rappresenta un chiaro ed evidente gap tra chi presume di saper fare e chi invece sa fare per davvero.

17 commenti:

  1. Ciao buon giorno vorrei qualche parere su uno dei tanti video evtf. Ciao grazie http://m.youtube.com/watch?v=sDbWn3TYC6k&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3DsDbWn3TYC6k

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  2. Buongiorno Ercole, ho guardato il video e ci vedo le solite cose di cui discuto nel blog, soprattutto nel post "i maestri esaltati".
    In questo tipo di video, e in particolare nel "uin-qualcosa", si finisce sempre per guardare il maestro e non il presunto aggressore; Ma se provassimo a concentrare l' attenzione su quest' ultimo, osservando il modo e l' intenzione con cui attacca, diventa già più evidente quanto sia una scenetta inverosimile.
    Il maestro reagisce in modo violento, aggressivo e rapidissimo mentre l' aggressore non ci mette intenzione e soprattutto non tenta di reagire, alla fine sta lì a subire e basta.
    Senza contare che la distanza studiata con tanta enfasi nel "uin-qualcosa" sia falsata, una distanza che in combattimento non esiste (almeno contro chi non abbia intenzione di prenderle e basta).
    Prova a riguardare il video fissando solo l' aggressore e noterai quanto sia passivo: non appena subisce il contrattacco si blocca, quando nella realtà continuerebbe perlomeno a smanacciare e chiuderebbe la distanza.
    C' è un noto video di una "sfida" esilarante tra quello che si definiva il Vero Sifu de no' altri e un simpatico nak muay con poca esperienza, in cui si evidenzia quanto ho detto: tutti quegli smanacciamenti sono notevoli abilità... finchè quello davanti non sia Paperino.
    Non vedo nemmeno perchè esaltarsi tanto con scariche di colpi e controlli tanto complessi in un ESERCIZIO DIDATTICO come il Chi Sao, che per inciso NON E' una situazione di combattimento nemmeno accennata.
    Diavolo, uno tira pugni, non fa Chi Sao...

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  3. Ho sempre rituenuto il "uin-qualcosa" più valido di molte altre AMT, quantomeno per l' aggressività e caratteristiche come i pugni a catena che possano sorprendere l' avversario sprovveduto (anche se nella mia idea dovrebbero solo aprire la strada per colpi molto più incisivi); Però tre quarti delle cose che si vedono anche in questo video sono terni al lotto.
    Uno su tutti i famosi calci, allucinante il controllo delle braccia con il calcio al viso... fantasie.
    Come sempre questo genere di tecniche lasciano a bocca aperta e sembrano credibili finchè si provano con l' allievo accondiscendente o con il Paperino di turno, ragion per cui ribadisco che le AMT abbiano la loro dignità ed applicabilità entro il limite di avversari poco o per nulla esperti.
    La vera capacità si misura con avversari reali ed altrettanto esperti, solo ed esclusivamente a contatto pieno: insomma, bisogna dimostrare di saperle dare, E CON QUELLO CHE SI STUDIA, in situazioni autentiche.
    Le possibilità ci sono, persino senza scomodare gli sport... ma nessuno di questi maestri che si metta mai in discussione.
    Loro sono TUTTI delle macchine da guerra... nel loro piccolo stagno.

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  4. "Dragonball" però una cosa realistica ce l'ha: Mister Satan ! Di cazzari idolatrati il mondo delle "AMT" è infatti pieno ...

    ------------------------------
    David

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  5. Ciao,ma ora continui a praticare?

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  6. Ciao,io per problemi al ginocchio,anni fa dovetti smettere Karate,ora ho fatto per due anni Tai Chi,ma io bisogno di fare pratica con i miei compagni e non forma,non so cosa fare...
    Cambiare palestra,o smettere del tutto.

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    1. Non so quanto siano gravi i problemi al ginocchio, ma una chance al brasilian jiujitsu la darei, se non esageri puoi lottare senza sollecitare troppo l' articolazione.
      Gli stili in piedi creano magari più problemi per via del footwork, poi ovvio che il tipo di infortunio cambia molto le cose.
      Anche migliorare la forma fisica in generale aiuta a gestire meglio questo tipo di problemi.

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  7. avevo la rotula che ballava e quindi mi ha consumato tantissimo la cartilagine.Ogni volta che cammino anche per 20 minuti,mi da fastidio.
    Tre anni fa,avevo delle fitte pazzesche,ho fatto fisioterapia,nuoto,bici,ora ho perso 15 kg,non vorrei passare tutta la vita dagli ortopedici.
    Si,il brasiliano jujitsu è tosto,ma io appena ogni tanto esagero sento crac.
    A me piacerebbe riprendere Kung fu shaolin,ma sia sempre li.

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  8. Tu pratichi brasilian jiujitsu?

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    1. http://delusionimarzialimiste.blogspot.it/2015/11/facciamo-di-nuovo-il-punto.html

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  9. Penso che per le mie ginocchia,il tai chi sia meglio.Cercherò dove fanno più pratica.
    Tra ieri e oggi ho letto tutti gli articoli del 2011,scusami se ho risposto troppo in qualche articolo.
    Non è detto che dopo aver letto tutti i tuoi articoli,possa cambiare idea e trovare qualcosa di diverso per le mie ginocchia.
    Tu praticavi Karatre?

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  10. In alternativa al Bjj,che cosa mi consiglieresti?

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    1. La verità è che non posso consigliarti qualcosa in particolare, io sono un sostenitore della pratica prima di tutto perchè ci fa star bene, per quello che si fa, per come lo si fa, nel gruppo in cui lo si fa;
      Lo stile in questo caso conta poco.
      Capisco che quando si hanno impedimenti dovuti ad infortuni vari sia necessaria una scelta, ma a quel punto io guarderei anche ad altre attività.
      E sia ben chiaro, anche alle AMT più astruse, se questo ci fa star bene e siamo consapevoli delle considerazioni di cui parlo.
      Gli sport da combattimento sono attività dure, in cui è necessaria una buona forma fisica per reggere sul lungo periodo, esattamente come altre attività (non è per intenderci una questione di machismo, come ad alcuni piace credere).
      Ma se proprio devo spararne una io guarderei ancora al jujutsu giapponese, stile che non richiede eccessiva fisicità e mantiene ugualmente uno studio abbastanza logico.
      Poi va beh non si fa sparring, ma quello lo puoi anche organizzare da solo coi compagni... insomma un modo per picchiarsi lo si trova sempre.

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  11. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  12. E sia ben chiaro, anche alle AMT più astruse, se questo ci fa star bene e siamo consapevoli delle considerazioni di cui parlo."
    Fare tai chi rientra in questo discorso? Io non vorrei ancora rovinare di più le ginocchia.Tu,giustamente,mi potresti dire di fare nuoto o ginnastica,però come dici"o sono un sostenitore della pratica prima di tutto perchè ci fa star bene, per quello che si fa, per come lo si fa, nel gruppo in cui lo si fa;
    per me questo è fondamentale,e poi sono amante delle arti marziali,ed io ora l'unica soluzione la vedo nelle arti interne.Magari mi sbaglierò,ma la crescita è fatta di queste tappe.

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  13. Mi sa tanto che per mia ginocchia,visto che non ho più 20 anni,forse è meglio il tai chi.Non vorrei finire su una carrozzella.

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